Spagna: minacce contro medici e infermieri

Spagna: minacce contro medici e infermieri
Diritti d'autore Manu Fernandez/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved.
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Di Alberto De FilippisEuronews
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Sono considerati da alcuni nuovi untori. Il personale medico racconta.

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Gli applausi dai balconi all'indirizzo di medici e infermieri che si battono in prima linea contro il coronavirus sono ormai diventati una consuetudine che si ripete. In fondo applaudire non costa nulla e offre spesso un sollievo e l'impressione di essere meno soli. Esiste però l'altra faccia della medaglia. Il personale medico è spesso offeso, quando non minacciato. Medici e infermieri sono considerati monatti o untori e le reti sociali non fanno che amplificare quest'odio verso persone che, è bene ricordarlo, rischiano letteralmente la vita quotidianamente.

Elena Garbajosa è un'infermiera. Si deve togliere l'uniforme per andare in giro ed evitare di essere aggredita verbalmente: "Un vicino mi ha chiesto come mi permettevo di andare in giro e che dovevo disinfettare qualsiasi cosa toccassi, qualsiasi luogo dove entrassi. Praticamente qualsiasi cosa guardassi".

Qualche giorno dopo ha trovato la porta della casa e la maniglia sfregate con la candeggina.

"Non potevo credere di vivere di fianco a persone che mi considerano in questo modo. E' triste. Cerco di vedere il lato positivo. Sentire gli applausi quando torno a casa mi dà coraggio. Questi altri comportamenti invece li dimentico e li seppellisco dentro di me"

Altre offese si sono trasformate in minacce e sono andate oltre. Come scrivere "Topo, trasmetti malattie", sulla macchina di un medico.

Dottori e infermiere prendono grandi precauzioni per tenere in sicurezza parenti e vicini, ma sono loro che non riescono a difendersi dallo stress ulteriore provocato da questi comportamenti.

Dolores Martinez è un'infermiera in un reparto di cure intensive a Madrid. Ricorda con dolore il momento in cui gli ospedali scoppiavano di pazienti. Alcuni colleghi hanno avuto bisgono di aiuto psicologico che lei fortunatamente ha trovato nella famiglia: "Qualche volta lasciando il lavoro piangevo. Ho portato questo stress a casa, ma mio marito e i mei figli mi sono stati ad ascoltare. Sono stati loro i miei psicologi".

Le manifestazioni di sostegno però si moltiplicano. Gli attacchi contro il personale medico provengono da una piccola, seppur rumorosa minoranza. Il sostegno non è mai abbastanza, ma aiuta a vedere l'uscita dal tunnel.

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