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Ius sanguinis, ius soli, ius scholae: come funziona la legge sulla cittadinanza negli altri Paesi Ue

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Image Diritti d'autore Francois Mori/Copyright 2015 The AP. All rights reserved.
Diritti d'autore Francois Mori/Copyright 2015 The AP. All rights reserved.
Di Michela Morsa
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In Italia si è riacceso il dibattito sulla concessione della cittadinanza ai minori stranieri nati sul territorio italiano o arrivati da piccoli nel Paese, che possono ottenerla al compimento dei 18 anni a determinate condizioni. La legge in merito negli altri grandi Paesi europei è meno restrittiva

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Il successo alle Olimpiadi estive di tanti atleti italiani di seconda generazione, tra cui la pallavolista Paola Egonu, ha riacceso le polemiche sull'integrazione e il dibattito sul riconoscimento della cittadinanza italiana ai minori nati in Italia da genitori stranieri o arrivati nel Paese da piccoli.

La campionessa olimpica è stata più volte accusata dall'estrema destra di non incarnare un canone di "italianità" a causa della sua pelle nera, e non si è mai tirata indietro dal denunciare gli attacchi razzisti.

Al di là del caso singolo, la questione è di rilievo generale. Secondo le ultime stime sono quasi un milione i figli di cittadini stranieri residenti in Italia in età scolare. Di questi sette su dieci nati sul territorio nazionale.

Si è tornati quindi a parlare di ius sanguinis, ius soli e ius scholae. Quali sono le differenze? E come funziona nel resto d'Europa?

Ius sanguinis, ius soli, ius scholae: le differenze

Il principio dello ius sanguinis ("diritto di sangue") prevede che la cittadinanza sia acquisita per discendenza o filiazione. È proprio questo il principio alla base della legge sulla cittadinanza italiana, la numero 91 del 1992.

In Italia, quindi, sarà necessario avere uno dei due genitori italiani o un antenato italiano per ottenere la cittadinanza. Per tutti gli altri vige il principio della naturalizzazione: i minori - sia quelli nati in Italia da genitori stranieri sia quelli arrivati nel Paese da piccoli - possono richiederla entro un anno dal compimento dei 18 anni se hanno risieduto in Italia ininterrottamente e legalmente, gli adulti al raggiungimento di dieci anni di residenza regolare ininterrotta. Ma l'iter burocratico - che non è detto vada a buon fine - è complesso, costoso e molto lungo.

Lo ius soli ("diritto del suolo"), invece, prevede che la cittadinanza sia acquisita per il semplice fatto di essere nati sul territorio dello Stato. In Italia viene concesso solo in casi eccezionali: per i figli di genitori ignoti, per i figli di genitori apolidi e per i figli di genitori stranieri che non possono trasmettere loro la cittadinanza.

Il principio dello ius scholae - concetto simile quello dello ius culturae- lega l'acquisizione della cittadinanza al completamento di uno o più cicli di studi nel Paese. In Italia è stato proposto in più occasioni per riformare la legge sulla cittadinanza: un testo che prevedeva il riconoscimento della cittadinanza italiana ai minori che avevano frequentato regolarmente almeno cinque anni di studio in Italia si è arenato alla Camera nel 2022.

La legge sulla cittadinanza negli altri Paesi dell'Unione europea

Confrontare le leggi sulla cittadinanza in vigore nei 27 Paesi dell'Unione europea non è facile, in quanto ogni Stato ha le sue procedure e requisiti, ma anche peculiarità ed eccezioni.

In ogni caso secondo il Migration integration policy indexnel 2019 l’Italia si posizionava al 14esimo posto tra i Paesi del blocco, al pari della Grecia, per la facilità nella concessione della cittadinanza. Soprattutto per quanto riguarda i bambini nati da genitori stranieri, le norme in vigore negli altri grandi Paesi Ue sono meno severe di quelle italiane.

Il principio dello ius soli, molto utilizzato nei Paesi americani come Stati Uniti, Canada, Messico, Argentina e Brasile, non esiste in nessuna delle legislazioni sulla cittadinanza in Europa. In alcuni Paesi vige però lo ius soli temperato, che condiziona l’acquisizione della cittadinanza ai nati sul territorio dello Stato ad alcuni requisiti di residenza.

In Irlanda, per esempio, un bambino nato sul territorio irlandese può ottenerla se almeno uno dei genitori risiede nel Paese legalmente da tre anni al momento della nascita del figlio. In Portogallo ne bastano due. Lo stesso principio vige in Germania, che con una recente riforma ha abbassato il periodo di residenza regolare dei genitori necessario a cinque anni. Anche in Grecia dal 2015 ottengono la cittadinanza i bambini nati nel Paese se uno dei genitori vi ha vissuto regolarmente per almeno cinque anni.

In Francia un bambino nato da genitori stranieri può ottenere la cittadinanza se ha vissuto in Francia per cinque anni a partire dagli 11 anni di età, o può riceverla anche a partire dai 13 anni se risiede nel Paese dall’età di 8 anni. In Spagna la legge è ancora più permissiva: per chi è nato nel Paese è infatti sufficiente risiedervi legalmente per un anno prima di poter richiedere la cittadinanza.

Inoltre, in Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Spagna vige anche il principio del doppio ius soli: se un bambino nasce sul territorio dello Stato da due genitori stranieri e la madre o il padre sono nati a loro volta nel Paese, può acquisire la cittadinanza. Mentre il doppio ius soli temperato – nascita di almeno uno dei genitori nel Paese e residenza permanente – è previsto solo dalla Grecia.

Forme di ius scholae

Il principio dello ius scholae è già presente in alcuni Paesi dell'Unione europea, sotto diverse forme.

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In Francia un minore straniero che ha vissuto nel Paese dall’età di sei anni può ottenere la cittadinanza da maggiorenne se ha concluso la scuola dell’obbligo in Francia e se ha un fratello o una sorella che possiede già la cittadinanza francese.

In Germania i tempi per ottenere la cittadinanza tedesca possono ridursi se si dimostra "un livello eccezionale di integrazione", per esempio con il raggiungimento di "risultati eccellenti a scuola"

In Grecia ci sono due norme che permettono a un minore straniero di ottenere la cittadinanza sulla base della sua frequentazione del sistema scolastico: se il bambino è nato in Grecia e almeno un genitore ha vissuto regolarmente nel Paese nei cinque anni precedenti, può chiedere la cittadinanza quando dimostra di essersi iscritto al primo anno delle scuole elementari. Se invece il bambino non è nato in Grecia può ottenere la cittadinanza dopo aver completato con successo nove classi di istruzione primaria e secondaria o sei classi di istruzione secondaria.

In Portogallo un minore straniero può ricevere la cittadinanza una volta raggiunti i 16 anni di età se ha frequentato almeno un anno di istruzione prescolare o di istruzione di base, secondaria o professionale.

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In Lussemburgo un adulto straniero può chiedere la cittadinanza se vive regolarmente e continuativamente almeno da un anno nel Paese e se vi ha frequentato almeno sette anni di scuola pubblica o privata. Anche in Slovenia gli stranieri che hanno frequentato e completato con successo almeno un programma di istruzione superiore nel Paese e vi hanno vissuto per almeno sette anni possono diventare sloveni.

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