È stato un testa a testa in cui i "no" sono stati in vantaggio a lungo. Un picco di voti a favore da parte dei cittadini moldavi all'estero avrebbe pareggiato i conti e dato la vittoria al "sì". La presidente Sandu e lo sfidante Stoianoglo al secondo turno per la presidenza
Il referendum sull'adesione della Moldova all'Unione europea è passato per un soffio, dopo un testa a testa durato per tutto lo scrutinio in cui i "no" sono stati quasi sempre in vantaggio.
Secondo quanto risulta dal sito ufficiale della Commissione elettorale moldava e da quello dell'Associazione per la democrazia partecipativa Adept, sono stati scrutinati tutti i 2.219 seggi e l'inserimento in Costituzione dell'adesione all'Ue ha vinto con il 50,46 per cento delle preferenze, solo mezzo punto oltre la percentuale necessaria.
I "no" si sono fermati al 49,54 per cento, corrispondenti a circa poco più di 737mila voti (contro 751mila sì). A fare la differenza dovrebbero essere state le poche migliaia dei voti della diaspora.
L'affluenza al voto di domenica ha superato il 50 per cento, molto più del quorum del 33 per cento necessario per la validità del referendum.
Gli elettori hanno dovuto votare anche per la presidenza. La presidente in carica, la 52enne Maia Sandu ha vinto il primo turno con il 42,45 per cento dei consensi, ma si prepara a un difficile ballottaggio il 3 novembre con Alexandr Stoianoglo del Partidul Socialiștilor din Republica Moldova, filorusso.
In Moldova è al potere un governo filo-occidentale dal 2021, un anno dopo la conquista della presidenza da parte di Sandu. Le elezioni parlamentari si terranno l'anno prossimo.
Vince il sì all'Ue ma di poco: Sandu accusa la Russia
Il risultato di misura al referendum suona come un affronto per la presidente filoeuropea Maia Sandu, che ha risposto criticando le interferenze straniere. Sandu ha accusato "gruppi criminali" di avere minato il referendum dopo che, a inizio mese, le forze dell'ordine moldave hanno scoperto un massiccio schema di acquisto di voti orchestrato da Ilan Shor, un oligarca in esilio in Russia, che ha pagato 15 milioni di euro a 130mila persone per compromettere le due votazioni.
Shor è stato condannato in contumacia lo scorso anno a 15 anni di carcere per frode e riciclaggio di denaro (nel caso di quasi un miliardo di euro scomparso dalle banche moldave nel 2014) e il suo partito filorusso è stato messo al bando.
Giovedì le autorità hanno sventato anche un altro complotto in cui più di cento giovani moldavi hanno ricevuto un addestramento da parte di gruppi militari privati in Russia, Serbia e Bosnia, su come creare disordini civili intorno ai due voti.
Il Cremlino ha subito chiesto "prove" riguardo a queste "gravi accuse", denunciando allo stesso tempo "anomalie" nel conteggio dei voti nel referendum, dal momento che per gran parte dello scrutinio i no al percorso di adesione all'Ue erano stati in vantaggio.
"Abbiamo seguito molto da vicino entrambe le votazioni, il referendum e le elezioni presidenziali in Moldova", ha dichiarato il portavoce della Commissione europea per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Peter Stano. "Abbiamo notato che questo voto si è svolto sotto un'interferenza e un'intimidazione senza precedenti da parte della Russia e dei suoi affiliati che miravano a destabilizzare i processi democratici nel Paese", ha osservato il portavoce.
La Moldova, un'ex repubblica sovietica con una popolazione di circa 2,5 milioni di abitanti, ha presentato domanda di adesione all'Ue sulla scia dell'invasione totale della Russia nella vicina Ucraina all'inizio del 2022 e ha ottenuto lo status di candidato nell'estate dello stesso anno insieme all'Ucraina. A giugno Bruxelles ha accettato di avviare i negoziati di adesione.