La sentenza fa seguito a precedenti verdetti che hanno evidenziato l'inefficacia delle politiche governative di riduzione dell'azoto
Un tribunale olandese ha ordinato al governo di ridurre l'inquinamento da azoto nelle aree naturali protette, dopo una causa intentata da Greenpeace Paesi Bassi.
L'Ong ha portato il caso in tribunale sostenendo che il governo non stava affrontando i livelli criticamente elevati di inquinamento da ossidi di azoto, provenienti soprattutto dall'agricoltura e dai trasporti.
In occasione di un'udienza tenutasi lo scorso novembre, l'organizzazione l'ha definita "l'ultima possibilità di salvare gli habitat più vulnerabili, perché se le emissioni di azoto non diminuiscono, rischiamo di perdere piante e animali unici".
L'inquinamento da azoto può deteriorare il suolo e fertilizzare inavvertitamente alberi, prati e specie tolleranti. Queste ultime superano le piante e i funghi più sensibili causando una perdita di biodiversità. Se l'elemento finisce negli oceani può causare "zone morte" e fioriture algali tossiche.
L'inquinamento da azoto è il terzo fattore più grave della perdita di biodiversità causata dall'uomo, dopo la distruzione degli habitat e l'emissione di gas serra.
La sentenza impone all'amministrazione Schoof di garantire che i livelli di azoto scendano al di sotto della soglia nociva in almeno la metà degli habitat più vulnerabili del Paese entro il 2030, pena il pagamento di una sanzione di 10 milioni di euro.
Cosa può succedere dopo la sentenza
La sentenza aumenta la pressione nei confronti del governo olandese per affrontare un problema che si protrae nei Paesi Bassi. Rappresenta anche una vittoria per Greenpeace e potrebbe essere un'apripista per cause simili intentate da Ong.
Il verdetto fa seguito a precedenti che hanno evidenziato l'inefficacia delle politiche governative di riduzione dell'azoto. Dal 2019, una serie di sentenze ha visto tra le altre cose il congelamento dei permessi di costruzione, regole più severe sui mangimi animali.
Il tribunale ha affermato che senza misure normative e finanziarie tangibili, mirate all'agricoltura, ai trasporti e all'industria, il governo rischia di non rispettare la legislazione dell'Ue e di danneggiare ulteriormente la natura.
Greenpeace ha chiesto alla Corte di controllare le azioni dell'esecutivo olandese contro le direttive europee sugli uccelli e sugli habitat. Queste politiche chiave dell'Ue per la protezione della natura hanno portato alla creazione di una rete paneuropea di aree protette, la rete Natura 2000. I Paesi Bassi hanno circa 160 aree che rientrano in questa rete.
La vittoria di Greenpeace
Greenpeace ha festeggiato la vittoria ma ha sottolineato la necessità di un'azione urgente da parte del governo.
"Questa sentenza è una festa per la natura e finalmente c'è chiarezza. Lo Stato ha rimandato le misure e ha lasciato la società nel suo complesso, ma anche gli agricoltori e le aziende, nell'incertezza", afferma Andy Palmen, direttore di Greenpeace Paesi Bassi.
"È passato così tanto tempo che ora è intervenuto il giudice. È una festa senza torta, perché non dovrebbe essere necessario che il giudice intervenga di nuovo", ha continuato il numero uno di Greenpeace Paesi Bassi.
Palmen aggiunge che ignorare sistematicamente il problema dell'azoto ha causato un ulteriore deterioramento della natura negli ultimi anni.
"Non avendo fatto scelte, ora è necessario prendere misure urgenti. Ci aspettiamo che il governo si assuma finalmente la responsabilità nel piano d'azione e che garantisca che tutti i settori interessati, tra cui l'agricoltura, il traffico, l'aviazione e l'industria, diano il loro giusto contributo", ha concluso Palmen.