Il premier Albin Kurti vince le elezioni anticipate in Kosovo, ma la maggioranza rimane incerta. Crisi di coalizione, conti della diaspora e sfide economiche nel Paese dei Balcani
Il Kosovo ha tenuto elezioni parlamentari anticipate dopo mesi di stallo politico, con l’obiettivo di superare l’impasse nella formazione del governo.
Il primo ministro Albin Kurti, leader del movimento Vetevendosje (Movimento per l’Autodeterminazione), ha nuovamente ottenuto il maggior numero di voti ma senza una chiara maggioranza assoluta nel parlamento di Pristina.
Secondo i risultati preliminari con lo spoglio quasi completato, Vetevendosje ha ottenuto circa quarantanove per cento dei voti, consolidando la propria posizione come forza politica dominante nel Paese. Tuttavia, il movimento non sembra aver raggiunto da solo i sessantuno seggi necessari su 120 per governare senza alleati, cosa che rende necessarie nuove trattative politiche.
Crisi politica e ruolo della diaspora
Le elezioni anticipate si rendono necessarie dopo che i colloqui di coalizione seguiti alle elezioni di febbraio avevano più volte fallito, prolungando di fatto il vuoto di potere a Pristina e lasciando il Paese senza un governo stabile. La legislatura precedente non era riuscita a formare un esecutivo anche se Vetevendosje aveva vinto con una forte percentuale di voti.
Un elemento chiave nella formazione del nuovo governo è il conteggio dei voti della diaspora kosovara. Le schede dei cittadini all’estero non sono ancora state completamente contate e potrebbero influenzare se il partito di Kurti raggiungerà la soglia dei sessantuno seggi in Assemblea.
Le principali forze politiche in Parlamento
Oltre al Movimento per l’Autodeterminazione (Vetevendosje) di Kurti, ci sono diverse altre forze politiche fondamentali: Partito Democratico del Kosovo (Pdk) – formazione di centrodestra e principale forza di opposizione; Lega Democratica del Kosovo (Ldk) – partito di centrodestra con una lunga tradizione politica; Alleanza per il Futuro del Kosovo (Aak) e altre liste minori – gruppi più piccoli che però possono diventare utili per costruire coalizioni; partiti delle minoranze etniche, inclusi gruppi che rappresentano serbi, bosniaci e turchi: pur limitati nel numero di seggi, potrebbero rivelarsi decisivi per ottenere la maggioranza.
Le sfide che restano aperte
La situazione politica resta tesa: sebbene Kurti abbia ribadito l’intenzione di formare rapidamente un nuovo governo per sbloccare l’approvazione di importanti leggi e accordi internazionali, la mancanza di una maggioranza chiara obbliga il leader kosovaro a cercare alleanze.
La crisi istituzionale ha avuto ripercussioni economiche, ritardando decisioni cruciali come l’erogazione di prestiti internazionali e ostacolando l’approvazione del bilancio.
Kurti ha chiamato tutte le forze politiche a cooperare, evidenziando che il Kosovo non può permettersi ulteriori ritardi mentre affronta sfide economiche e sociali. Secondo analisti locali e osservatori internazionali, una piccola coalizione con partiti minori o dell’opposizione potrebbe essere la strada più praticabile per ottenere la maggioranza e formare un governo stabile.
Il voto anticipato come ultima chance
Le elezioni di dicembre rappresentano la seconda tornata elettorale del 2025 in Kosovo dopo il fallimento di febbraio nel dar vita a un esecutivo. Sono state descritte dai commentatori come una prova della maturità democratica del Paese, nonostante le difficoltà politiche ed economiche.
Il nuovo governo, una volta costituito, dovrà affrontare dossier interni urgenti – come la ripresa economica e il dialogo con la minoranza serba del Nord – oltre alle aspettative di partner internazionali come l’Unione Europea e gli Stati Uniti.