Macron in Niger: "Momento critico, uscire dall'ambiguità"

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Di euronews
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Il presidente francese auspica che la presenza dei soldati inviati da Parigi sia assunta senza ambiguità e preme sui capi di Stato del Sahel in una fase che reputa importante per la lotta al terrorismo

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La Francia nel Sahel vuole starci e con il placet dei capi di Stato locali, e che sia il più esplicito possibile. Così il presidente francese si è recato in Africa Occidentale per preparare il terreno in vista del vertice del 13 gennaio che si terrà a Pau nel sud dela Francia con i G-5 del Sahel: Mauritania, Ciad, Niger, Burkina Faso e Mali. 

Ultima tappa del tour, dopo la costa d'Avorio, il Niger dove Macron ha reso omaggio ai 71 soldati uccisi in un attacco islamista a una base militare lo scorso 10 dicembre. 

Macron e l'ambiguità sulla missione Barkhane

Macron, la cui visita tra l'altro coincide con l'annuncio dell'abbandono del franco CFA da parte di 8 paesi africani, respinge ogni accusa di neocolonialismo e rilancia in una fase che reputa di svolta per la lotta al terrorismo: "Oggi siamo ostacolati da un quadro che non è sufficientemente chiaro, che di conseguenza a volte confonde il nostro coordinamento, soprattutto su questioni che sono transfrontaliere, e porta a una mancanza di efficienza perché serve anche la politica a supporto dei militari. Se l'operazione Serval (condotta in Mali, ndr) aveva un quadro giuridico politico estremamente chiaro al momento dell'attacco, oggi l'operazione Barkhane (condotto nel Sahel, ndr) ha un livello di ambiguità", ha detto.

Macron ha aggiunto che non può accettare di inviare dei soldati là dove non sono benvenuti ma percepiti come espressione di una forma di neocolonialismo.

La missione francese nel Sahel

Al momento la Francia opera nel Sahel con circa 5000 uomini impegnati nella lotta al terrorismo leggi a stabilizzare un'area in cui Parigi ha enormi interessi economici. Basti pensare che dal Niger proviene la maggior parte dell’uranio necessario ad alimentare le centrali nucleari francesi. 

Un interesse che coplica i rapporti anche con altri Paesi europei che la Francia non vuole occupino il campo, tant'è che i soldati italiani in Niger, circa 300, sono stati relegati in una base americana.

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