La premier Meloni ringrazia Trump "per il lavoro di mediazione". Elogi per la proposta da tutte le forze di governo. Dall'opposizione Schlein denuncia l'esecutivo di aver "trascinato l'Italia sulle posizioni di Netanyahu"
"Una svolta storica". Così Palazzo Chigi definisce il piano statunitense per Gaza reso noto lunedì dal presidente Donald Trump a seguito del vertice col primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. La presidenza del Consiglio ha sottolineato che l'Italia è pronta a garantire aiuti e collaborazione diplomatica per attuare la proposta.
La premier Giorgia Meloni ha ringraziato Trump per "il lavoro di mediazione", sostenendo che "la proposta presentata oggi dal presidente degli Stati Uniti può rappresentare una svolta in questo processo", con l’obiettivo di arrivare a una cessazione permanente delle ostilità, al rilascio degli ostaggi e a un accesso umanitario sicuro per i civili.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, da parte sua, ha parlato di "speranza per un cessate il fuoco e un accordo definitivo". Nell’ambito della diplomazia italiana, il piano è visto come un'opportunità per rilanciare il ruolo dell'Italia nei negoziati mediorientali, in coordinamento con Stati Uniti, partner europei e Paesi della regione.
Anche Matteo Salvini ha commentato in toni entusiastici, definendo la notizia "splendida" e avvertendo che "nessuno deve sabotare questo accordo prezioso".
Tuttavia, già in precedenza Meloni aveva mostrato prudenza verso alcune proposte estreme: ad esempio, aveva minimizzato l'idea di spostare i palestinesi da Gaza, affermando che non credeva che Trump avesse un "piano definito" per farlo.
Nel contesto parlamentare, emerge però qualche tensione interna: documenti riservati riferiscono che funzionari del ministero degli Esteri avrebbero criticato l'"atteggiamento attendista" del governo italiano sulla guerra a Gaza, definendolo a tratti incoerente, come riportato anche da Haaretz.
Inoltre, sul fronte delle relazioni estere, la premier Meloni ha sottolineato che riconoscerà lo Stato palestinese solo dopo il rilascio di tutti gli ostaggi e l'esclusione di Hamas da qualsiasi ruolo di governo futuro.
Le reazioni dell’opposizione al vertice Trump–Netanyahu
L'annuncio del piano a Washington ha suscitato immediatamente dure repliche dai banchi dell'opposizione in Italia, che hanno messo in dubbio sia il merito che le modalità dell'intesa e hanno chiesto al governo chiarimenti e interventi parlamentari.
La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha accusato l'esecutivo di aver "trascinato l'Italia sulle posizioni di Netanyahu" e ha attaccato la linea della premier definendola irresponsabile rispetto alla necessità di esercitare pressione su Israele. Schlein ha più volte chiesto la convocazione dell'ambasciatore israeliano e un intervento più netto dell'esecutivo a tutela del diritto internazionale.
Il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha definito "vergognoso" porre condizioni che, a suo avviso, rimanderebbero il riconoscimento della Palestina e rischierebbero di lasciare i civili palestinesi in una condizione di abbandono. L'ex premier ha chiesto al governo trasparenza sulle scelte diplomatiche e maggior impegno per corridoi umanitari.
Esponenti di Alleanza Verdi e Sinistra hanno bollato il piano come "agghiacciante" o come una proposta che rischia di mascherare dinamiche di controllo esterno su Gaza, denunciando possibili violazioni di diritto internazionale e la marginalizzazione della popolazione palestinese nel processo decisionale.
L'opposizione ha inoltre chiesto che il Parlamento venga chiamato a valutare e discutere formalmente il piano statunitense, con interrogazioni al governo e richieste di audizioni del ministro degli Esteri: la richiesta nasce dalla preoccupazione che l'Italia, pur esprimendo il suo sostegno formale, non abbia ancora definito condizioni chiare per la tutela dei diritti umani e la partecipazione degli attori palestinesi legittimi.
La società civile spinge per lo stop immediato alle sofferenze palestinesi
Nonostante l’appoggio ufficiale del governo, la risposta della società civile in Italia mostra un volto molto diverso. In tutta Italia si sono svolte manifestazioni di solidarietà con Gaza che hanno visto la partecipazione di decine di migliaia di persone.
Il 22 settembre 2025 è stato indetto uno sciopero generale di 24 ore dai sindacati di base per denunciare la complicità dell'Italia nella "guerra a Gaza". Le richieste includevano il blocco delle esportazioni di armi israeliane, il sostegno alla missione della Global Sumud Flotilla e la rottura dei legami con politiche che alimentano il conflitto.
In alcune città, le manifestazioni sono degenerate in scontri con le forze dell’ordine e danni a infrastrutture, suscitando dure critiche da parte del governo Meloni, che ha definito alcuni partecipanti "teppisti" e ha esortato a non strumentalizzare il dolore per fini politici.
Un tema ricorrente nel dibattito interno riguarda la coerenza della politica estera italiana: l'opposizione ha accusato il governo di supporto incondizionato a Netanyahu e Trump, mentre settori della diplomazia e della società civile lamentano la mancanza di voce italiana autonoma nel negoziato.