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Quali Paesi stanno aumentando il loro arsenale nucleare: la Cina insegue Russia e Usa

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Di Alessio Dell'Anna & Mert Can Yilmaz e Chiara Zampiva
Pubblicato il
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Secondo gli esperti, ci troviamo in quello che pare essere il momento più pericoloso dalla "fine della Guerra Fredda": nel 2024 le principali potenze nucleari hanno rafforzato i loro arsenali

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L'era del disarmo nucleare sembra essere giunta al termine, hanno avvertito questa settimana gli esperti dell'Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma (Sipri).

Tra tensioni globali diffuse e conflitti regionali, i ricercatori affermano che il numero di armi nucleari sembra essere aumentato negli ultimi 12 mesi.

Lo stock di armi nucleari è ora stimato a 9.614 testate disponibili, lo 0,3 per cento in più rispetto al 2024. Il totale è di 12.241, comprese le testate "in pensione".

"Alla fine del 2024 il disarmo nucleare è apparso più sfuggente che in qualsiasi altro momento dalla fine della Guerra Fredda", afferma il Sipri, "soprattutto perché il dialogo strategico tra Russia e Stati Uniti è di fatto cessato".

Arsenali nucleari

La Cina corre per recuperare il ritardo

Il programma nucleare cinese sta crescendo più velocemente di qualsiasi altro Paese grazie a "significativi lavori di modernizzazione ed espansione", si legge nel rapporto.

Pechino sta attualmente costruendo nuovi silos per i suoi missili balistici intercontinentali (Ibm) in tre grandi campi nel nord del Paese e in tre aree montuose nel centro-est.

Dal 2023, il suo arsenale si è ampliato di 100 nuove testate nucleari all'anno, fino a raggiungere le 600 nel 2025, diventando così la terza riserva mondiale.

Tuttavia, si ritiene che la maggior parte delle testate cinesi sia conservata separatamente dai loro lanciatori.

Entro la fine del decennio la Cina, che attualmente è il secondo al mondo per spesa militare dopo gli Stati Uniti, potrebbe avere un numero di missili intercontinentali almeno pari a quello della Russia o di Washington, anche se si prevede che il suo arsenale rimarrà comunque inferiore a quello di questi ultimi.

Le tensioni hanno minato il dialogo tra Cina e Stati Uniti sulle questioni legate alle armi nucleari a causa del sostegno americano a Taiwan e delle sanzioni economiche contro la Cina.

Usa-Russia: si avvicina la scadenza del 2026 per la riduzione degli arsenali nucleari

Russia e Stati Uniti detengono ancora quasi il 90 per cento di tutte le armi nucleari.

"Entrambi gli Stati stanno attuando ampi programmi di modernizzazione che potrebbero aumentare le dimensioni e la diversità dei loro arsenali in futuro", afferma il Sipri.

"Se non si raggiungerà un nuovo accordo per limitare le loro scorte, il numero di testate che dispiegano sui missili strategici sembra destinato ad aumentare dopo la scadenza del Trattato bilaterale del 2010 sulle misure per l'ulteriore riduzione e limitazione delle armi strategiche offensive (New START), nel febbraio 2026".

In ogni caso, secondo gli analisti del Sipri, lo sforzo di modernizzazione nucleare della Russia ha subito un fallimento dei test e un ulteriore ritardo per il nuovo missile balistico intercontinentale Sarmat.

Inoltre, gli aggiornamenti di altri sistemi stanno procedendo più lentamente del previsto.

Negli Stati Uniti, invece, le autorità sono sotto pressione da parte dei sostenitori del nucleare per tenere il passo con i nuovi sviluppi della Cina.

Gli Stati Uniti potrebbero aumentare le proprie capacità riattivando i lanciatori vuoti, aumentando le armi nucleari non strategiche e distribuendo più testate sui lanciatori esistenti.

Francia e Regno Unito potenzieranno la flotta di sottomarini nucleari

In Europa, la Francia ha il più grande arsenale nucleare, con 290 armi, quasi tutte pronte al combattimento.

Nel 2024, Parigi ha continuato il suo programma di sviluppo di missili nucleari di terza generazione lanciati da sottomarini e di un nuovo missile da crociera lanciato dall'aria.

Come la Francia, anche il Regno Unito si è impegnato a potenziare le proprie capacità nucleari marittime costruendo quattro nuovi sottomarini a propulsione nucleare con missili balistici.

Sebbene si ritenga che l'anno scorso il Paese non abbia aumentato il proprio arsenale, che attualmente è di 225 testate nucleari, poche settimane fa il governo ha annunciato nuovi investimenti in un massimo di dodici nuovi sottomarini a propulsione nucleare nell'ambito del programma Aukus.

Le autorità hanno dichiarato che ciò avviene "in risposta al rapido aumento delle minacce". L'investimento fa parte di un budget di 17,5 miliardi di euro per il programma di testate nucleari del Paese.

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