Restano in vigore le sanzioni contro l’ex presidente Bashar al-Assad, i suoi collaboratori, familiari e funzionari accusati di crimini contro i diritti umani, traffico di droga e coinvolgimento nel programma di armi chimiche
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato lunedì un ordine esecutivo che pone fine a molte delle sanzioni economiche imposte alla Siria. Il provvedimento segue la promessa fatta dal presidente al leader ad interim siriano Ahmed al-Sharaa durante il loro incontro a Riad lo scorso maggio.
La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha dichiarato che l’ordine è stato concepito per “promuovere e sostenere il percorso del Paese verso la stabilità e la pace”.
L’obiettivo è “porre fine all’isolamento della Siria dal sistema finanziario internazionale, aprendo la strada al commercio globale e stimolando investimenti da parte dei Paesi vicini e degli Stati Uniti”, ha spiegato Brad Smith, sottosegretario al Tesoro per il terrorismo e l’intelligence finanziaria.
A maggio, Washington aveva già concesso alla Siria ampie esenzioni, come primo passo verso l’eliminazione delle sanzioni che da mezzo secolo pesano su un Paese sconvolto da 13 anni di guerra civile.
L’ordine firmato lunedì revoca anche la dichiarazione di emergenza nazionale contenuta in un ordine esecutivo dell’ex presidente George W. Bush, legato all’occupazione siriana del Libano e al sospetto sviluppo di armi di distruzione di massa. Sono stati inoltre annullati altri cinque ordini esecutivi relativi alla Siria.
Tuttavia, restano in vigore le sanzioni contro l’ex presidente Bashar al-Assad, i suoi collaboratori, familiari e funzionari accusati di crimini contro i diritti umani, traffico di droga e coinvolgimento nel programma di armi chimiche.
Non vengono toccate nemmeno le sanzioni legislative del Congresso statunitense, tra cui quelle del Caesar Act, che colpiscono chiunque fornisca sostegno a esercito, intelligence o istituzioni sospette siriane. L’amministrazione Trump ha concesso alcune deroghe temporanee, ma la revoca definitiva richiederebbe un atto del Congresso.
Rimangono infine in vigore le sanzioni contro gruppi terroristici e i produttori e trafficanti del Captagon, una potente anfetamina al centro del mercato illegale in Medio Oriente, da cui membri del regime di Assad avrebbero tratto profitto.
L’incontro tra Trump e al-Sharaa si è svolto a maggio a Riad, durante un tour del presidente americano in tre Paesi del Medio Oriente. Il presidente degli Stati Uniti aveva annunciato l’intenzione di revocare le sanzioni e valutare la possibilità di normalizzare i rapporti con la Siria - un netto cambio di rotta nella politica estera americana.
“Un’altra promessa fatta e mantenuta”, ha dichiarato Leavitt lunedì.
Dopo l’annuncio di Trump, anche l’Unione europea e il Regno Unito hanno seguito l’esempio, con Bruxelles che ha revocato quasi tutte le sanzioni rimaste verso la Siria.
Nonostante l’apertura diplomatica, restano in vigore alcune misure: la Siria è ancora ufficialmente designata dagli Stati Uniti come “Stato sponsor del terrorismo”, e Hayat Tahrir al-Sham (Hts) - il gruppo guidato da al-Sharaa - è considerato un’organizzazione terroristica straniera. Secondo fonti del Dipartimento di Stato, queste designazioni sono attualmente oggetto di revisione.