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Trump e Netanyahu si incontrano a Mar-a-Lago per promuovere la seconda fase del cessate il fuoco a Gaza

Il presidente Donald Trump parla con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu alla Knesset, il parlamento di Israele, lunedì 13 ottobre 2025.
Il presidente Donald Trump parla con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu alla Knesset, il parlamento di Israele, lunedì 13 ottobre 2025. Diritti d'autore  2025 Getty Images
Diritti d'autore 2025 Getty Images
Di Sertac Aktan Agenzie: AP
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Il vertice tra Trump e Netanyahu a Mar-a-Lago punta a sbloccare la seconda fase del piano per Gaza. Ricostruzione, sicurezza, Iran e equilibri regionali al centro del confronto

Lunedì è previsto un incontro tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, in un momento cruciale per il cessate il fuoco a Gaza promosso da Washington. L’obiettivo dell’amministrazione statunitense è quello di imprimere un nuovo slancio a un processo che, dopo un avvio positivo, rischia ora di arenarsi prima dell’avvio della sua seconda e più complessa fase.

Il colloquio si svolgerà nella tenuta di Trump a Mar-a-Lago, in Florida. Secondo fonti vicine ai negoziati, il presidente intende sfruttare il suo storico rapporto personale con Netanyahu, spesso descritto come solido ma non privo di tensioni, soprattutto alla luce delle accuse rivolte al premier israeliano di non esercitare sufficiente pressione affinché il processo di pace proceda con maggiore rapidità.

Un cessate il fuoco fragile

Il cessate il fuoco iniziale tra Israele e Hamas, frutto di un’iniziativa fortemente voluta da Trump, ha finora retto. Tuttavia, nelle ultime settimane i progressi si sono sensibilmente rallentati. Entrambe le parti si accusano a vicenda di violazioni degli accordi, ma la pressione diplomatica internazionale si concentra prevalentemente su Tel Aviv.

A complicare ulteriormente il quadro vi sono divergenze strategiche tra Stati Uniti, Israele e diversi Paesi arabi sul percorso da seguire. Se da un lato Washington punta a una soluzione strutturata e multilaterale, dall’altro permangono forti resistenze politiche e operative sul terreno.

Dalla prima alla seconda fase

La prima fase del cessate il fuoco è iniziata a ottobre, in concomitanza con il secondo anniversario dell’attacco del 7 ottobre guidato da Hamas. La seconda fase, invece, ruota attorno al cosiddetto piano in 20 punti di Trump, un progetto decisamente più articolato e ambizioso.

Il piano, già approvato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, delinea una strategia per porre fine al controllo di Hamas sulla Striscia di Gaza e avviare una transizione politica e di sicurezza sotto supervisione internazionale. Proprio la complessità di questa fase rappresenta oggi il principale ostacolo alla sua attuazione.

La ricostruzione di Gaza

Il cuore della seconda fase prevede la ricostruzione di una Gaza smilitarizzata, amministrata sotto la supervisione internazionale di un organismo presieduto da Trump, denominato “Consiglio di pace”. Tale organismo opererebbe sotto un mandato Onu rinnovabile di due anni e avrebbe il compito di coordinare la ricostruzione e la stabilizzazione del territorio.

Sul piano amministrativo, i palestinesi istituirebbero un comitato “tecnocratico e apolitico” incaricato della gestione degli affari quotidiani della Striscia, sempre sotto la supervisione del Consiglio di pace. Parallelamente, il piano prevede la creazione di una “Forza internazionale di stabilizzazione” per garantire la sicurezza e facilitare il disarmo di Hamas.

Restano però aperte questioni cruciali: la ricostruzione di un territorio devastato dalla guerra, la gestione dell’emergenza umanitaria, il disarmo delle milizie e il futuro politico di Gaza.

Normalizzazione araba e prospettiva palestinese

Il documento promosso dagli Stati Uniti contempla anche la normalizzazione delle relazioni tra Israele e il mondo arabo, oltre a un possibile percorso verso l’indipendenza palestinese. Si tratta di obiettivi di lungo periodo che incontrano resistenze significative, sia a livello regionale sia interno alle parti coinvolte.

Secondo le indiscrezioni, i membri del Consiglio di pace dovrebbero essere nominati entro la fine dell’anno. I nomi potrebbero essere annunciati già dopo l’incontro di lunedì, anche se non si esclude uno slittamento al mese successivo.

Iran sullo sfondo: divergenze tra Trump e Netanyahu

Oltre alla situazione a Gaza, il vertice potrebbe affrontare anche il dossier Iran. Trump continua a sostenere che le capacità nucleari di Teheran siano state “completamente e totalmente cancellate” dopo gli attacchi statunitensi ai siti nucleari iraniani avvenuti a giugno. Netanyahu, tuttavia, mantiene una posizione più allarmista, insistendo sul fatto che la minaccia persista e sollecitando ulteriori azioni militari.

Questa divergenza rappresenta uno dei principali punti di frizione tra i due leader e potrebbe emergere con forza nel corso del colloquio.

Un rapporto consolidato tra incontri ufficiali e contatti informali

L’incontro di lunedì arriva dopo una serie di consultazioni diplomatiche avvenute in Florida, dove l’inviato speciale degli Stati Uniti per il Medio Oriente, Steve Witkoff, e Jared Kushner, genero del Presidente, hanno incontrato rappresentanti di Egitto, Qatar e Turchia, Paesi chiave nella mediazione del cessate il fuoco.

Netanyahu è stato il primo leader straniero ricevuto da Trump alla Casa Bianca durante il suo secondo mandato. Tuttavia, questo sarà il loro primo incontro di persona da quando Trump si è recato in Israele a ottobre, in occasione dell’avvio della fase iniziale del cessate il fuoco. Il premier israeliano ha già visitato Mar-a-Lago in passato, inclusa una visita nel luglio 2024, quando Trump era ancora impegnato nella campagna per la rielezione.

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