Dopo tre mesi agli arresti domiciliari e con l'inchiesta che lo vede accusato di corruzione che volge al termine, Toti si è dimesso dalla carica di governatore della Liguria. In realtà le dimissioni potrebbero agevolare la revoca dei domiciliari e in tal caso potrebbe evitare il giudizio immediato
Si è dimesso questo venerdì il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti. Il governatore era già stato sospeso dall'incarico dopo l'arresto lo scorso 7 maggio per le accuse di corruzione, che gli sono valse i domiciliari come misura cautelare.
Grazie alle dimissioni potrebbe in realtà essere più facile per Toti ottenere la revoca degli arresti domiciliari ed evitare così il giudizio immediato, perché non si presenterebbe più il pericolo di reiterazione del reato non ricoprendo più la carica. La mancata revoca degli arresti domiciliari sarebbe un elemento che consentirebbe invece alla procura di accorciare i tempi del processo.
All’inizio di luglio l’avvocato di Toti, Stefano Savi, aveva già chiesto al tribunale del Riesame la revoca degli arresti domiciliari ma l'istanza era stata respinta.
"Dopo tre mesi dall'inizio dei miei arresti domiciliari e la conseguente sospensione dall'incarico che gli elettori mi hanno affidato per ben due volte, ho deciso sia giunto il momento di rassegnare le mie irrevocabili dimissioni da presidente della Giunta Regionale della Liguria", ha scritto il governatore nella sua lettera di dimissioni, dichiarando di star lasciando "una Regione in ordine".
Ora si dovranno fissare nuove elezioni regionali entro novanta giorni. Il suo gruppo resta comunque il più numeroso all'interno del Consiglio regionale, anche se nel corso dell'ultimo incontro giovedì il nome della sua lista civica è stato cambiato da "Cambiamo con Toti presidente" a "Lista Toti Liguria".
Dimissioni di Toti già nell'aria con l'inchiesta di Genova
Già da tempo aleggiava l'ipotesi delle dimissioni, nominate a più riprese in diversi Consigli regionali e la sua posizione era in bilico con il presunto coinvolgimento nei fatti che hanno portato all'inchiesta di Genova, quasi giunta al termine, con l'accusa di finanziamento illecito legato a degli spot elettorali.
Per gli inquirenti, Toti avrebbe ricevuto tangenti attraverso il suo comitato elettorale per un totale di 74.100 euro in diverse occasioni tra il 2021 e il 2023, in cambio di favori come la concessione degli spazi del porto di Genova all'imprenditore Aldo Spinelli.
Con la conclusione, attesa a breve, dell'analisi forense dei telefoni e dei dispositivi sequestrati dagli investigatori, arriverà anche la decisione della procura sul rinvio a giudizio di Toti, di Spinelli e dell'ex presidente dell'Autorità portuale Paolo Emilio Signorini, ai domiciliari dalla scorsa settimana dopo tre mesi di detenzione in carcere.
Toti era stato eletto presidente della Liguria alle elezioni del 2015, per poi essere riconfermato nel 2020.