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L'Italia si spopola e le famiglie sono frammentate e senza figli: i dati Istat sul futuro del Paese

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Famiglia Diritti d'autore Daniel Roland/AP2008
Diritti d'autore Daniel Roland/AP2008
Di euronews
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L'Istat ha pubblicato un report sulle previsioni della popolazione residente e delle famiglie in Italia. La popolazione residente diminuirà da 59 milioni nel 2023 a 46 milioni nel 2080, aumenterà il divario generazionale, mentre le famiglie avranno sempre meno figli

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Un Paese che si spopola, più anziano e dove ci saranno più famiglie, ma frammentate e senza figli. Questa è l'Italia del futuro, secondo le previsioni dell'Istat pubblicate nel rapporto del 24 luglio "Previsioni della popolazione residente e delle famiglie".

In particolare, la popolazione residente subirà una forte decrescita: da circa 59 milioni nel 2023 a 54,8 milioni nel 2050, fino a raggiungere i 46,1 milioni nel 2080. I fattori che contribuiranno in maniera combinata al drastico calo riguardano il rapporto tra nascite e decessi e tra i flussi di immigrazione ed emigrazione che interesseranno il Paese.

L'Istat sottolinea che le previsioni sul futuro demografico del Paese, aggiornate al 2023, mostrano "tendenze la cui direzione parrebbe irreversibile, pur se in un contesto nel quale non mancano elementi di incertezza".

Crescerà anche lo squilibrio tra vecchie e nuove generazioni. Nel 2050 gli over 65 potrebbero rappresentare il 34,5 per cento del totale (oggi sono il 14 per cento) e gli over 85 potrebbero passare dal 3,8 per cento nel 2023 al 7,2 per cento.

In generale, l’età media entro il 2050 si attesterà attorno ai 51 anni. Il Mezzogiorno vedrà un processo di invecchiamento più rapido rispetto al resto del Paese. Il rapporto, poi, tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 e 65 anni e più) passerà da circa tre a due nel 2023 a circa uno a uno nel 2050.

Tra venti anni ci sarà circa un milione di famiglie in più, ma saranno più frammentate. Le cosiddette "micro-famiglie" composte da una sola persona, cresceranno del 15 per cento. Nel 2043 meno di una famiglia su quattro avrà figli, mentre più di una su cinque non ne avrà. Continua, dunque, la tendenza in rialzo delle coppie senza figli.

Italia: un Paese che si spopola

Da anni, in Italia è in corso un progressivo processo di spopolamento che sta investendo l'intera penisola, seppur con alcune differenze tra Nord, Centro e Sud.

Tra il 2014 e il 2023, sotto l'azione di dinamiche demografiche recessive, il Paese ha perso quasi un milione e mezzo di residenti: da 60,3 milioni a poco meno di 59 milioni nello scorso anno.

In linea con tale tendenza, lo scenario previsto dall'Istat evidenzia un ulteriore calo di 439 mila individui entro il 2030, con un tasso di variazione medio annuo pari al -1,1 per mille. Nel periodo successivo, la diminuzione della popolazione si accentuerebbe: da 58,6 milioni a 54,8 milioni tra il 2030 e il 2050, con un tasso di variazione medio annuo pari al -3,3 per mille.

Nel 2080 si stima che la popolazione residente in Italia sarà di 46,1 milioni. Il calo complessivo dal 2023 sarebbe pari a 12,9 milioni di residenti.

Dati Istat sulla riduzione della popolazione in Italia negli anni

Il processo di spopolamento sarà significativo soprattutto nel Mezzogiorno: la popolazione potrebbe ridursi di 7,9 milioni di abitanti entro il 2080.

Nel passaggio che condurrà la popolazione dagli attuali 59 milioni di residenti a circa 46 nel 2080, si prevedono 21 milioni di nascite, 44,4 milioni di decessi, 18,2 milioni di immigrazioni dall'estero e 8 milioni di emigrazioni.

Anche negli scenari di natalità e mortalità più favorevoli, il numero di nascite non compensa quello dei decessi. Nemmeno i futuri flussi migratori verso il nostro Paese controbilanceranno tale tendenza negativa.

Squilibri generazionali: si alza l'età media

"La struttura della popolazione residente è oggetto da anni di uno squilibrio tra nuove e vecchie generazioni, dovuto alla combinazione, tipicamente italiana, dell’aumento della longevità e di una fecondità costantemente bassa", si legge nel report.

Ad oggi, l’età media è 46,4 anni e ciò colloca l’Italia, subito dopo il Giappone, tra i leader mondiali sul versante della transizione demografica. Le prospettive future evidenziano un’amplificazione di tale processo, nel quale il divario fra vecchie e nuove generazioni aumenterà.

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Questo processo avrà un impatto socioculturale rilevante. Le politiche di protezione sociale dovranno porsi l'obiettivo di fronteggiare fabbisogni per una quota crescente di anziani.

La crescita della popolazione anziana sarà soprattutto dovuta all**'invecchiamento delle generazioni degli anni del baby boom** (nati tra gli anni Sessanta e Settanta), con la conseguente riduzione della popolazione in età lavorativa. Ciò avrà importanti ricadute sul mercato del lavoro e sui fabbisogni da garantire al sistema di welfare.

Più famiglie, ma frammentate e senza figli

Anche le famiglie si stanno trasformando. Tra venti anni ce ne saranno quasi un milione in più, ma si tratterà di famiglie sempre più piccole, caratterizzate da una maggiore frammentazione, il cui numero medio di componenti scenderà da 2,25 persone nel 2023 a 2,08 nel 2043.

Le "micro-famiglie", nuclei costituiti da una sola persona, cresceranno da 9,3 milioni a 10,7 nel 2043. Ciò è dovuto all'aumento della speranza di vita, unito all'instabilità coniugale che determina un numero crescente anche di monogenitori.

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La vita in solitudine, volontaria o meno che sia, è una condizione comune anche per le persone oltre i 65 anni.

Si prevede, inoltre, una diminuzione delle coppie con figli. Oggi rappresentano quasi tre famiglie su 10, pari al 29,8 per cento, ma potrebbero scendere al 23 per cento. Più di una famiglia su cinque, poi, non avrà figli. Un cambiamento strutturale che nel Nord del Paese, ad esempio, potrebbe concretizzarsi già a partire dal 2040.

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