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Vittoria Ue: Apple deve pagare 13 miliardi di euro di tasse arretrate

Margrethe Vestager dell'UE
Margrethe Vestager dell'UE Diritti d'autore AP Photo
Diritti d'autore AP Photo
Di Jack SchicklerAïda Sanchez Alonso
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

I giudici dell'Ue si sono definitivamente pronunciati a favore della conclusione della Commissione europea secondo cui le basse tasse pagate dal gigante tecnologico costituiscono un sussidio illegale

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Apple ha perso una causa da 13 miliardi di euro presso la più alta corte dell'Ue. Al centro della controversia le basse imposte pagate per anni in Irlanda. Si tratta di una vittoria a sorpresa per Bruxelles, in una campagna contro gli accordi agevolati stipulati con le multinazionali.

La sentenza, resa nota oggi (10 settembre) dalla Corte di giustizia dell'Ue, dà ragione alla Commissione europea, secondo la quale le aliquote fiscali ridotte allo 0,005% - pagate dal gigante tecnologico - rappresentavano un sussidio illegale. Il pronunciamento annulla una precedente sentenza del Tribunale di grado inferiore.

"L'Irlanda ha concesso ad Apple un aiuto illegale che l'Irlanda è tenuta a recuperare" ha dichiarato la Corte di giustizia in un comunicato, emettendo una "sentenza definitiva" sulla questione.

Si tratta di una delle due vittorie odierne nella battaglia di Bruxelles contro le big tech, dato che Google ha perso un altro ricorso contro una multa Ue da 2,4 miliardi di euro in relazione ai propri servizi. Il doppio successo segna la fine del mandato del capo dell'antitrust Ue, Margrethe Vestager, che terminerà tra un paio di mesi.

La vittoria della Commissione significa che Apple dovrà pagare fino a 13 miliardi di euro - o potenzialmente di più, con interessi e costi - al Tesoro irlandese.

L'azione della Vestager contro le grandi multinazionali - in gran parte americane - come Starbucks, Fiat Chrysler e Amazon le è valso il soprannome di "signora delle tasse" dell'Ue che "odia gli Usa", coniato dall'allora presidente Donald Trump.

Il caso ha rappresentato un'insolita e controversa incursione di Bruxelles nella politica fiscale, che di solito è stabilita dalle capitali nazionali e l'Ue interviene solo se le agevolazioni fiscali distorcono il mercato interno del blocco.

Il caso legale era incentrato sul modo in cui l'azienda produttrice di iPhone trattava i redditi da proprietà intellettuale nei suoi libri contabili - e se la Commissione avesse ragione a dire che tali profitti aziendali avrebbero dovuto essere assegnati alla sua sede europea in Irlanda.

Il Tribunale dell'Ue ha dato ragione alla Commissione nel 2020, ma in un parere preparato per la Corte di giustizia lo scorso novembre, l'avvocato generale Giovanni Pitruzzella ha messo in dubbio il ragionamento giuridico del tribunale di grado inferiore.

In termini finanziari, rappresenta il caso più importante della campagna fiscale dell'Ue, che per il resto non ha avuto un grande successo nei tribunali.

La Commissione ha perso le sfide legali che coinvolgevano McDonald's, Starbucks ed Engie, ma in una recente intervista con il podcast Radio Schumann di Euronews, Vestager ha sostenuto che la sua crociata ha comunque portato a una serie di riforme fiscali nazionali e internazionali.

L'Irlanda aveva detto no al ricorso della Commissione

Nonostante i miliardi che avrebbe guadagnato, il governo irlandese si è opposto al caso della Commissione; il Paese è diventato l'hub europeo di numerose aziende tecnologiche statunitensi.

Michael McGrath ha precedentemente difeso l'azienda in qualità di ministro delle Finanze irlandese e ora si trasferirà a Bruxelles come commissario europeo, il cui portafoglio sarà annunciato dal presidente Ursula von der Leyen nei prossimi giorni.

In un comunicato, Apple si è detta "delusa" dalla decisione.

"Paghiamo sempre tutte le tasse ovunque operiamo e non c'è mai stato un accordo speciale", ha dichiarato un portavoce dell'azienda, aggiungendo che è uno dei maggiori contribuenti al mondo.

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"La Commissione cambia le regole retroattivamente"

"La Commissione europea sta cercando di cambiare retroattivamente le regole e di ignorare che, come previsto dal diritto tributario internazionale, il nostro reddito era già soggetto a imposte negli Stati Uniti", ha aggiunto la società, che sostiene di aver già pagato 20 miliardi di dollari (18 miliardi di euro) di tasse statunitensi sugli stessi profitti.

Ma la sentenza è già stata accolta con favore dagli attivisti fiscali che da tempo chiedono la chiusura di quelle che considerano scappatoie fiscali per le imprese.

"Questa sentenza mette a nudo la relazione d'amore dei paradisi fiscali dell'Ue con le multinazionali", ha dichiarato Chiara Putaturo, esperta fiscale dell'Ue per l'organizzazione benefica Oxfam, in un comunicato. "Fa giustizia, attesa da tempo, dopo oltre un decennio in cui l'Irlanda è rimasta a guardare e ha permesso a Apple di eludere le tasse".

La Commissione e il ministero delle Finanze irlandese non hanno risposto immediatamente a una richiesta di commento, anche se Vestager parlerà con i giornalisti per commentare gli eventi.

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