Che cos'è la sharia? E come sarà applicata dai talebani in Afghanistan?

Studentesse in una scuola di Herat, 17 agosto 2021
Studentesse in una scuola di Herat, 17 agosto 2021 Diritti d'autore AREF KARIMI/AFP or licensors
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Di Luca Santocchia
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La legge coranica, le cui fonti primarie sono il Corano e la Sunna, non si basa su norme codificate e uguali in tutto il mondo musulmano. Così la sua effettiva applicazione varia a seconda del paese

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Nella prima conferenza stampa dopo il loro ritorno al potere in Afghanistan i talebani hanno detto che governeranno il paese secondo una rigida interpretazione della sharia, la legge islamica. Un portavoce del gruppo ha spiegato che questioni come i diritti delle donne e la libertà di stampa saranno rispettati "nel quadro della legge islamica", anche se non ha detto in che modo.

Quando erano al potere negli anni '90 i talebani si erano distinti per l'imposizione di rigide limitazioni alle libertà individuali, in particolare nei confronti delle donne, e introducendo punizioni come le esecuzioni pubbliche di assassini e adulteri.

Quella del gruppo fondamentalista è però solo una delle molteplici interpretazioni della sharia, il cui significato letterale è "strada battuta". Si tratta di un insieme di pratiche di vita, usi, regole religiose e morali dedotte da due fonti principali: il Corano e la Sunna, l'insieme di atti e comportamenti del profeta Maometto raccolti nel corso dei secoli. Non si tratta quindi di un testo scritto e codificato. "La sharia non è un blocco unico, monolitico, che viene riproposto in maniera atemporale e statica", dice Nicola Fiorita, studioso di diritto ecclesiastico.

La sharia costituisce anche la base da cui partono i giuristi (fuqawa) per elaborarare leggi e disposizioni che formano il fiqh, la giurisprudenza islamica. Quando si parla di diritto penale islamico, quindi, è più corretto parlare di fiqh che di sharia, di cui il primo è una derivazione. È importante sottolineare come solo una minima parte dei versetti del Corano contenga obblighi precisi di natura giuridica. Il resto del diritto islamico si basa su interpretazioni di studiosi e giuristi, che possono variare a seconda della tradizione di riferimento e della regione.

"L'idea che la legge divina sia sottratta all'interpretazione dell'uomo è un mito - dice Fiorita -. In realtà l'Islam ammette molte varianti del diritto islamico - le quattro scuole ufficiali sunnite, le varie scuole sciite - che in alcuni casi si fondano addirittura su patrimonio scritto differente: gli sciiti, ad esempio, non riconoscono la Sunna. Queste differenze si frantumano in mille ulteriori declinazioni del diritto islamico nel momento in cui gli stati moderni recepiscono e filtrano al proprio interno il diritto sacro. Quindi si può dire che non esistano mai due legislazioni statali uguali, anche se magari utilizzano le stesse versioni del diritto islamico".

Cosa succederà in Afghanistan dopo il ritorno dei talebani?

Prima dell'avvento dei talebani l'Islam in Afghanistan era stato tollerante nei confronti delle altre religioni e degli stili di vita moderni. "Prima del 1992 gli indù, i sikh e gli ebrei rivestivano un ruolo importante nell'economia afghana - dice Paolo Iafrate, avvocato e docente specializzato in diritto musulmano - ma la guerra civile ha minato alle radici tale tolleranza danneggiando irreparabilmente l'anima nazionale e religiosa del paese".

"Prima dei Talebani l’estremismo islamico non aveva mai prosperato in Afghanistan - sottolinea Iafrate -. Con il loro avvento l'Islam, da sempre fattore unificante, ne rappresentò uno di frammentazione per la prima volta nella storia del paese. L'attività normativa nel periodo talebano fu di fatto sottomessa agli interventi del mullah Omar, la cui autorità risiedeva nella forza militare. Sono note alcune disposizioni del regime talebano: il divieto di giocare, di cantare, di ascoltare musica, di far volare gli aquiloni, la chiusura dei cinema e dei teatri. A livello locale i talebani operarono diverse interferenze nella pratica giudiziaria, forzando le corti a fungere da supporto al regime". 

In questi giorni si è parlato molto della condizione delle donne nel paese. Sono molteplici le testimonianze di donne preoccupate per il loro futuro nell'Afghanistan di nuovo sotto il controllo dei talebani. "Le politiche di discriminazione sistematica hanno gravemente minato la salute e il benessere della popolazione femminile nel paese - dice Iafrate -. Dopo aver preso il controllo di Kabul nel settembre 1996, le milizie talebane emanarono decreti che prevedevano il divieto per la popolazione femminile di lavorare al di fuori delle mura domestiche, di uscire senza essere accompagnate da un parente maschio o di frequentare la scuola".

Una discriminazione che ha avuto conseguenze anche nel campo dell'istruzione e della sanità. "Nella società afghana - continua Iafrate - il ruolo d'insegnante era quasi sempre stato ricoperto dalle donne. Ecco perché con l'abbandono obbligato del lavoro la situazione scolastica di ragazzi e ragazze precipitò".

Le norme imposte dai Talebani determinarono un effetto molto profondo anche sulla salute mentale della popolazione femminile. Secondo le stime di Oms, Unicef, Medici Senza Frontiere e Physician for Human Rights un numero elevato di donne in Afghanistan, in particolar modo a Kabul, soffriva di depressione, disturbi nevrotici e altre forme gravi di patologie psichiatriche come schizofrenia e psicosi.

"Da qualche decennio l'islam in Afghanistan ha subito una torsione  rigorista, misogina e patriarcale, anche a causa della forte influenza del Pakistan - dice Fiorita -. Tutto lascia presumere che i talebani riproporranno questa versione del diritto islamico. Lotta intransigente alla blasfemia, controllo del corpo, della sessualità e della libertà delle donne, restrizione massima della libertà religiosa: saranno questi i capisaldi del diritto afghano prossimo venturo, anche grazie alla loro capacità simbolica e mediatica, condizione che nemmeno l'Islam più oscurantista ha mai sottovalutato".

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