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Ue, Google perde una causa da 2,4 miliardi di euro per aver favorito il proprio servizio di shopping

La vicepresidente della Commissione europea e commissaria per la Concorrenza Margrethe Vestager
La vicepresidente della Commissione europea e commissaria per la Concorrenza Margrethe Vestager Diritti d'autore Virginia Mayo/Copyright 2017 The AP. All rights reserved.
Diritti d'autore Virginia Mayo/Copyright 2017 The AP. All rights reserved.
Di Cynthia Kroet
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Si tratta di una delle due vittorie odierne di Bruxelles nella battaglia contro le big tech: è arrivata anche la condanna a pagare 13 miliardi di euro per Apple, accusata di non aver pagato abbastanza tasse in Irlanda

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Consegnando una vittoria alla Commissione europea, questo martedì la Corte suprema dell'Unione europea ha confermato la multa record di 2,4 miliardi di euro inflitta a Google per la promozione anticoncorrenziale del suo servizio Shopping.

Si tratta di una delle due vittorie della commissaria europea per la Concorrenza Margrethe Vestager nella sua battaglia contro le big tech, dato che nella stessa giornata i giudici le hanno dato ragioneanche in un caso da 13 miliardi di euro contro Apple, accusata di non aver pagato abbastanza tasse in Irlanda.

Nel 2017 la Commissione ha accusato Google di favorire i risultati del proprio servizio di comparazione dei prezzi, Google Shopping, nei risultati di ricerca, svantaggiando i concorrenti. All'azienda e alla sua società madre Alphabet era stato ordinato di pagare una multa che, all'epoca, era la più alta mai imposta dalla Commissione in base ai suoi severi poteri antitrust.

Google ha fallito nel tentativo di impugnare la decisione davanti al Tribunale dell'Ue e si è quindi appellata alla Corte di giustizia europea, che però ha dato ragione a Bruxelles.

"Alla luce delle caratteristiche del mercato e delle circostanze specifiche del caso, la condotta di Google è stata discriminatoria e non rientra nell'ambito della concorrenza nel merito", hanno dichiarato i giudici, respingendo il ricorso di Google e della sua società madre Alphabet.

Google ha presentato per primi i risultati di ricerca del suo prodotto, mettendoli in evidenza con informazioni visive e testuali attraenti, mentre i risultati dei rivali sono stati inseriti in basso come link, ha dichiarato la Commissione.

La sentenza conferma un parere consultivo di Juliane Kokott, una degli avvocati generali della Corte, che a gennaio aveva affermato che l'ammenda doveva essere confermata. Secondo il parere non vincolante di Kokott, Google "stava sfruttando la sua posizione dominante sul mercato dei servizi di ricerca generale per favorire il proprio servizio di shopping comparativo".

In una reazione, Agustín Reyna, direttore generale del gruppo di consumatori Beuc, ha dichiarato di accogliere con favore la decisione, definendola "di importanza cruciale per i consumatori europei".

"La Corte ha confermato che Google non può negare ingiustamente ai consumatori europei l'accesso a informazioni online complete e imparziali su dove trovare le offerte migliori", ha dichiarato Reyna.

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