Il Segretario generale dell'Alleanza atlantica Jens Stoltenberg ribadisce il messaggio già inviato a Pechino, mentre l'Ungheria continua a mantenere in stallo l'adesione della Svezia
Mentre la bandiera bianco-blu della Finlandia sventola insieme alle altre 30 nel suo quartier generale a Bruxelles, la Nato conclude la sua riunione ministeriale con un altro Paese nordico al centro dell'attenzione: la Svezia, che ha chiesto di aderire all'Alleanza atlantica, ma al momento è mantenuta in stallo da Turchia e Ungheria.
Niente pressione sull'Ungheria
A questo proposito, il ministro degli Esteri di Budapest, Péter Szijjártó, ha detto che fare pressione sul suo Paese non porterà risultati. Perché la decisione dipende dal parlamento nazionale, dove molti deputati denunciano le critiche svedesi al governo di Viktor Orbán.
"Quando i deputati sentono dire da Stoccolma che il sistema politico ungherese non è democratico, non è legittimo, che è una dittatura, sono giustamente suscettibili. Perché hanno ottenuto il loro mandato in elezioni democratiche, sulla base della relazione con i cittadini", ha detto Szijjártó.
Messaggio alla Cina
Durante la seconda giornata della riunione ministeriale, si è parlato anche e soprattutto della Cina: gli alleati hanno esaminato "il crescente allineamento del governo cinese con la Russia", dopo la visita del presidente Xi Jinping a Mosca e il suo incontro con Vladimir Putin. La preoccupazione principale resta il possibile rifornimento di armi da utilizzare in Ucraina.
"La Cina si rifiuta di condannare l'aggressione della Russia. Fa eco alla propaganda russa r sostiene l'economia russa. Cina e Russia stanno anche intensificando le loro attività militari congiunte nella regione indo-pacifica", ha detto il Segretario generale dell'alleanza Jens Stoltenberg, lanciando un avvertimento:
"Qualsiasi fornitura di aiuti letali da parte della Cina alla Russia sarebbe un errore storico, con profonde implicazioni". Al momento, comunque, non ci sono prove di eventuali forniture, ha fatto sapere il Segretario generale.
Il messaggio a Pechino arriva proprio durante la visita della presidente della Commissione Ursula von der Leyen e del presidente francese Emmanuel Macron nella capitale cinese.