Il nucleare russo arriva in Ungheria. Via libera ai reattori firmati Rosatom

Vladimir Putin, presidente Russo, e Viktor Orbán, primo ministro ungherese
Vladimir Putin, presidente Russo, e Viktor Orbán, primo ministro ungherese Diritti d'autore AP Photo
Di Samuele Damilano
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Il governo ungherese ha dato il via libera alla costruzione di due reattori nucleari nella centrale di Paks, a 100 km da Budapest. Stringendo ancora di più il legame con Mosca

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Semaforo verde al nucleare russo in Ungheria. Le autorità competenti del Paese guidato da Viktor Orbán hanno annunciato che la costruzione di due reattori nucleari ad opera dell'agenzia statale russa per il nucleare, Rosatom, per un valore di 12,5 miliardi di euro, inizierà nelle prossime settimane. 

"Per un futuro più sicuro per il Paese"

Non c'è guerra che tenga. Ai quattro reattori già presenti nella centrale nucleare di Paks, circa 100 chilometri a sud di Budapest, se ne aggiungeranno altri due che, secondo le stime del governo ungherese, dovrebbero raddoppiarne la produzione.

Costruita nel 1980, la centrale di Paks è l'unica nel Paese, cui fornisce il 40% di elettricità. Secondo il ministro degli esteri magiaro, Péter Szijjártó, i due nuovi reattori dovrebbero entrare in funzione nel 2030. 

"È ora più chiaro che mai che i Paesi che dispongono di energia nucleare e di centrali nucleari possono sentirsi più sicuri in termini di approvvigionamento energetico", ha affermato Szijjártó su Facebook.

"Maggiore è la capacità energetica nucleare di un Paese, più sicuro sarà il suo futuro". 

I legami con il Cremlino

Il progetto verrà finanziato per 10 miliardi da Rosatom, e per i restanti 2.5 dall'Ungheria. 

In molti vedono quest'accordo come un'ulteriore prova degli stretti legami tra il premier ungherese ultranazionalista, Viktor Orbán, e il presidente russo, vladimir Putin. 

Dallo scoppio della guerra, l'Ungheria è stato il Paese che più di tutti si è dimostrato riluttante all'applicazione di sanzioni nei confronti di Mosca. Ottenendo, in cambio del suo imprescindibile voto per il via libera al sesto pacchetto, un'esenzione dall'embargo sul petrolio russo. 

Budapest dipende per l**'85% dai rifornimenti di gas di Mosca**, e l'invasione dell'Ucraina non sembra aver scalfito più di tanto i legami economici tra i due Paesi. 

Al contrario, secondo quanto riportato da un ufficiale di stato ungherese al The Guardian, l'azienda statale russa per il gas, Gazprom, dalla fine di agosto dovrebbe aumentare di 2.6 milioni di metri cubi al giorno il volume di gas che transita nel gasdotto TurkStream. 

L'Ungheria pesce fuor d'acqua nell'Ue?

Un'ulteriore prova del progressivo disallineamento tra gli interessi ungheresi e quelli dell'Unione europea. Interessi che erano forse il collante principale del Paese magiaro all'interno della comunità, di cui non condivide i principi dello stato di diritto, e per questo è stata soggetta a un procedimento di infrazione. 

Inoltre, si è vista condizionare l'erogazione dei fondi del Recovery Plan al rispetto, tra le tante cose, dei principi di pluralità e delle minoranze, allalotta alla corruzione, alla mancanza di trasparenza. 

Provvedimenti più drastici non sembrano tuttavia possibili, se due Paesi, Ungheria e Polonia, che non rispettano lo stato di diritto, si spalleggiano a vicenda. 

"La situazione attuale, in cui lo stato di diritto è stato smantellato in due stati nello stesso momento, ci ha condotti a un vicolo cieco", diceva un paio di anni fa su EuObserver Tom Theuns, che insegna Politiche europee all’università di Leiden, nei Paesi Bassi. 

Due anni e una guerra più tardi, le cose non sono cambiate.

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