Diversi Paesi del Medio Oriente e le Nazioni Unite hanno reagito al coinvolgimento ufficiale degli Stati Uniti nel conflitto tra Israele e Iran. Il mondo chiede una soluzione diplomatica
Il presidente Donald Trump, che solo giovedì aveva dichiarato che avrebbe preso una decisione sul coinvolgimento americano entro quindici giorni, ha invece ordinato l’intervento in tempi rapidi.
Dalla “War Room” di Washington, Trump e i suoi principali consiglieri hanno autorizzato nelle prime ore di domenica un’operazione militare condotta da bombardieri stealth B-2 contro obiettivi nucleari in Iran, giustificando l’azione con l'accusa che Teheran stesse cercando di costruire un’arma atomica.
Secondo fonti militari, gli aerei avrebbero decollato dalle basi statunitensi di Guam e Diego Garcia, colpendo con bombe a penetrazione le centrali nucleari di Fordow, Natanz ed Esfahan. I danni effettivi restano al momento incerti, ma l’Iran ha reagito affermando di riservarsi il diritto di "resistere con tutta la forza".
L’intervento ha sollevato interrogativi globali: l’Iran sceglierà di reagire apertamente, colpendo obiettivi americani nella regione, oppure opterà per una strategia più cauta?
Nel frattempo, gli alleati regionali degli Stati Uniti hanno chiesto con urgenza un ritorno alla diplomazia, preoccupati dal rischio concreto di un’escalation incontrollabile. La crisi ha riportato al centro dell’attenzione internazionale la minaccia rappresentata dal programma nucleare iraniano.
Diversi Paesi e gruppi filo-iraniani hanno condannato l’attacco, invitando tutte le parti a evitare ulteriori provocazioni e a lavorare per una de-escalation della tensione.
Le Nazioni Unite invitano alla diplomazia
Il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres si è detto "gravemente allarmato" per l'uso della forza da parte degli Stati Uniti.
"C'è un rischio crescente che questo conflitto possa rapidamente andare fuori controllo, con conseguenze catastrofiche per i civili, la regione e il mondo", ha dichiarato isulla piattaforma di social media X.
"Faccio appello agli Stati membri affinché si arrivi a una de-escalation". "Non esiste una soluzione militare. L'unica strada percorribile è la diplomazia".
Keir Starmer invita l'Iran a tornare al tavolo dei negoziati
Il primo ministro britannico Keir Starmer ha invitato l'Iran a tornare al tavolo dei negoziati per porre fine alla crisi in modo diplomatico, affermando che la stabilità è la priorità nella regione instabile, ma la domanda è se gli Stati Uniti e Israele vogliono sedersi e risolvere la questione diplomaticamente?
Nel frattempo, la scorsa settimana il Regno Unito, insieme all'Unione europea, alla Francia e alla Germania, ha cercato senza successo di mediare una soluzione diplomatica con l'Iran a Ginevra.
Starmer ha dichiarato che il programma nucleare iraniano rappresenta una grave minaccia per la sicurezza mondiale.
"Non si può permettere all'Iran di sviluppare un'arma nucleare e gli Stati Uniti hanno preso provvedimenti per mitigare questa minaccia", ha dichiarato Starmer.
Von der Leyen e Kallas invitano alla moderazione
Il capo della diplomazia dell'Unione europea ha affermato che non si deve permettere all'Iran di sviluppare un'arma nucleare, ma ha esortato le parti coinvolte nel conflitto a mostrare moderazione.
"Esorto tutte le parti a fare un passo indietro, a tornare al tavolo dei negoziati e a evitare un'ulteriore escalation", ha dichiarato il capo della politica estera dell'Ue Kaja Kallas in un post sui social media.
La presidente dell'Ue Ursula von der Leyen ha scritto sulla rete X che la stabilità nella regione deve essere la nostra priorità, così come il rispetto del diritto internazionale. Invita a trovare una soluzione diplomatica.
L'Italia dice che un Iran nucleare è un pericolo per la regione
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato che gli impianti nucleari iraniani "rappresentano un pericolo per l'intera regione", ma spera che l'azione possa portare a una de-escalation del conflitto e ai negoziati.
La Cina si chiede se gli Usa stiano commettendo un errore come in Iraq
Un commento dei media governativi cinesi si chiede se gli Stati Uniti stiano "ripetendo l'errore commesso in Iraq anche in Iran".
L'articolo online della CGTN, il ramo in lingua straniera dell'emittente statale, afferma che gli attacchi statunitensi segnano un pericoloso punto di svolta.
"La storia ha ripetutamente dimostrato che gli interventi militari in Medio Oriente spesso producono conseguenze indesiderate, tra cui conflitti prolungati e destabilizzazione regionale", si legge, citando l'invasione statunitense dell'Iraq nel 2003.
Un approccio diplomatico e misurato è la migliore speranza per la stabilità in Medio Oriente.
L'Iraq ha strette relazioni con Washington e Teheran
Il governo iracheno ha condannato gli attacchi statunitensi, affermando che l'escalation militare ha creato una seria minaccia alla pace e alla sicurezza in Medio Oriente. Il governo iracheno ha affermato che l'escalation militare rappresenta un serio rischio per la stabilità regionale e ha chiesto sforzi diplomatici per disinnescare la crisi.
"La continuazione di tali attacchi rischia una pericolosa escalation con conseguenze che vanno oltre i confini di qualsiasi Stato, minacciando la sicurezza dell'intera regione e del mondo", ha dichiarato il portavoce del governo Bassem al-Awadi.
L'Iraq ha stretti rapporti sia con Washington che con Teheran, e ha cercato di bilanciarli nel corso degli anni. Il Paese ha anche una rete di potenti milizie sostenute dall'Iran, che finora non sono entrate nella mischia.
L'Arabia Saudita non condanna gli attacchi, ma è preoccupata
L'Arabia Saudita, uno dei principali alleati degli Stati Uniti nella regione, ha espresso "profonda preoccupazione" per gli attacchi aerei statunitensi, ma non si è spinta a condannarli.
"Il Regno sottolinea la necessità di compiere ogni sforzo possibile per esercitare la moderazione, ridurre le tensioni ed evitare ulteriori escalation", ha dichiarato il ministero degli Esteri in un comunicato.
L'Arabia Saudita aveva già condannato gli attacchi di Israele contro le strutture nucleari e i vertici militari iraniani.
Il Qatar deplora l'escalation delle tensioni
Il Qatar, che ospita la più grande base militare statunitense in Medio Oriente, ha dichiarato di "deplorare" l'escalation delle tensioni nella guerra tra Israele e Iran.
In un comunicato, il ministero degli Esteri del Qatar ha esortato tutte le parti a dare prova di moderazione e ad "evitare un'escalation, che i popoli della regione, oppressi dal conflitto e dalle sue tragiche ripercussioni umanitarie, non possono tollerare".
Il Qatar è stato un mediatore chiave nella guerra tra Israele e Hamas.
L'Oman teme un allargamento del conflitto
L'Oman, che ha fatto da mediatore nei colloqui sul nucleare tra Iran e Stati Uniti, ha condannato gli attacchi aerei, affermando che hanno aumentato le tensioni nella regione.
Gli attacchi aerei statunitensi minacciano di "ampliare la portata del conflitto e costituiscono una grave violazione del diritto internazionale", ha dichiarato in un comunicato il portavoce del Ministero degli Esteri dell'Oman.
L'Asse della Resistenza iraniano invita alla Jihad
Sia i ribelli Houthi in Yemen che Hamas hanno condannato gli attacchi statunitensi.
In una dichiarazione di domenica, l'ufficio politico degli Houthi ha invitato le nazioni musulmane a unirsi alla "Jihad e all'opzione della resistenza come fronte contro l'arroganza sionista-americana".
Hamas e gli Houthi fanno parte del cosiddetto Asse della Resistenza iraniano, un insieme di proxy filo-iraniani che si estende dallo Yemen al Libano e che, per anni, ha dato alla Repubblica Islamica un notevole potere in tutta la regione.
Per quanto riguarda Hezbollah, il gruppo militare non ha intrapreso alcuna azione militare contro Israele in solidarietà con il suo principale alleato, l'Iran, e non ha ancora commentato gli attacchi notturni di Washington.
In Libano, il nuovo presidente, Joseph Aoun, ha dichiarato che i bombardamenti statunitensi potrebbero portare a un conflitto regionale che nessun Paese può permettersi e ha invitato a negoziare.
"Il Libano, i suoi leader, i suoi partiti e il suo popolo sono oggi più che mai consapevoli di aver pagato un prezzo pesante per le guerre che sono scoppiate sul loro territorio e nella regione", ha detto Aoun in una dichiarazione del 10. "Non sono disposti a pagare ancora".
La nuova leadership libanese - salita al potere dopo una devastante guerra tra Israele e il gruppo militante Hezbollah - ha esortato il Paese ad evitare di essere trascinato in ulteriori conflitti mentre cerca di ricostruire e di uscire da una crisi economica che dura da anni.
L'Australia chiede la fine diplomatica del conflitto
L'Australia, che venerdì ha chiuso l'ambasciata a Teheran ed evacuato il personale, ha insistito sulla necessità di porre fine al conflitto per via diplomatica.
"Siamo stati chiari sul fatto che il programma nucleare e di missili balistici dell'Iran ha rappresentato una minaccia per la pace e la sicurezza internazionale", ha dichiarato un funzionario del governo in un comunicato scritto. "Prendiamo atto della dichiarazione del presidente degli Stati Uniti secondo cui questo è il momento della pace".
"Continuiamo a chiedere distensione, dialogo e diplomazia".