Le Nazioni Unite hanno ripetutamente riferito che Gaza sta vivendo una crisi umanitaria, con una fame diffusa e centinaia di migliaia di persone sull'orlo della carestia
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha criticato i piani annunciati dall'esercito per sospendere temporaneamente le ostilità lungo una delle principali strade di accesso a Gaza e così facilitare la consegna degli aiuti umanitari.
Le Forze di difesa israeliane hanno detto che la cosiddetta "pausa tattica" riguarderà l'area di Rafah e inizierà alle 8 del mattino per rimanere in vigore fino alle 19 ora locale. Le pause avranno luogo ogni giorno fino a nuovo avviso.
Lo scopo è permettere ai camion degli aiuti di raggiungere il vicino valico di Kerem Shalom, il principale punto di ingresso per i convogli umanitari controllato da Israele, e di viaggiare in sicurezza verso l'autostrada Salah a-Din, una delle principali strade che attraversa verticalmente la Striscia, per consegnare i rifornimenti in diverse zone dell'enclave palestinese.
L'esercito ha dichiarato che la pausa è stata coordinata con le Nazioni Unite e le agenzie di aiuto internazionali.
Un funzionario israeliano ha riferito che per Netanyahu le pause sono "inaccettabili", come avrebbe chiarito al suo segretario militare. L'annuncio dell'Idf è stato criticato anche dal ministro delle Finanze Bezalel Smotrich e dal ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, che ha dichiarato che chi ha preso la decisione è un "pazzo" e dovrebbe perdere il lavoro.
Questo contrasto è l'ultimo di una serie di scontri tra i membri della coalizione di Netanyahu e i militari sulle modalità di conduzione della guerra, giunta al nono mese.
Una settimana fa l'ex capo dell'esercito israeliano e principale leader di opposizione Benny Gantz ha ritirato il sostegno del suo partito al governo e si è dimesso dal gabinetto di guerra, affermando che il premier non ha una strategia efficace a Gaza ma persegue solo i suoi interessi politici.
Anche i normali cittadini continuano a protestare contro Netanyahu e il suo esecutivo ogni fine settimana, principalmente a Tel Aviv. I manifestanti accusano il governo di non fare abbastanza per garantire il rilascio degli ostaggi ancora detenuti a Gaza e chiedono al premier di indire nuove elezioni e dimettersi.
Crisi umanitaria
Le Nazioni Unite hanno ripetutamente denunciato che Gaza sta vivendo una crisi umanitaria, con una fame diffusa e centinaia di migliaia di persone sull'orlo della carestia. L'Unrwa ha comunicato che meno di un terzo dei centri sanitari di Gaza sono operativi e che oltre 50mila bambini necessitano di cure per la malnutrizione acuta.
Israele ha subito crescenti pressioni per consentire l'accesso di maggiori aiuti umanitari, ma nell'ultimo mese, con l'occupazione e la chiusura del valico di Rafah da parte dei militari israeliani, il flusso di consegne ha persino subito una drastica riduzione.
Dal 6 maggio al 6 giugno le agenzie delle Nazioni Unite hanno ricevuto una media di 68 camion di aiuti al giorno, secondo i dati dell'Ocha (l'Ufficio umanitario dell'Onu). Si tratta di un grosso calo rispetto ai 168 al giorno di aprile e di un numero di gran lunga inferiore ai 500 camion al giorno che i gruppi di aiuto sostengono essere il minimo necessario.
Il Cogat, l'organismo militare israeliano che supervisiona la distribuzione degli aiuti a Gaza, afferma che non ci sono restrizioni all'ingresso dei camion e accusa le Nazioni Unite di non permettere l'afflusso di aiuti a Gaza. Secondo il Cogat dal 2 maggio al 13 giugno sono entrati a Gaza più di 8.600 camion di ogni tipo, sia di aiuti che commerciali, da tutti i valichi, con una media di 201 al giorno. Ma molti si sono accumulati ai valichi e non hanno raggiunto la loro destinazione finale.
Ma l'Onu spiega che i combattimenti tra l'esercito israeliano e Hamas spesso rendono troppo pericoloso per i camion spostarsi all'interno della Striscia.
Inoltre, il ritmo delle consegne è stato rallentato perché l'esercito israeliano deve autorizzare gli autisti a recarsi al valico, un sistema che, secondo Israele, è pensato per la sicurezza degli stessi autisti.
La nuova disposizione dell'Idf mira a ridurre la necessità di coordinare le consegne, fornendo ogni giorno una finestra di 11 ore ininterrotte ai camion che si muovono dentro e fuori dal valico.
Le pause potrebbero consentire l'arrivo degli aiuti in zone dove si rifugia la gran parte degli sfollati, come Al Mawasi, mentre non è chiaro se faciliteranno il raggiungimento del nord della Striscia. Non è stato specificato nemmeno se l'esercito israeliano fornirà sicurezza ai camion umanitari mentre si muovono lungo l'autostrada.