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Stato di diritto, la lettera di Meloni a von der Leyen: "Nessuna ingerenza"

Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni
Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni Diritti d'autore Omar Havana/Copyright 2024 The AP. All rights reserved
Diritti d'autore Omar Havana/Copyright 2024 The AP. All rights reserved
Di Fortunato Pinto
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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La premier italiana invia una lettera alla presidente della Commissione Ue in risposta alle raccomandazione di Bruxelles sullo stato di diritto nei Paesi dell'Ue. Meloni si concentra su tre aspetti critici legati alla libertà di stampa

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In Cina per una visita bilaterale con il governo di Pechino, la premier italiana Giorgia Meloni ha inviato una lettera alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in risposta alle raccomandazioni sullo stato di diritto dei Paesi del blocco. Raccomandazioni arrivate in un momento critico a Bruxelles, dove è in discussione la scelta dei commissari e per cui Meloni sta lottando in cerca di una posizione di peso.

Quali sono le raccomandazioni sulla stampa all'Italia

Secondo Bruxelles, preoccupano in Italia i casi di intimidazione ai danni dei giornalisti da parte dei politici, la mancanza di tutela del segreto professionale e delle fonti giornalistiche, il ritardo nella riforma del regime di diffamazione, così come le ingerenze da parte della politica nella rete pubblica Rai.

Meloni si difende dalle accuse

Domenica, la premier ha inviato una lettera al von der Leyen per difendere la posizione del suo governo. "Cara Ursula, qualche giorno fa, come accade ogni anno dal 2020, la Commissione europea ha pubblicato la Relazione annuale sullo stato di diritto dell'Ue e le raccomandazioni finali nei confronti dell'Italia non si discostano particolarmente da quelle degli anni precedenti, tuttavia per la prima volta il contenuto di questo documento è stato distorto a uso politico da alcuni nel tentativo di attaccare il Governo italiano. Qualcuno si è spinto perfino a sostenere che in Italia sarebbe a rischio lo stato di diritto, la libertà di informazione in particolare in Rai", ha scritto Meloni e ha poi spiegato i tre punti secondo lei critici.

I tre punti critici per Meloni

"Le critiche che vengono strumentalmente mosse nei confronti del Governo riguardano principalmente tre questioni: 1. il fatto che il sistema di governance della Rai non garantirebbe la piena indipendenza del servizio pubblico, che sarebbe soggetto ad un'eccessiva ingerenza politica; 2. il fatto che il cambiamento della linea editoriale della radiotelevisione pubblica avrebbe determinato le dimissioni di vari giornalisti e conduttori; 3. l'asserito mancato rispetto della par condicio durante le ultime elezioni del Parlamento europeo", ha scritto Meloni.

Sul primo punto Meloni ricorda che la riforma della Rai è stata ideata e realizzata nel 2015 dall'allora partito di maggioranza relativa, il Partito Democratico, durante il governo di Matteo Renzi, con la contrarietà del partito di Fratelli d'Italia. "Se dunque esiste un problema di ingerenza politica dovuta alla normativa esistente, questo non può certo essere imputato a chi quella norma l'ha subita", ha scritto Meloni ricordando poi che il governo e la maggioranza non si sono avvalsi ancora della facoltà di rinnovare la governance Rai, salvo la nomina obbligata di un nuovo Amministratore Delegato nel 2023 a seguito delle dimissioni del suo predecessore. "Non si comprende dunque come si possa imputare a questo Governo una presunta ingerenza politica nella governance della Rai", ha scritto Meloni.

"Giornalisti lasciano per dinamiche di mercato"

"Dispiace che neppure la Relazione della Commissione sullo stato di diritto e in particolare sulla libertà di informazione sul servizio pubblico radiotelevisivo sia stata risparmiata dai professionisti della disinformazione e della mistificazione", ha criticato la premier, che poi spiega perché alcuni giornalisti e conduttori hanno lasciato la Rai negli ultimi mesi: "Non è dipesa da cambio di linea editoriale, bensì da normali dinamiche di mercato".

"Critiche strumentali, no violazione par condicio"

Rispondendo poi alle polemiche sulla presunta violazione della par condicio durante la campagna delle elezioni europee, Meloni ha scritto che "durante ogni passata competizione elettorale, tutti i governi in carica hanno potuto legittimamente continuare ad informare i cittadini sulla loro attività, senza che l'informazione istituzionale rientrasse nel conteggio dei tempi della par condicio, così come previsto dalla legge vigente. Per questo motivo, Meloni definisce "strumentale" la critica del terzo punto in base alla quale la Rai avrebbe violato le regole della par condicio in favore della maggioranza di governo durante le ultime consultazioni per l'elezione dei membri del Parlamento europeo.**

"Fake news per inquinare il dibattito"

Meloni ha poi scritto che si tratta di un utilizzo di fake news che inquina il dibattito in Europa. "Da parte del Governo italiano confermo ogni sforzo per assicurare in Italia e in Europa il pieno rispetto dei valori fondanti alla base dell'Unione Europea e l'assiduo impegno a far progredire l'Italia nell'ambito della libera informazione, del contrasto alle fake news e del pluralismo del servizio pubblico radio televisivo dopo decenni di sfacciata lottizzazione politica", ha scritto ancora la premier.

Capogruppo Dem commissione vigilanza Rai: da Ue condanna alla faziosità meloniana

"Se tutta l'Europa e almeno mezza Italia condanna la faziosità della Rai meloniana sarebbe bene che il governo desse ascolto. A furia di andare contromano si va a sbattere. E il guaio in questi casi è che ci rimettono anche gli altri''. Così su X il capogruppo democratico nella commissione di vigilanza Rai, Stefano Graziano, dopo la lettera di Meloni.

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