L'Ue frena sul divieto di vendita per le auto a combustione

Il regolamento in questione vieta la vendita di auto che producono emissioni di CO2 dopo il 2035
Il regolamento in questione vieta la vendita di auto che producono emissioni di CO2 dopo il 2035 Diritti d'autore Michael Sohn/Copyright 2019 The AP. All rights reserved.
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Di Vincenzo GenoveseJorge Liboreiro
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Il regolamento, che impedisce di mettere sul mercato veicoli a diesel e benzina dal 2035, è stato già confermato dal Parlamento europeo. Ma l'approvazione finale del Consiglio slitta: Germania, Italia, Polonia e Bulgaria non sono d'accordo

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Gli Stati membri dell'Unione europea hanno deciso di rinviare il voto per ratificare il divieto di vendita a livello europeo di nuove auto con motore a combustione dopo il 2035.

Come spiegano fonti comunitarie a Euronews, il punto era inizialmente all'ordine del giorno del Coreper, la riunione degli ambasciatori dei 27 Paesi preparatoria agli incontri dei ministri. Ma è stato poi rimosso e  rinviato a data da destinarsi.

L'annuncio del rinvio da parte del portavoce della presidenza svedese

L'ultimo passaggio

Il regolamento in questione impone che tutti i nuovi veicoli venduti nel mercato dell'Unione Europea siano a "emissioni zero", cosa che escluderebbe di fatto tutte le automobili alimentate a benzina e diesel, ma anche le ibride e quelle che bruciano carburanti alternativi con produzione, pur limitata, di emissioni.

L'approvazione degli Stati membri che si riuniscono nel Consiglio dell'Unione Europea è l'ultimo passaggio per renderlo vigente, dopo l'approvazione definitiva del Parlamento europeo avvneuta a febbraio.

Il voto da parte degli amabasciatori appariva poco più di una formalità, visto che il Consiglio aveva già approvato i punti cruciali del regolamento a giugno 2022, concordando una posizione da negoziare poi con il Parlamento comunitario. 

Nel testo finale gli Stati membri avevano accettato la deadline del 2035: Italia, Portogallo, Romania, Bulgaria e Slovacchia avevano proposto di posticipare di cinque anni la scadenza, una richiesta respinta dal resto dei Paesi.

Battaglia a oltranza

Ma in vista del voto finale, alcuni governi sembrano aver cambiato idea. L'Italia ha ribadito la propria contrarietà ad alcuni punti del regolamento, manifestata in passato con i tentativi di ottenere deroghe e rinvii (ad esempio il cosiddetto “emendamento salva-Ferrari”, che posticipata di un anno per alcuni produttori automobilistici "di nicchia").

In linea con il voto contrario all'Europarlamento da parte dei partiti che sostengono la maggioranza, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin aveva dichiarato in settimana: "L'utilizzo di carburanti rinnovabili, compatibili con i motori termicicontribuirà ad una riduzione delle emissioni senza richiedere inattuabili sacrifici economici ai cittadini”, annunciando la posizione contraria in caso di voto.

Non ce n'è stato bisogno, perché la votazione è saltata: secondo quanto riferiscono fonti comunitarie, anche la Polonia aveva annunciato voto negativo e la Bulgaria la propria astensione. Ma soprattutto, la Germania aveva paventato la propria astensione, cosa che avrebbe provocato una "minoranza di blocco". 

Senza i voti favorevoli di Germania, Italia, Polonia e Bulgaria, infatti, non si può raggiungere la soglia della maggioranza qualificata necessaria per l'approvazione del regolamento: il 55% dei Paesi dell'Ue con il 65% della popolazione.

Il ministro dei Trasporti tedesco Volker Wissingaveva detto che il suo Paese non avrebbe sostenuto il regolamento, a meno che la Commissione non inserisse una proposta specifica per concedere una deroga ai veicoli alimentati tramite i cosiddetti e-fuels, i carburanti sintetici realizzati unendo CO2 e idrogeno ottenuto da fonti rinnovabili. 

Non si tratta di carburanti a "emissioni zero" tout court, ma a "emissioni nette zero", perché sottraggono all'atmosfera al momento della realizzazione grosso modo la stessa quantità di CO2 che poi rilasciano durante la combustione nel serbatoio.

Il ministro tedesco ha scritto su Twitter poco dopo il rinvio del voto scrivendo che "la tecnologia crea sostenibilità e la sostenibilità crea tecnologia".

Ancora più esplicito il ministro dell'Ambiente italiano Pichetto Fratin in una nota: “Il nuovo rinvio sulla decisione riguardante lo stop ai motori termici al 2035 tiene giustamente conto di una forte resistenza di alcuni Paesi europei, con l’Italia in prima fila, a un’impostazione del regolamento troppo ideologica e poco concreta”. Sulla stessa linea il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini che parla di "un grande segnale".

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