Covid-19, i "super diffusori" responsabili della metà dei contagi nel mondo

Juan Karita - Copyright 2020 The Associated Press.
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Di Laura Llach
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Uno studio spagnolo conclude che tra un terzo e la metà di tutti i contagi registrati nel mondo è dovuto alla figura del "super diffusore". Non solo: indica che il virus è certamente di origine animale.

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Un gruppo di scienziati spagnoli è riuscito a isolare "l'albero genealogico" del SARS-CoV-2, scoprendo come il ceppo del virus spagnolo sia diverso rispetto a quello di altri Paesi europei, e che il contagio sia stato provocato da pochi "super diffusori".

Unendo l'esperienza di infettivomica e quella della genetica delle popolazioni, il team di ricerca ha cercato di stabilire da dove sia arrivato il virus e come si sia evoluto in Spagna e nel mondo. Per farlo, sono stati analizzati quasi 5mila genomi di coronavirus in tutto il mondo.

A guidare lo studio è stato Federico Martinón, primario di pediatria dell'Ospedale Universitario di Santiago. Con lui Antonio Salas, genetista della Scuola di Medicina dell'Università di Santiago.

Martinón indica come, dalla ricerca, sia emersa inaspettatamente la figura del supercontagiador, del super diffusore. "Dei quasi 5mila casi analizzati, potremmo spiegare l'albero genealogico del virus con una dozzina di essi. E in questo il super diffusore gioca un ruolo fondamentale".

"Se in media una persona infetta può infettare due o tre persone, un super diffusore può infettare decine di persone. Si potrebbe dire che è come un padre che ha molti figli", ha detto il medico a Euronews.

Dei quasi 5mila casi analizzati, potremmo spiegare l'albero genealogico del virus con una dozzina di essi.
Frederick Martinon
Primario di pediatria all'Ospedale Universitario di Santiago

Lo studio conclude che un numero compreso tra un terzo e la metà di tutti i contagi registrate nel mondo è dovuto a questa figura. Persone di cui si era ipotizzato l'esistenza ma, finora, ancora senza prove.

Il profilo dei super diffusori

Le caratteristiche esatte di questo super portatore di virus non si conoscono, ma le prime indicazioni vanno a sostegno della tesi che si tratti di qualcuno che non mostra sintomi gravi - dato che per infettare così tante persone avrebbe bisogno di relazionarsi con tutte loro. 

Potrebbe essere un ospite con un'elevata carica virale e che vanterebbe un lungo periodo di incubazione, tra le due settimane e i 24 giorni.  L'aumento delle secrezioni respiratorie o la mobilità da e verso i luoghi a rischio sono altri fattori da tenere in conto. 

Stabilire l'esatto profilo del super diffusore, secondo Martinón, potrebbe essere l'oggetto di un prossimo studio.

Il ceppo virale spagnolo diverso da quello del resto d'Europa

La seconda grande scoperta dello studio riguarda l'origine del ceppo predominante in Spagna. 

"Nella classificazione delle famiglie e sottofamiglie del virus, quella spagnola è diversa dal resto d'Europa. Attraverso l'albero genealogico abbiamo rilevato che il ceppo che vive nel Paese è asiatico, quindi non proviene da altri Stati europei. Non possiamo stabilire se questo particolare ceppo sia più o meno grave di altri", assicura Martinón.

Lo studio disegna due importanti lignaggi asiatici del SARS-CoV-2, che ha ucciso finora oltre 27mila spagnoli.

L'A2a ha avuto una maggiore espansione al di fuori della Cina, caratteristica che lo differenzia da B3a, il secondo tipo. Facendo il confronto con gli altri Paesi europei, colpisce secondo gli autori dello studio questa variazione tutta spagnola. 

Inoltre, è stato confermato che, finora, il virus abbia avuto poca variabilità genetica. "I ceppi analizzati sono simili al 99%, il che indica che nella sua espansione non si sia evoluto molto", aggiunge il medico. 

Si tratta di una notizia molto importante nella corsa alla ricerca di un vaccino.

L'origine del coronavirus è animale

L'ultima scoperta di questo gruppo di ricercatori riguarda l'origine del coronavirus: addio ad ogni cospirazione che lo associa ad un laboratorio, è sicuramente di origine animale. 

C'è infatti una somiglianza superiore al 96% tra il genoma del SARS- CoV-2 e il genoma del coronavirus dei pipistrelli. "Questo indica che l'origine è animale e, più specificamente, è all'interno della famiglia dei pipistrelli", sintetizza il medico.

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