Il Pakistan si prepara a un nuovo esodo del popolo afghano

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Di Anelise Borges
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Consigliere per la sicurezza nazionale pachistano: "Oggi ospitiamo più di 4 milioni di rifugiati, mentre nei Paesi occidentali si discute per cinque rifugiati in più"

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Mohammed Ameen è appena arrivato in Pakistan. E' fuggito dai talebani, che hanno conquistato la sua città natale, Mazar-i-Sharif, prima di entrare a Kabul, in Afghanistan.

"Quando i talebani sono entrati a Kabul, la gente ha avuto paura e si è precipitata all'aeroporto", racconta Mohammed. "La situazione era caotica. La gente era in panico. Pensavano che potesse accadere loro qualsiasi cosa. Tutti cercavano di salire sugli aerei, cercavano anche di arrampicarsi sulle ali degli aerei. Molti sono caduti. Erano molto spaventati".

Mohammed non ha avuto altra scelta che lasciare il Paese via terra. Sostiene che molti altri seguiranno i suoi passi una volta che gli Stati Uniti termineranno le operazioni di evacuzione all'aeroporto di Kabul. La data termine è quella del 31 agosto, questo martedì. 

L'esodo di migliaia di sfollati afghani rischia di far salire le tensioni nella regione. Per il momento i numeri dell'esodo sono contenuti e la situazione è sotto controllo. Tuttavia, il Pakistan sostiene che la comunità internazionale dovrebbe fare di più per sostenere il Paese che ha già sopportato il peso di oltre 40 anni di conflitto oltre confine.

Il consigliere per la sicurezza nazionale del Pakistan, Moeed Yusuf, sostiene che - Afghanistan a parte - nessun altro Paese ha sofferto tanto a causa della guerra: "In Pakistan ci sono state più di 80.000 vittime dopo l'11 settembre, nonostante la guerra fosse in un Paese confinante", racconta ai nostri microfoni. "Il Pakistan ha avuto danni economici per oltre 150 miliardi di dollari. Oggi ospitiamo più di 4 milioni di rifugiati, mentre nei Paesi occidentali si discute per cinque rifugiati in più".

Per Yusuf negoziare con i talebani è l'unico modo di garantire all'Afghanistan una pace duratura. "Il mondo deve impegnarsi e parlare con loro", ci dice. "Quello che so è che le loro dichiarazioni iniziali, i primi colloqui con i Paesi occidentali, mostrano chiaramente che non vogliono tornare agli anni '90".

Ad Islamabad, però, in molti sono convinti che sia impossibile dimenticare il precedente dominio dei talebani o fidarsi di loro. "Dicono di non provare animosità verso nessuno, ma questa è una bugia", confida uno sfollato afghano, Syed. "Di giorno dicono questo, ma di notte vanno nelle case delle persone, le catturano. E dopo due o tre giorni le uccidono. Hanno catturato tutti i membri della mia famiglia e li hanno uccisi, solo perché io lavoravo con l'ex presidente Ashraf Ghani".

Syed è rimasto solo. Dopo la sua fuga, ha trovato lavoro in un ristorante di Islamabad. Non nutre alcuna speranza di poter tornare in Afghanistan. Ci confessa che, dopo aver perso i suoi genitori e 5 fratelli, ora ha perso per sempre anche il suo Paese.

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