L'Iran sostiene che finora non sono state rilevate perdite nucleari nei siti attaccati dagli Stati Uniti. Venerdì, prima degli ultimi bombardamenti, il direttore generale Rafael Grossi ha dichiarato che il rilascio di radioattività potrebbe mettere in pericolo la popolazione iraniana
L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha convocato una riunione straordinaria del suo Consiglio dei governatori a Vienna, in seguito ai bombardamenti effettuati dagli Stati Uniti su diversi siti nucleari iraniani.
L’annuncio è stato dato direttamente dall’agenzia in un post pubblicato su X (ex Twitter), che ha confermato anche la cancellazione del viaggio a Bruxelles del direttore generale Rafael Grossi, inizialmente previsto per lunedì, in occasione del Consiglio Esteri dell’Unione Europea.
I bombardamenti su Natanz, Isfahan e Fordow
Durante la notte, velivoli americani hanno colpito tre importanti siti nucleari iraniani: Natanz, Isfahan e Fordow, strutture chiave del programma atomico della Repubblica Islamica. Le autorità iraniane hanno rassicurato sull’assenza di rischi immediati: il Centro nazionale per la sicurezza nucleare ha dichiarato che “non sono state rilevate emissioni radioattive” e che “non c’è alcun pericolo per i residenti nelle aree circostanti”. L’AIEA ha confermato l’assenza di incrementi nei livelli di radiazione attorno ai siti colpiti.
L’Ue chiede moderazione, l’Iran valuta il ritiro dal TNP
La risposta internazionale non si è fatta attendere. Il presidente del Consiglio dell’Ue, Antonio Costa, ha espresso preoccupazione per l’escalation e ha invitato tutte le parti a rispettare il diritto internazionale e la sicurezza nucleare. “È essenziale evitare ogni rischio di contaminazione e garantire la protezione dei civili”, ha scritto in una nota su X.
Nel frattempo, da Teheran arrivano segnali di forte tensione: il presidente della Commissione Esteri del Parlamento iraniano, Abbas Golroo, ha dichiarato che l’Iran “ha ora il diritto legale di ritirarsi dal Trattato di non proliferazione nucleare”. Un’eventualità che potrebbe stravolgere gli equilibri già fragili dell’intera regione e compromettere definitivamente ogni prospettiva di controllo sul programma atomico iraniano.
La convocazione della riunione straordinaria dell’Aiea conferma l’allerta crescente tra le istituzioni internazionali. Con la sicurezza nucleare tornata in cima all’agenda, gli occhi restano puntati su Vienna, dove si decideranno i prossimi passi diplomatici. L’eventuale ritiro dell’Iran dal TNP rappresenterebbe un duro colpo per l’architettura globale di non proliferazione. Nel frattempo, la comunità internazionale si interroga sulla sostenibilità di un’ulteriore escalation.
Cos'è il TNP
Il TNP, acronimo di Trattato di Non Proliferazione Nucleare (in inglese NPT – Non-Proliferation Treaty), è un accordo internazionale firmato nel 1968 ed entrato in vigore nel 1970, con lo scopo di limitare la diffusione delle armi nucleari a livello globale. Il trattato si fonda su tre principi fondamentali: impedire che nuovi Stati acquisiscano armi nucleari, promuovere il disarmo da parte di quelli che già le possiedono, e garantire che la tecnologia nucleare venga usata solo per scopi pacifici, sotto il controllo dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea).
Secondo le regole del TNP, solo gli Stati che avevano sviluppato armi nucleari prima del 1967 — Stati Uniti, Unione Sovietica (oggi Russia), Regno Unito, Francia e Cina — sono legalmente autorizzati a detenerle. Gli altri Paesi, in cambio dell’accesso all’energia nucleare civile, si impegnano a non sviluppare ordigni atomici.
L’Iran è uno dei Paesi firmatari del TNP e, in base agli obblighi previsti, ha promesso di non dotarsi di armi nucleari. Tuttavia, il suo programma nucleare è da anni oggetto di tensioni internazionali, con accuse da parte di diverse potenze occidentali secondo cui Teheran starebbe lavorando in segreto a un'arma atomica. La possibilità che l’Iran si ritiri dal TNP, come minacciato da esponenti politici dopo i recenti bombardamenti statunitensi, rappresenterebbe una svolta drammatica, con potenziali conseguenze destabilizzanti per tutto il Medio Oriente e per l’equilibrio nucleare globale.