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Disordini nel Regno Unito: il ruolo di fake news e pulsioni latenti

Un'immagine delle proteste in atto nel Regno Unito
Un'immagine delle proteste in atto nel Regno Unito Diritti d'autore Jacob King/PA
Diritti d'autore Jacob King/PA
Di Euronews
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Secondo un'esperta britannica, si tratta di comportamenti noti in chi studia le folle

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I social network potrebbero aver giocato un ruolo particolarmente importante nelle violente proteste che stanno attraversando il Regno Unito, con disordini registrati in numerose città. A spiegarlo è un'esperta di criminologia, secondo la quale, però, la vera miccia è rappresentata da un problema più "latente". E, secondo Stephanie Alice Baker, della City University di Londra, i disordini potrebbero essere percepiti dall'opinione pubblica come una sorta di autorizzazione a far montare le tensioni sociali.

"Sentimenti negativi proiettati sui migranti"

"Emergono sentimenti di nazionalismo - osserva l'esperta -. La sensazione è che le persone vengano lasciate indietro, che le libertà vengano negate e che sia in gioco la sovranità della nazione. Ciò coincide con l'aumento dei migranti con una crisi legata al carovita. Le persone hanno perciò esperienze dirette di lamentele e molti di questi sentimenti negativi vengono proiettati sui migranti".

La morte di tre ragazze ha scatenato proteste xenofobe in almeno una decina di città. Per Baker, si tratta di comportamenti studiati spesso da chi analizza le folle: "C'è sempre un momento di svolta in cui le persone si sentono incoraggiate e autorizzate ad agire in base a questi sentimenti, e di solito è quando entra in gioco lo spirito di emulazione".

Ad organizzare le proteste attivisti di estrema destra

La Gran Bretagna fronteggia da una settimana ormai le violenze, con folle che scandiscono nelle piazze slogan anti-migranti e islamofobici. I disordini sono stati alimentati da attivisti di estrema destra, che hanno diffuso sui social media informazioni false sugli autori della morte delle ragazze. .

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