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La serrata dei balneari: "Se governo e Parlamento vanno in ferie noi chiudiamo gli ombrelloni"

Sciopero dei balneari italiani
Sciopero dei balneari italiani Diritti d'autore AP Photo/Gregorio Borgia
Diritti d'autore AP Photo/Gregorio Borgia
Di euronews
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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I proprietari dei lidi che dominano le spiagge italiane hanno indetto una mini-serrata per venerdì 9 agosto, che si ripeterà se il governo non interverrà con risposte concrete sulla delicata questione dell'assegnazione delle concessioni, sulla quale pesano anche le pressioni europee

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Oggi gli ombrelloni delle spiagge dei lidi italiani si sono aperti alle 9.30, due ore dopo l'orario ufficiale. La mini-serrata è stata voluta dai balneari, che hanno indetto uno "scioperogentile" in seguito alla mancata risposta del governo alla loro richiesta di un intervento normativo sull'annosa, e irrisolta, questione delle concessioni. I balneari avevano chiesto al governo Meloni interventi concreti sull’applicazione della direttiva Bolkenstein entro la pausa estiva.

L'uso del termine "sciopero", a dirla tutta, è improprio, nonostante anche la stampa ne stia facendo largo uso. A scioperare sono i dipendenti di un'impresa, come previsto dalla nostra Costituzione a tutela dei diritti dei lavoratori. Quando sono gli imprenditori a decidere di sospendere l'attività lavorativa si parla invece di serrata.

Com'è andata l'adesione?

La partecipazione non è stata uniforme lungo tutto lo Stivale. In alcune regioni la partecipazione è stata notevole. In Liguria, ad esempio, l'adesione è stata molto alta, attorno al 90 per cento. Nelle Marche la partecipazione è stata più timida, ma comunque non trascurabile. Circa il 50 per cento dei balneari ha aderito. Sulla riviera riminese, dove sono presenti 150 stabilimenti nell'arco di 20 chilometri, è stato invece un giorno di lavoro come un altro. Lo sciopero non ha fatto molto rumore nemmeno in Calabria, dove i gestori hanno scelto di mantenere gli orari di lavoro regolari.

Maurizio Rustignoli, il presidente di Fiba Confesercenti si è detto molto soddisfatto del risultato. "C'è una grande adesione, al di sopra delle aspettative, al momento di sensibilizzazione voluto e organizzato oggi da Fiba Confesercenti e Sib Confcommercio. I bacini balneari più importanti d'Italia, come la Romagna e la Toscana, vedono una partecipazione quasi totale, e oltre l'80% degli operatori balneari ha tenuto chiuso il servizio ombreggio sul territorio nazionale", ha commentato in una nota.

Sindacati spaccati sulla vertenza

La mobilitazione è stata organizzata da Sib e Fiba, sindacati dei balneari, ma senza l’unanimità di tutte le associazioni di settore. La categoria, infatti, è spaccata: Sib-Confcommercio e Fiba-Confesercenti hanno deciso di protestare, mentre Assobalneari, Federbalneari e Cna parlano di "iniziativa spot" e si discostano.

"Non è giusto penalizzare migliaia di consumatori che hanno scelto gli stabilimenti italiani per le loro vacanze, riconoscendone qualità e funzionalità. Per questo migliaia di aziende associate ad Assobalneari e La Base Balneare con Donnedamare si asterranno dallo sciopero", fanno sapere i rispettivi presidenti Fabrizio Licordari e Bettina Bolla.

In scena "lo sciopero gentile"

Antonio Capacchione, presidente del Sib, sottolinea che "sarà uno sciopero gentile. A chi non ritiene di aderire dico: scegliete un'altra iniziativa, ma non fare nulla è sbagliato". "Chiuderemo gli ombrelloni dalle 7.30 alle 9.30, le due ore mattutine in cui di solito c'è pochissima gente. Se penalizziamo gli utenti? Ma lo facciamo anche per loro" ha aggiunto.

Il presidente di Fiba, Maurizio Rustignoli, ha stimato un'adesione dell'80 per cento.

"Se il governo e il Parlamento vanno in ferie noi chiuderemo gli ombrelloni", si legge nei manifesti affissi all'entrata degli stabilimenti balneari che aderiscono alla serrata.

Lo sciopero del 9 agosto si ripeterà anche il 19 agosto per quattro ore (dalle 7.30 alle 11.30) e il 29 agosto per otto ore (dalle 7.30 alle 15.30) se non dovessero arrivare risposte da parte del governo.

La direttiva europea che mette alle strette le concessioni dei balneari

Il nodo della questione riguarda la procedura di infrazione europea che accusa l'Italia di non aver ancora fatto partire le gare sulle concessioni prevista dalla direttiva Bolkestein. Il sistema che regola le concessioni delle licenze dei lidi italiani sta violando una legislazione europea che da quasi 15 anni ha forza di legge in Italia.

La direttiva europea relativa ai servizi nel Mercato europeo comune, recepita in Italia nel 2010, ha fra i suoi punti cardine la libertà di circolazione di servizi, ma offerti solo in via temporanea. Questo comporta che i Paesi membri dell'Ue devono aprire regolarmente bandi di gara per le concessioni sulle aree pubbliche, tra le quali quelle balneari, allo scopo di favorire la concorrenza e offrire un miglior servizio ai consumatori.

In Italia, la categoria professionale dei balneari si è sempre dichiarata avversa al provvedimento in quanto le licenze dei lidi vengono tramandano di generazione in generazione o attraverso modalità informali. Negli ultimi mesi circa 30mila concessionari italiani si sono battuti contro questa direttiva.

Molte spiagge italiane sono gestite dal monopolio dei balneari, lasciando solo una piccola area di sabbia come "spiaggia libera" per la quale non è necessario pagare. Secondo l'associazione Legambiente, circa il 50 per cento del litorale sabbioso italiano è affidato a stabilimenti balneari, campeggi o imprese simili.

Lidi italiani gestiti dai balneari
Lidi italiani gestiti dai balneariAP Photo

A partire dal 2006, tutti i governi italiani di qualsiasi orientamento politico hanno rinviato in maniera straordinaria la scadenza delle concessioni balneari tramite delle proroghe.

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Le pressioni europee

La Corte di giustizia dell’Ue era intervenuta sulla questione sia nel 2016 che nell'aprile del 2023, sancendo che le autorizzazioni per l’utilizzo della fascia costiera devono essere oggetto di una procedura di selezione e non possono essere rinnovate automaticamente.

L’ultima proroga è stata approvata dal governo Meloni con la prima legge di bilancio nel dicembre 2022: la scadenza delle concessioni era stata rinviata alla fine del 2024. A partire da gennaio 2025, dunque, anche l’Italia dovrebbe adeguarsi alla direttiva europea.

Tuttavia, i balneari denunciano l’assenza di criteri comuni a livello nazionale sulle aste per l’assegnazione delle concessioni, e pretendono il riconoscimento di un indennizzo economico per i concessionari uscenti, nonostante la Corte di giustizia Ue si sia già espressa negativamente a riguardo. Alcuni enti locali stanno mettendo a punto le procedure per conto proprio.

Le trattative a Bruxelles

I negoziati con Bruxelles sono in corso, hanno fatto sapere fonti dell'esecutivo. L'ipotesi potrebbe essere una proroga delle concessioni fino al 2030 nelle regioni in cui la percentuale di occupazione delle spiagge è inferiore al 25 per cento.

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"Se dall'Europa ci danno l'ok chiudiamo dopo 15 anni il percorso", rassicura intanto Matteo Salvini, spiegando che il negoziato è su "prelazione per le uscite, indennizzo per chi farà altre scelte e anche una proroga" per permettere al settore di organizzarsi.

Dal canto suo, il presidente di Federbalneari Marco Maurelli afferma: "Con grandissima difficoltà il governo sta cercando di mettere in ordine le idee. Serve una riforma che scongiuri una terza sentenza della Corte di Giustizia che ingesserebbe il sistema, una norma di riordino che garantisca la competitività in un quadro però di tutela del sistema turistico balneare italiano".

Gli affitti per questi spazi balneari sono bassi, il che significa che lo Stato incassa circa 100 milioni di euro all'anno da cinque milioni di metri quadrati di concessioni che fruttano 32 miliardi di euro. Per il governo è difficile giustificare qualsiasi tipo di compensazione.

Intanto la protesta degli ombrelloni è diventata virale e ha attirato l'attenzione della stampa internazionale.

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