L'Oxfam denuncia uno squilibrio inaccettabile e chiede che si corra ai ripari. Il divario tra aree ricche e povere del mondo soprattutto in caso di pandemia deve essere superato
Tutti per uno e uno per tutti. Il detto non vale per il mercato e le sue leggi, neppure nel caso di distribuzione di vaccini per far fronte alla pandemia.
Prevale il ciascuno per sé come denuncia vigorosamente l'Oxfam, in un rapporto che l'Ong ha appena pubblicato sottolinea il fatto che i Paesi più ricchi del pianeta si sono già accaparrati più del 51% delle future dosi che i grandi laboratori del mondo dovrebbero produrre e distribuire.
5,3 miliardi di dosi già ordinate
La lista dei Paesi non è così lunga: Stati Uniti, Unione europea, Regno Unito e in Europa ancora Svizzera, Israele, Giappone, Hong Kong e Australia. Stando all'Oxfam hanno siglato contratti per aggiudicarsi circa 5,3 miliardi di vaccini da 5 fabbricanti che ormai sono alla fase 3 dei test di di laboratorio.
Robert Silverman, dell'Oxfam, formula in modo semplice il problema, "l'accesso al vaccino non deve dipendere dal luogo dove abitiamo o dai quattrini che si hanno".
** Prima gli americani**
Questa sorta di nazionalismo americano, come potrebbe essere ribattezzato irrita molti espeti di sanità nel mondo intero, sanno in anticipo quanto sarà complicato in alcune parti del mondo avere il vaccino. Soprattutto in una prima fase.
Un sistema solidale internazionale, che verrà chiamato Covax World Vaccine Service, verrà messo in moto per far fronte a questa disparità..
L'Organizzazione mondiale della sanità sostiene l'iniziativa, così come l'Unione europea, nell'ottica di voler offrire ad ogni Paese, in particolare a quelli in via di sviluppo, la possibilità di vaccinare almeno il 20% della sua popolazione. Ma gli Stati Uniti hanno boicottato apertamente questo servizio, che sconta un'importante mancanza di fondi.