Atleta bielorussia rifugiatasi nell'ambasciata polacca: "Mi preoccupa la mia sicurezza"

Access to the comments Commenti
Di Cinzia Rizzi  Agenzie:  AP
 Krystsina Tsimanouskaya in uno screenshot della sua intervista con AP
Krystsina Tsimanouskaya in uno screenshot della sua intervista con AP   -  Diritti d'autore  Daniel Kozin/Copyright 2021 The Associated Press. All rights reserved

È preoccupata per la sua sicurezza più che per i risultati sportivi Krystsina Tsimanouskaya, velocista bielorussa, rifugiatasi nell'ambasciata polacca in Giappone. La 24enne, impegnata ai Giochi, ha ottenuto un visto umanitario dalla Polonia, dopo aver denunciato il tentativo da parte delle autorità bielorusse di rimpatriarla, scortandola all'aeroporto di Tokyo.

"L'hanno detto chiaro e tondo che al mio ritorno a casa avrei sicuramente subito qualche forma di punizione e che se mi fossi rifiutata di tornare a casa e avessi corso nei 200m, sarei stata cacciata dalla nazionale", dichiara Tsimanouskaya in una intervista con l'agenzia di stampa AP. "Ci sono state anche velate allusioni sul fatto che dovessi aspettarmi anche peggio".

La giovane in precedenza aveva criticato apertamente sui social la sua federazione nazionale, che l'aveva ritirata dalla gara per i 200 metri e le aveva imposto la partecipazione alla staffetta 4x400 - per la quale non si era allenata - dato che altre atlete non avevano completato i test antidoping necessari per gareggiare. "Vorrei davvero continuare la mia carriera sportiva, perché ho solo 24 anni e volevo partecipare ad almeno altre due olimpiadi", prosegue la sprinter. "Ma al momento mi preoccupa solo la mia sicurezza".

Anche il marito dell'atleta, Arseniy Zdanevich, ha deciso di lasciare la Bielorussia. "Ho preso la decisione di andarmene senza pensarci due volte", ha dichiarato l'uomo, che attualmente si trova in Ucraina.

+Il Ministero degli Esteri è in contatto con Arseniy Zdanevich, marito della velocista bielorussa Tsimanovskaya+, si legge nel tweet del capo della diplomazia ucraina, Dmytro Kuleba. "Siamo pronti a fornire l'aiuto necessario durante il suo soggiorno in Ucraina e a farlo sentire al sicuro nonostante le notizie scioccanti. Auguro a lui e a sua moglie di superare con successo questi tempi difficili".

Negli ultimi mesi anche altri atleti bielorussi si sono rivolti al Comitato Olimpico Internazionale (Cio), dopo aver subito intimidazioni, in seguito alle manifestazioni di massa contro l'autoritario presidente Aleksander Lukashenko.