La Gaza Humanitarian Foundation ha accusato Hamas di aver fomentato il panico e di aver diffuso informazioni errate che hanno portato alla violenza, ma non ha fornito alcuna prova
Almeno 20 palestinesi sono stati uccisi mercoledì in uno scontro avvenuto in un sito di distribuzione di aiuti gestito dalla Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), l’organizzazione statunitense sostenuta da Israele. È la prima volta che la Ghf riconosce la morte di civili durante le proprie operazioni nella Striscia.
L'organizzazione ha accusato Hamas di aver fomentato il panico e diffuso informazioni fuorvianti che avrebbero contribuito alla tragedia, ma non ha fornito prove a sostegno di tale accusa. Secondo la Ghf, 19 persone sono morte calpestate nella calca e una è stata accoltellata a morte nel centro di distribuzione di Khan Younis, nel sud della Striscia.
Il ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas, e diversi testimoni hanno accusato gli operatori della Ghf di aver usato gas lacrimogeni contro la folla, provocando il caos.
"Granate stordenti e spray al peperoncino"
Alcuni testimoni hanno raccontato che il panico è scoppiato dopo la diffusione di messaggi contraddittori ovvero che gli aiuti non sarebbero stati distribuiti o che lo sarebbero stati più tardi. Altri hanno riferito di essere rimasti intrappolati mentre cercavano di superare dei tornelli che avrebbero creato un pericoloso collo di bottiglia.
Omar Al-Najjar, residente di Rafah, ha detto che molti sono rimasti soffocati, forse a causa dell’inalazione di gas lacrimogeni. “Le ferite non sono state causate da spari, ma dalle persone che si spingevano a vicenda”, ha detto all’Associated Press mentre trasportava un ferito all’ospedale insieme ad altri uomini.
“Ci hanno lanciato granate stordenti e spray al peperoncino”, ha raccontato Abdullah Aleyat, presente al sito del Ghf. “Quando hanno visto che le persone si calpestavano, hanno aperto il cancello e tutti si sono accalcati, molti sono morti soffocati”.
Video precedenti diffusi dalla Gaza Humanitarian Foundation mostrano folle in preda al panico dirigersi verso i punti di distribuzione appena aperti. In altri video si vedono palestinesi ammassati dietro recinzioni metalliche, mentre contractor statunitensi utilizzano gas lacrimogeni e granate stordenti.
I siti Ghf si trovano all’interno di zone militari israeliane, gestiti da contractor statunitensi. L’esercito israeliano, pur circondando i siti, afferma di non essere direttamente coinvolto nelle operazioni all’interno.
Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani, da maggio sono morti 875 palestinesi mentre cercavano cibo, di cui 674 nei pressi dei centri gestiti dalla Ghf. Sebbene in alcuni casi si parli di colpi d’arma da fuoco israeliani, l’esercito di Tel Aviv sostiene di utilizzare il fuoco vivo solo in caso di minaccia diretta ai soldati.
La Fondazione, registrata nel Delaware, è stata creata a febbraio per fornire aiuti umanitari a Gaza nel contesto della crisi in corso.
Israele apre un nuovo corridoio militare
Mercoledì le forze israeliane hanno ucciso 22 persone a Gaza City, tra cui 11 bambini e 3 donne, e altre 19 a Khan Younis, secondo fonti ospedaliere locali.
L’esercito ha dichiarato di aver colpito oltre 120 obiettivi nella Striscia nelle ultime 24 ore, tra cui tunnel e depositi di armi di Hamas.
Lo stesso giorno le truppe israeliane hanno annunciato l’apertura di un quarto corridoio militare a Khan Younis, con l’intento di aumentare la pressione su Hamas. In passato, simili corridoi si sono rivelati un punto di attrito nei negoziati per il cessate il fuoco, poiché Israele intende mantenerne il controllo.
I negoziati a Doha tra Israele e Hamas restano in stallo, dopo 21 mesi di guerra iniziati con l’attacco di Hamas il 7 ottobre 2023, in cui sono morte circa 1.200 persone, per lo più civili, e 251 sono state rapite.
Finora, più di 58mila palestinesi sono stati uccisi nell’offensiva israeliana, secondo il ministero della Sanità di Gaza, che però non distingue tra civili e combattenti. L’esercito israeliano ha invece perso quasi 900 soldati dall’inizio del conflitto.