Le mascherine sono un rischio per la salute? Le fake news da "smascherare"

Mascherina, sì o no? Il dibattito su quando e dove il dispositivo di protezione individuale debba essere obbligatorio tiene ancora banco, oggi più che mai, in quest'estate nella quale tutti vorrebbero tornare alla normalità, ma le cifre dicono piuttosto "state all'erta!".
In Lombardia l’obbligo della mascherina - nei luoghi chiusi, ma anche in quelli all’aperto dove non è garantito il distanziamento sociale - è stato prorogato fino al prossimo 10 settembre, dall’ordinanza firmata dal Governatore Attilio Fontana. Nel resto d'Italia, si attende il nuovo Dpcm sulle misure anti-Covid, che dovrebbe arrivare a breve e che potrebbe - il condizionale è d'obbligo - prorogare fino al 31 agosto l'imposizione delle mascherine di protezione personale.
Sull'efficacia della mascherina nella lotta contro il coronavirus, ormai non ci sono più dubbi: meglio averla, piuttosto che non averla.
Per il dottor Alberto Torres, professore di Medicina all'Università di Murcia, è chiaro: "Il problema principale delle mascherine è che non vengono indossate", dichiara a Euronews. Torres sostiene che molte volte la indossiamo all'aperto, ma la trascuriamo in ambienti familiari o in spazi chiusi, dove il suo uso è più importante, perché è più difficile rispettare il distanziamento sociale.
Il dibattito è acceso sui possibili rischi - provocati da un uso eccessivo di questo dpi - e di conseguenza sul "è meglio indossarla oppure no?".
L'effetto Peltzman
Il primo argomento a favore dei detrattori è il cosiddetto effetto Peltzman, secondo il quale - in questo specifico caso - l'uso diffuso delle mascherine può indurre chi le indossa a trascurare altre misure di sicurezza, come il distanziamento sociale, piuttosto che l'igiene delle mani.
Un recente studio, condotto presso l'Università Humbolt di Berlino, risponde a una domanda ben precisa: l'imposizione delle mascherine fa sì che la distanza di sicurezza non venga mantenuta? Secondo la pubblicazione, "i soggetti che indossano le mascherine non mantengono una distanza di sicurezza minore e l'obbligo di indossarla non cambia le cose". Gli autori hanno effettuato circa 500 test in coda fuori dai negozi, prima e dopo l'imposizione della mascherina e, in entrambi i casi, è stata mantenuta la distanza di sicurezza tra le persone.
Sebbene non conclusivo, lo studio fornisce una guida per confutare questo potenziale aumento del comportamento a rischio. Tuttavia, l'Organizzazione Mondiale della Sanità mette in guardia da un possibile "falso senso di sicurezza, che può portare a un'adesione meno rigorosa ad altre misure preventive essenziali, come la distanza fisica e l'igiene delle mani".
"Maskne"
Un problema osservato, dopo aver portato per molte ore la mascherina davanti a bocca e naso o per averlo fatto nelle giornate più calde, è la cosiddetta dermatite da attrito. Tanto che sui social network si parla già di "Maskne" (dall'inglese "mask" e "acne"), per riferirsi a questo problema della pelle.
L'Oms non ha mai nascosto il problema, avvertendo la popolazione attraverso un rapporto pubblicato a giugno, nel quale si confermava "la possibile comparsa di lesioni cutanee sul viso, dermatiti irritative o peggioramento dell'acne, quando le mascherine vengono indossate per molte ore".
La dottoressa Paloma Borregón, dermatologa e membro dell'Accademia Spagnola di Dermatologia e Venereologia, spiega che "i brufoli possono apparire, a causa dell'occlusione mantenuta e dell'umidità costante nella zona". Borregón dice che è possibile che le ferite appaiano a causa di sfregamenti o "eczemi, in pazienti con pelle atopica".
La dermatologa assicura che la malattia più frequente i questi casi è l'acne, che "deve essere trattata come una normale forma di acne, lavando il viso due volte al giorno e applicando creme specifiche". Il medico assicura che questo tipo di acne può essere evitato con l'uso di creme idratanti senza oli e cambiando la mascherina frequentemente, nel caso in cui sudiamo molto, per evitare che si inumidisca. Inoltre, spiega Borregón, come per l'acne normale, "è importante consultare il proprio medico, per evitare cicatrici".
Uso improprio
Lo stesso rapporto dell'Oms citato qui sopra avverte sulle conseguenze che possono derivare dall'uso improprio delle mascherine, come "la contaminazione da parte dell'utente stesso, a seguito della manipolazione con mani contaminate", o "la possibilità di contaminazione, che può verificarsi se l'utente non cambia una mascherina bagnata, sporca o danneggiata".
La trasmissione per contatto è tuttavia improbabile per la dottoressa Torres, che ritiene che "la via di trasmissione per contatto non sia molto rilevante. Mi sembra improbabile che ci contaminiamo toccando la mascherina", conclude.
Le fake news da smascherare
L'agenzia di stampa AFP, in merito alle notizie che circolano in rete sulla pericolosità o meno delle mascherine, ha voluto smascherare le fake news.
Le mascherine non sono una "fabbrica di virus"
Un recente studio, pubblicato sulla rivista scientifica della Royal Society nel Regno Unito, attesta l'efficacia delle mascherine nel ridurre la proiezione dei cosiddetti droplets (le goccioline respiratorie). Jonathan Karn - professore di microbiologia alla Case Western Reserve University in Ohio, che ha studiato la diffusione dei virus nel sistema nervoso - afferma che è totalemente "falso affermare che il virus rimanga intrappolato nella mascherina", che diventa essa stessa una "fabbrica di virus".
"Se qualcuno è già infetto, allora il virus avrà probabilmente già colpito i tessuti esposti nel naso, nella gola e nella bocca e si diffonderà attraverso il contatto da cellula a cellula, piuttosto che attraverso la respirazione di goccioline", spiega.
Non è documentato un aumento del rischio di avvelenamento da CO2
Vinita Dubey, medico presso la Toronto Public Health Agency in Canada, spiega che è altamente improbabile, che una mascherina di stoffa indossata correttamente possa portare allo svenimento, come hanno suggerito in molti sui social e non solo.
"Generalmente, una mascherina di stoffa non comprime completamente il viso", dichiara. "L'aria può ancora circolare intorno alla mascherina e attraverso i suoi fori". L'uso prolungato della mascherina protettiva, compresa la FFP2, non è stato collegato a casi di avvelenamento da anidride carbonica in persone sane. "Se la CO2 si accumula nella mascherina, lo fa in piccole quantità, che sono tollerabili", ha detto.
"Una mascherina è un circuito chiuso", spiega ad AFP il dottor Shane Shapera, direttore del programma sulle malattie polmonari dell'ospedale pubblico di Toronto. "Quasi tutta l'aria espirata fuoriesce, in modo da non respirare la propria CO2". In alcuni casi, "gli individui possono sentire disagio quando la indossano. L'ansia può portare all'iperventilazione, che a sua volta può causare un calo dei livelli di CO2, mal di testa e vertigini", giustifica Vinita Dubey. Ma si tratta appunto di una sensazione di disagio, diversa da situazioni gravi come l'ipossia o l'ipercapnia.
Contattato dall'AFP, il dottor Emilio Herrera, professore di fisiopatologia ed esperto di ipossia all'Università del Cile a Santiago, esclude la possibilità che le mascherine protettive possano portare a una mancanza di ossigeno, che possa scatenare l'ipossia: "Non possono generare ipossia. Perché ciò avvenga, la mascherina dovrebbe essere legata 'ermeticamente' alla nostra pelle".
Il medico ha aggiunto che le mascherine protettive utilizzate contro il nuovo coronavirus permettono il ricambio d'aria e che l'anidride carbonica non si accumula nello spazio tra la mascherina e il viso.