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Striscia di Gaza, Hamas: pronti ad avviare negoziati su tregua con Israele

Un uomo porta in braccio un bambino ferito dopo un attacco israeliano contro un edificio residenziale a Gaza City
Un uomo porta in braccio un bambino ferito dopo un attacco israeliano contro un edificio residenziale a Gaza City Diritti d'autore  AP Photo
Diritti d'autore AP Photo
Di Euronews
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Hamas ha dichiarato in un post su X che è pronto ad avviare colloqui sulla tregua a Gaza. Nel frattempo nuovi bombardamenti su Gaza fanno morti e feriti nel sud della Striscia

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Hamas è pronto ad avviare colloqui su una tregua nella Striscia di Gaza con Israele, secondo quanto affermato dal gruppo stesso sulla piattaforma di social media X.

"Il movimento ha completato le consultazioni interne e con le fazioni e le forze palestinesi sull'ultima proposta dei mediatori per porre fine all'aggressione contro il nostro popolo a Gaza. Il movimento ha inviato una risposta positiva ai fratelli mediatori ed è pienamente pronto ad avviare immediatamente un ciclo di negoziati sul meccanismo per l'attuazione di questo quadro", ha scritto Hamas su X.

In precedenza, il movimento armato palestinese aveva riferito su Telegram che stava esaminando le proposte e ribadito che una tregua dovrebbe includere "garanzie di un cessate il fuoco a Gaza", a lungo termine, "il ritiro delle truppe israeliane e l'ingresso di aiuti umanitari".

Secondo alcuni media arabi, tuttavia, Hamas sarebbe pronto a discutere l'assetto di potere a Gaza, il disarmo della milizia e l'esilio dalla Striscia di alcuni funzionari responsabili degli attacchi del 7 ottobre.

Cosa prevede la proposta di tregua israeliana

La proposta israeliana, sostenuta dagli Stati Uniti, prevede 60 giorni di cessate il fuoco, il rilascio di 10 ostaggi, il trasferimento dei corpi di 18 ostaggi morti agli israeliani e il ritiro delle Forze di difesa israeliane (Idf) dietro la linea Morag, il nuovo corridoio stabilito tra Rafah e Khan Younis, secondo l'agenzia di stampa palestinese Maan.

"Vedremo cosa accadrà", ha detto il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ai giornalisti. Il presidente Usa ha parlato esplicitamente di una soluzione che consenta di riportare a casa i rapiti.

In questo senso, in una lettera indirizzata ai sottoposti il capo di stato maggiore delle Idf Eyal Zamir, ha affermato che a Gaza "la campagna a Gaza non è finita, il nostro dovere riportare a casa gli ostaggi", come detto anche dal premier israeliano, Benyamin Netanyahu.

Altri morti nei raid di Israele su Gaza venerdì

Almeno 27 palestinesi sono stati uccisi dall'esercito israeliano a Gaza dall'alba di venerdì e altre decine sono rimaste ferite, secondo quanto riferito da fonti mediche locali.

Le vittime includono almeno 15 persone uccise quando i jet israeliani hanno bombardato le tende che ospitavano i palestinesi sfollati nell'area di al-Mawasi, vicino alla città di Khan Younis, nel sud di Gaza.

Cinque persone persone sono state uccise dal fuoco israeliano mentre cercava aiuti nei pressi del punto di distribuzione della Gaza Humanitarian Foundation, vicino al cosiddetto Corridoio di Netzarim, nel centro di Gaza.

Giovedì oltre la metà dei circa 100 morti palestinesi era deceduta in attesa di aiuti umanitari presso i centri di distribuzione dela Ghf.

La relatrice Onu accusa complicità con Israele nel nuovo rapporto

Secondo l'ultimo rapporto, reso pubblico questa settimana dalla Relatrice speciale Onu sui diritti umani nei territori palestinesi occupati, diversi marchi internazionali "traggono profitto dal genocidio a Gaza".

Il rapporto stilato da Francesca Albanese è intitolato Dall'economia dell'occupazione all'economia del genocidio e analizza il coinvolgimento di aziende internazionali nella fornitura di armi e macchinari pesanti utilizzati dalle forze armate israeliane a Gaza e in Cisgiordania, così come l'importazione di prodotti provenienti dagli insediamenti ebraici nei territori occupati.

"Mentre i leader politici e i governi si sottraggono ai propri obblighi, troppe entità aziendali hanno tratto profitto dall'economia israeliana basata sull'occupazione illegale, sull'apartheid e, ora, sul genocidio", sostiene Albanese.

"La complicità denunciata da questo rapporto è solo la punta dell'iceberg", ha sottolineato la relatrice speciale, "porvi fine non sarà possibile senza chiamare a rispondere il settore privato, compresi i suoi dirigenti", anche dal punto di vista penale.

Tra le aziende contro cui il rapporto punta il dito ci sono Lockheed Martin e altri produttori di parti e servizi per gli F-35, tra cui l'italiana Leonardo, aziende di robotica come la giapponese Fanuc, compagnie di navigazione come AP Moller, produttori di tecnologie di sorveglianza - da Ibm a Microsoft a Hewlett Packard - e aziende di macchinari pesanti come Caterpillar e Volvo.

Il rapporto chiama in causa anche il programma Horizon Europe della Commissione europea, in quanto facilita la collaborazione tra università e istituti di ricerca europei con controparti israeliane "complici dell'apartheid e del genocidio".

Dal 2014, la Commissione europea ha concesso oltre 2,12 miliardi di euro a entità israeliane, tra cui il ministero della Difesa e le Industrie Aerospaziali Israeliane.

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