Che si tratti di antidolorifici, antibiotici o farmaci per il diabete, le farmacie tedesche difficilmente possono fare a meno della Cina, dato che la maggior parte dei principi attivi proviene da lì
Tre quarti dei principi attivi per antibiotici importati in Germania provengono dalla Cina. Lo ha riferito un rapporto pubblicato il 20 ottobre dell’associazione farmaceutica Pro Generika e.V.
A pagare il prezzo della dipendenza da Pechino è il "made in Germany". La produzione all'estero costa meno ed è conveniente per le case farmaceutiche, che evitano di produrre i farmaci in Germania. Ma così il Paese dipende dalla Cina per le forniture di prodotti farmaceutici essenziali.
Molte fabbriche tedesche di medicinali hanno chiuso
I farmaci generici sono quelli il cui brevetto è scaduto e quindi possono essere prodotti da chiunque. Rappresentano il 90 per cento dei farmaci considerati critici nell'Unione Europea, cioè essenziali per l’assistenza sanitaria ma vulnerabili a interruzioni nella catena di approvvigionamento, secondo un rapporto della Critical Medicines Alliance.
I loro prezzi bassi derivano dalla produzione in Paesi come Cina o India, dove componenti chimici e compresse costano molto meno, il lavoro è più economico e le normative ambientali meno stringenti. Il rovescio della medaglia è che in Germania molte fabbriche hanno chiuso.
"La produzione a basso costo all'estero è stata il frutto di una mentalità che ha messo il risparmio prima di tutto. Tornare a produrre in Germania è pura utopia: i costi sarebbero enormi e mancano le competenze", ha spiegato Michael Müller, professore di chimica farmaceutica e medica all'Università di Friburgo.
Anche ricostruire stabilimenti in Germania non risolverebbe il problema: "Non possiamo produrre i principi attivi necessari da soli. Dipendiamo chiaramente dalla Cina", ha aggiunto Müller.
In Germania ci sono carenze nelle scorte di circa 500 farmaci
Nel 2024, la Germania ha esportato in Cina prodotti farmaceutici per un valore di 4,1 miliardi di euro. Le importazioni di principi attivi farmaceutici, compresse e simili dalla Cina sono state pari a 722 milioni di euro, secondo i dati dell'Ufficio federale di statistica tedesco. I numeri però ingannano.
In termini di peso, la Germania ha venduto 15 milioni di tonnellate di prodotti farmaceutici alla Cina, mentre la Cina ne ha vendute 33 milioni alla Germania.
Se un sito produttivo fallisce, spesso mancano le alternative e ne conseguono problemi nelle forniture.
Recentemente l’associazione dei farmacisti tedeschi (Abda) ha avvertito che ci sono carenze di circa 500 farmaci, in particolareantibiotici pediatrici e farmaci per Adhd e asma.
"La Germania un tempo era la farmacia del mondo. Ora lo sono Cina o India. E se lì ci sono problemi di produzione, questo si riflette immediatamente nelle forniture in Europa e in Germania", ha dichiarato il presidente dell'Abda, Thomas Preis, al quotidiano Bild am Sonntag.
I farmaci come strumento politico?
C’è anche il timore che la Cina possa interrompere le forniture di farmaci verso la Germania o l’Unione Europea. Pechino ha già usato le dipendenze economiche e commerciali degli altri Paesi come strumento politico, come nel caso della disputa sui dazi con Washington.
Il leader cinese Xi Jinping ha imposto forti restrizioni all'export di terre rare come arma negoziale contro il presidente statunitense, Donald Trump. Quest'ultimo, durante il recente tour in Asia, ha firmato con la premier giapponese, Sanae Takaichi, un accordo per collaborare più strettamente sulle terre rare e ridurre la dipendenza dalla Cina.
Müller non crede però che in Germania gli scaffali possano davvero rimanere vuoti: "In caso di emergenza, la Germania sarebbe pronta a pagare e comprerebbe farmaci costosi", come già visto durante la pandemia.
Inoltre, Germania e Unione Europea traggono grandi vantaggi dalla produzione estera: "Il mercato dei farmaci è interconnesso. Paesi come Cina e India dipendono a loro volta dalla Germania. Milioni di lavoratori cinesi rimarrebbero senza lavoro se non ci fossero le esportazioni".
Per ridurre la dipendenza a lungo termine, Müller ha proposto di puntare maggiormente sull'innovazione: "La rete globale non è un nemico, ma un’opportunità, se la sappiamo usare. Sviluppando nuovi farmaci o processi produttivi, la Germania può fare la differenza".