NewsletterNewslettersEventsEventiPodcasts
Loader
Seguiteci
PUBBLICITÀ

Le nomine Rai slittano a settembre, il muro dell'opposizione: Prima la riforma della governance

Image
Image Diritti d'autore Andrew Medichini/Copyright 2023 The AP. All rights reserved
Diritti d'autore Andrew Medichini/Copyright 2023 The AP. All rights reserved
Di Michela Morsa
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button

Già la maggioranza non riusciva a trovare un'intesa sui nomi dei nuovi vertici Rai, ora anche l'opposizione unita punta i piedi, minacciando il sabotaggio del voto in Commissione di vigilanza. Così frana il piano di Giorgia Meloni di chiudere il dossier prima della pausa estiva

PUBBLICITÀ

Alla fine il dossier Rai slitterà a settembre. Per volere di tutti, tranne che di Giorgia Meloni. Se infatti non bastava la rissa interna alla maggioranza intorno alle nomine dei nuovi vertici della televisione pubblica, con il mancato accordo sui nomi che ritarda da mesi il rinnovo del Consiglio d'amministrazione, ormai "scaduto" il mese scorso, è subentrata anche l'opposizione a dare la scoccata definitiva al piano della presidente del Consiglio di chiudere la partita prima della pausa estiva.

In questi ultimi giorni, colloqui con le forze d'opposizione per un'intesa sulle nomine dei membri del Cda di competenza del Parlamento non ce ne sono stati e per la prima volta tutti i partiti di centrosinistra, dal Partito democratico al Movimento 5 stelle, passando per Azione, Italia viva e Alleanza verdi e sinistra, si sono uniti in un'unica posizione, con un unico obiettivo: sabotare il voto in Commissione di vigilanza per impedire la piena "occupazione" della tv di Stato da parte di Fratelli d'Italia che, d'accordo con l'alleata Forza Italia, aveva già ben chiaro a chi assegnare le poltrone più importanti.

"Prima delle nomine, si lavori a una riforma organica della governance", hanno chiesto con una nota i capigruppo di opposizione in Commissione - Stefano Graziano del Pd, Dario Carotenuto del M5s, Maria Elena Boschi di Iv, Angelo Bonelli e Giuseppe De Cristofaro (Avs), Mariastella Gelmini di Azione - appellandosi al "senso di responsabilità delle forze politiche e delle istituzioni", per "evitare l’ennesima lottizzazione e consentire al servizio pubblico di rilanciarsi".

"Appare evidente - si legge nella nota - l’impasse sull’assetto dei nuovi vertici di viale Mazzini. Con il via libera, avvenuto lo scorso marzo, del Parlamento europeo al Media freedom act, l’attuale legge che governa la Rai appare superata e necessita di una riforma che recepisca la legge europea per la libertà dei media", cosa che andrebbe fatta comunque entro il 2025.

Le opposizioni minacciano il sabotaggio

E hanno avvertito: in caso la loro richiesta venga ignorata e venga convocata la Commissione per ratificare come voluto da Meloni e Tajani la nomina di Simona Agnes, quota Fi, come presidente Rai, lasceranno l'aula. La "minaccia" ha fatto franare i piani già scricchiolanti della premier: l'intesa con l'opposizione è infatti indispensabile per raggiungere il quorum dei due terzi, ossia 28 voti su 42, dal momento che la maggioranza può contare su soli 24 voti.

A questo punto, il leader di Forza Italia l’ha già detto alla partner di coalizione, se cade una, cade pure l’altro, ossia Giampaolo Rossi, l'ex missino attualmente direttore generale, designato da mesi come futuro amministratore delegato. E si tornerebbe al punto di partenza.

Anche il leader della Lega Matteo Salvini, spina nel fianco di Meloni, non ha intenzione di deporre le armi finché non avrà ottenuto ciò che chiede in cambio di un eventuale assenso su Rossi: la nomina del direttore generale e la guida del DayTime o degli Approfondimenti, con un occhio puntato anche sulla Fiction, settore d’interesse della compagna, la produttrice Francesca Verdini.

La nomina del Cda alle Camere slitta a settembre

Ancora più lontana, come è evidente, è l'intesa con la minoranza del parlamento che oltre a dare la sua approvazione alla presidenza Rai, deve nominare due dei quattro componenti del Consiglio d'amministrazione scelti dalle Camere.

Il Senato ha già fissato la votazione sui due membri del Cda di sua competenza al 12 settembre. La Camera non si è ancora espresa, ma è ormai scontato che anche i deputati voteranno dopo la pausa estiva e quindi dopo il 10 settembre.

Solo in seguito il governo potrà infine procedere a definire le nomine di amministratore delegato, direttore generale e presidente della Rai: bisognerà vedere se Meloni, Tajani e Salvini riusciranno a sfangarla accordandosi su una presidenza almeno gradita all'opposizione o dovranno aprire al confronto sulla riforma, al quale si erano dichiarati disponibili.

Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

Commissario Ue e nomine Rai: la due partite di Meloni legate dal report sullo stato di diritto

Stato di diritto, la lettera di Meloni a von der Leyen: "Nessuna ingerenza"

Rapporto Ue sullo stato di diritto: critiche all'Italia sulla libertà di stampa