Tel Aviv accusa il governo di transizione siriano di ostilità verso la minoranza drusa e rafforza la presenza militare al confine. Il ministro della Difesa israeliano Katz: "Il regime si ritiri, Israele non abbandonerà i drusi"
L’esercito israeliano ha annunciato mercoledì di avere effettuato un attacco aereo contro il cancello d’ingresso del complesso dello Stato Maggiore del governo di transizione siriano nella capitale Damasco, nel contesto di un’escalation militare legata agli sviluppi nella provincia meridionale di Sweida.
La tv qatarina Al Jazeera riporta di nuovi raid aerei israeliani nelle campagne di Deraa e Sweida.
Un'esplosione si è verificata anche vicino al quartier generale del Ministero della Difesa siriano, mentre i media siriani riportano nel primo pomeriggio di un nuovo attacco aereo israeliano contro il Palazzo Presidenziale a Damasco. L'esercito non ha ancora rilasciato dichiarazioni sull'ultimo attacco.
Il bilancio provvisorio dei raid di Damasco è di almeno tre morti e oltre 30 feriti. Lo riferisce l'agenzia di stampa statale siriana Sana citando il ministero della Salute.
"Non esiste alcun accordo, negoziazione o mandato con il governo siriano", ha detto uno dei leader drusi, lo sceicco Hikmat Al-Jarri, opponendosi all'accordo di cessate il fuoco per la città di Sweida, nel sud della Siria, di cui si era parlato nel pomeriggio. Lo riporta Al Jazeera.
"La situazione in Siria è complicata, ma siamo sulla strada della de-escalation, nelle prossime ore speriamo di vedere qualche progressi per mettere fine a ciò che abbiamo visto", ha affermato il segretario di stato Usa Marco Rubio nello studio Ovale.
Mercoledì il portavoce delle Forze di Difesa Israeliane (Idf) ha dichiarato che "l’esercito israeliano ha appena condotto un’incursione contro l’ingresso del complesso dello Stato Maggiore del regime siriano a Damasco", sottolineando che l’operazione si inserisce nella risposta agli "sviluppi legati alle azioni contro i cittadini drusi in Siria".
Israele accusa la Siria di compiere atti ostili contro le minoranze
Durante una conferenza stampa, il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa'ar ha accusato il regime guidato da Ahmed al-Sharaa di compiere atti ostili contro le minoranze, in particolare la comunità drusa, definendolo un regime "non eletto e salito al potere con la forza delle armi".
Sa'ar ha poi ribadito che "gli interessi di Israele in Siria sono chiari: mantenere lo status quo ed evitare che il sud del Paese rappresenti una minaccia per lo Stato ebraico".
Parallelamente, l’esercito israeliano ha annunciato il rafforzamento delle forze al confine con la Siria, in seguito a una nuova valutazione della situazione nel sud del Paese.
Il portavoce militare Avichai Adraee ha spiegato che "in base alla valutazione della situazione, è stato deciso di aumentare la presenza militare nell’area della recinzione di sicurezza al confine con la Siria", aggiungendo che l’esercito "non permetterà che si sviluppino minacce militari nel sud".
Nel frattempo, decine di membri della comunità drusa di Majdal Shams hanno attraversato la recinzione nel Golan siriano occupato, dirigendosi verso il territorio siriano.
Nel governatorato di Sweida, l’aviazione israeliana ha condotto nuovi raid contro postazioni del governo di transizione siriano, mentre in città continuano gli scontri. Il ministro della Difesa israeliano Yisrael Katz ha inviato un messaggio diretto a Damasco, chiedendo il ritiro delle truppe siriane dalla zona.
"Il regime siriano deve ritirarsi e lasciare in pace la comunità drusa di Sweida", ha dichiarato Katz, sottolineando che Israele "non abbandonerà i drusi in Siria" e applicherà "la politica di dissuasione già approvata".
Le dichiarazioni israeliane arrivano in un contesto di forte tensione nella provincia di Sweida, teatro negli ultimi giorni di scontri armati tra gruppi drusi e beduini che hanno causato numerose vittime e feriti, riportando l’attenzione sul deterioramento della sicurezza nel sud della Siria.