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Corte Ue: 10 anni di residenza per il reddito di cittadinanza sono "discriminazione indiretta"

Corte Ue boccia requisito 10 anni residenza per reddito di cittadinanza
Corte Ue boccia requisito 10 anni residenza per reddito di cittadinanza Diritti d'autore Gregorio Borgia/Copyright 2019 The AP. All rights reserved.
Diritti d'autore Gregorio Borgia/Copyright 2019 The AP. All rights reserved.
Di euronews
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La Corte di giustizia europea si è pronunciata sul caso di due cittadine straniere che avevano fatto domanda per il reddito di cittadinanza, dichiarando il falso. L'Italia non può imporre dieci anni di residenza come requisito per accedere al sussidio

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L'Italia non può subordinare l'accesso al reddito di cittadinanza da parte dei cittadini di Paesi terzi soggiornanti di lungo periodo al requisito di aver risieduto nel Paese per almeno dieci anni, gli ultimi due in modo continuativo. Si tratta di una forma di "discriminazione indiretta".

È quanto stabilisce la Corte di Giustizia europea chiamata a pronunciarsi dal tribunale di Napoli sul caso di due cittadine che per ottenere la prestazione sociale avrebbero dichiarato in modo falso di essere in possesso dei requisiti necessari, compreso quello della residenza. Le due avrebbero ricevuto in maniera indebita 3.414 euro e 3.186 euro rispettivamente.

Per i giudici di Lussemburgo le misure che riguardano prestazioni sociali, l'assistenza sociale o la protezione sociale, non possono essere subordinate al requisito dei dieci anni di residenza. "Anche se si applica anche ai cittadini nazionali, esso interessa principalmente i cittadini stranieri, tra i quali figurano in particolare i cittadini di Paesi terzi" afferma la Corte, sottolineando come questa sia una forma di discriminazione.

La Corte in particolare sottolinea che, "affinché un cittadino di un paese terzo possa ottenere lo status di soggiornante di lungo periodo", è previsto "un requisito di soggiorno legale e ininterrotto di 5 anni nel territorio di uno Stato membro". Questo arco di tempo è ritenuto un periodo sufficiente per avere diritto alla parità di trattamento con i cittadini dello Stato membro, in particolare per quanto riguarda le misure riguardanti le prestazioni sociali.

Quindi uno Stato membro "non può prorogare unilateralmente il periodo di soggiorno" previsto dalla direttiva europea.

In più allo Stato membro, in questo caso l'Italia, è vietato sanzionare penalmente una falsa dichiarazione sul requisito di residenza

Trattandosi di un rinvio pregiudiziale, la Corte Ue non risolve la controversia interna dell'Italia, compito al quale deve invece assolvere il giudice nazionale in conformità alla pronuncia dei giudici europei.

Da gennaio 2024, il reddito di cittadinanza è stato abolito ed è stato sostituito dall'Assegno di inclusione (Adi) e il supporto alla formazione e lavoro, per i quali il requisito di residenza è "ridotto" ad almeno cinque anni, di cui gli ultimi due anni in modo continuativo.

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