I leader europei, da Ursula von der Leyen a Emmanuel Macron, hanno reagito positivamente al piano di Donald Trump di porre fine alla guerra a Gaza
L’Unione europea ha accolto con favore il piano in 20 punti presentato a Washington dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, volto a porre fine alla guerra di Israele contro Gaza. Bruxelles ha esortato Hamas ad accettarlo “senza indugio”, ritenendolo “la migliore possibilità immediata di porre fine al conflitto”.
Il progetto, che ha già ottenuto l’adesione di Israele e il sostegno dell’Autorità Palestinese, prevede:
cessazione delle ostilità,
rilascio degli ostaggi israeliani,
liberazione di centinaia di prigionieri palestinesi,
disarmo di Hamas,
accesso illimitato agli aiuti umanitari.
Elemento chiave del piano è la creazione di un “Consiglio di pace” temporaneo, presieduto da Trump, con il compito di supervisionare la transizione postbellica di Gaza.
Le voci di Bruxelles
“Il piano per Gaza del presidente Trump è un’opportunità per una pace duratura”, ha dichiarato l’Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Kaja Kallas, aggiungendo che “Israele ha firmato il piano, Hamas deve ora accettarlo senza indugio”.
Sulla stessa linea la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen: “L’Ue è pronta a contribuire al successo della proposta. La soluzione dei due Stati rimane l’unica strada percorribile per una pace giusta e duratura”.
Il presidente del Consiglio europeo António Costa ha ribadito l’urgenza di “un processo politico credibile che porti alla statualità palestinese”.
Divisioni e pressioni sugli Stati membri
Il piano di Trump arriva in un momento in cui l’Ue vive tensioni interne: Francia, Portogallo e Lussemburgo hanno recentemente riconosciuto lo Stato di Palestina, mentre altri governi valutano la sospensione parziale dell’Accordo di associazione Ue-Israele.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz, considerato decisivo per raggiungere una maggioranza qualificata, ha definito la proposta americana “la migliore possibilità di pace dopo gli attacchi di Hamas del 2023”.
Anche il presidente francese Emmanuel Macron ha insistito: “Israele deve impegnarsi con determinazione. Hamas non ha altra scelta che rilasciare immediatamente tutti gli ostaggi”.
Le posizioni dei leader europei
Oltre a Francia e Germania, anche Spagna, Svezia, Romania, Austria, Portogallo e Paesi Bassi hanno espresso sostegno al piano, ribadendo la necessità di un percorso rapido verso la soluzione a due Stati.
In Italia, la premier Giorgia Meloni ha definito l’iniziativa “un progetto ambizioso per la stabilizzazione, la ricostruzione e lo sviluppo di Gaza”, esortando Hamas a rinunciare alle armi e a non avere “alcun ruolo nel futuro dell’enclave”.
Il premier spagnolo Pedro Sánchez, tra le voci più critiche del blocco verso Netanyahu, ha invece sottolineato che “è tempo di porre fine a tanta sofferenza”.
Ostacoli sul terreno
Nonostante il sostegno internazionale, restano nodi irrisolti. Benjamin Netanyahu, che ha partecipato alla presentazione del piano a fianco di Trump, ha successivamente dichiarato che “si opporrà con forza” a qualsiasi prospettiva di Stato palestinese, mettendo in dubbio l’attuabilità dei 20 punti.
Durante la conferenza stampa, Trump ha avvertito che Israele avrebbe il “pieno appoggio” di Washington per agire contro Hamas se il movimento avesse respinto la proposta.
Il futuro del piano resta dunque incerto: accolto con favore dall’UE e da molti governi europei, sostenuto formalmente da Israele e dall’Autorità Palestinese, ma sospeso in attesa della decisione di Hamas, vero ago della bilancia per la riuscita del progetto.