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Iran, la svalutazione del riyal scatena le proteste dei commercianti

Il vecchio bazar di Teheran, in Iran, il 24 settembre 2025
Il vecchio bazar di Teheran, in Iran, il 24 settembre 2025 Diritti d'autore  Vahid Salemi/Copyright 2025 The AP. All rights reserved
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Di Una Hajdari Agenzie: AP
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I manifestanti hanno chiuso i negozi per il secondo giorno consecutivo, dopo che il riyal ha toccato nuovi minimi storici sul mercato monetario, alimentando i timori di una fase di iper-inflazione

Commercianti ed esercenti in Iran hanno organizzato un secondo giorno di proteste lunedì 29 dicembre, dopo che la moneta del Paese mediorientale è crollata a un nuovo minimo storico rispetto al dollaro statunitense.

Alcuni video diffusi sui social media mostrano centinaia di persone che partecipano a manifestazioni in Saadi Street, nel centro di Teheran, e nel quartiere di Shush, vicino al principale Bazar della capitale, che ha avuto un ruolo cruciale nella Rivoluzione islamica del 1979, spodestando la monarchia e portato gli islamisti al potere.

I negozianti hanno chiuso i battenti e invitato i colleghi a seguirli. L'agenzia di stampa Ilna ha indicato che le adesioni sono state molte, benché parte degli esercenti abbia tenuto aperti i loro negozi.

Non sono stati segnalate operazioni repressive da parte della polizia, anche se il dispositivo di sicurezza è stato imponente durante le proteste, secondo le testimonianze raccolte. Domenica, gli assembramenti si sono limitati ai due principali mercati del centro di Teheran, dove i manifestanti hanno scandito slogan antigovernativi.

La rapida svalutazione della moneta iraniana

Domenica la moneta iraniano era scesa a 1,42 milioni di dollari. Lunedì si è registrata un'ulteriore contrazione 1,38 milioni per un dollaro.

I tassi di cambio variano notevolmente a seconda che si utilizzino i dati ufficiali o quelli del libero mercato. Sulle piattaforme forex internazionali, l'euro viene scambiato a circa 49milo riyal, un valore che riflette il sistema di cambio ufficiale iraniano, in gran parte inaccessibile alla popolazione locale.

Al contrario, il tasso di libero mercato - comunemente citato dai commercianti locali e dai media internazionali - è molto più svantaggioso per la valuta iraniana, con l'euro che viene scambiato a ben più di un milione di riyal, a conferma dell'ampio divario tra i tassi fissati dallo Stato e il valore reale tra inflazione, sanzioni e fughe di capitali.

La rapida svalutazione sta aggravando la pressione inflazionistica, facendo salire i prezzi dei generi alimentari e di altri beni di prima necessità e mettendo ulteriormente a dura prova i bilanci delle famiglie, una tendenza che potrebbe peggiorare a causa di una modifica del prezzo della benzina introdotta nei giorni scorsi.

Il rischio di iper-inflazione

Secondo l'istituto statistico nazionale, il tasso d'inflazione a dicembre è salito al 42,2 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso e dell'1,8 per cento rispetto a novembre. I prezzi dei generi alimentari sono aumentati del 72 per cento e quelli degli articoli sanitari e medici del 50 per cento rispetto a un anno fa. Molti osservatori temono che ciò possa portare a un fenomeno di iper-inflazione.

Le notizie riportate dai media ufficiali iraniani, secondo cui il governo avrebbe intenzione di aumentare le tasse nel nuovo anno iraniano, che inizia il 21 marzo, hanno incrementato le preoccupazioni.

La valuta iraniana era ufficialmente scambiata a 32mila riyal per dollaro al momento dell'accordo nucleare del 2015, che ha eliminato le sanzioni internazionali in cambio di stretti controlli sul programma nucleare iraniano.

Le tensioni con gli Stati Uniti mettono a dura prova l'economia iraniana

L'accordo è stato stracciato dopo che il presidente statunitense Donald Trump ha ritirato unilateralmente gli Stati Uniti, nel 2018. C'è anche incertezza sul rischio di un nuovo conflitto dopo la guerra di dodici giorni dello scorso mese di giugno che ha coinvolto Iran e Israele.

Molti cittadini del Paese mediorientale temono anche la possibilità di un confronto più ampio che possa coinvolgere gli Stati Uniti, il che aumenta le inquietudini dei mercati.

A settembre, le Nazioni Unite hanno imposto nuovamente all'Iran sanzioni legate allo sviluppo del settore nucleare attraverso quello che i diplomatici hanno descritto come meccanismo di snapback. Tali misure hanno portato ancora una volta al congelamento i beni iraniani all'estero, al blocco delle compravendite di armi con Teheran e a restrizioni sul programma di missili balistici.

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