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Papua Nuova Guinea, si temono una seconda frana e le epidemie

Un'immagine aerea dello smottamento in Papua Nuova Guinea
Un'immagine aerea dello smottamento in Papua Nuova Guinea Diritti d'autore AP/Satellite image ©2024 Maxar Technologies
Diritti d'autore AP/Satellite image ©2024 Maxar Technologies
Di Andrea Barolini
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Dopo lo smottamento costato la vita ad un numero ancora imprecisato di persone, in Papua Nuova Guinea il rischio ora è legato all'instabilità della montagna e alla presenza di cadaveri

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Le autorità della Papua Nuova Guinea temono che una seconda frana possa verificarsi nella zona già colpita di Yambali, nei remoti altipiani della nazione del Pacifico meridionale. E a ciò si aggiunge il timore dell'insorgere di epidemie a seguito del disastro, a causa dei numerosi corpi rimasti intrappolati sotto le macerie e il fango

A preoccupare è il fianco della montagna divenuto instabile

A spiegarlo, nella mattinata di martedì 28 maggio, è stato Serhan Aktoprak, funzionario dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM). A preoccupare è in particolare il fatto che la parete montuosa calcarea è diventata più instabile a seguito di nuove piogge. L'agenzia delle Nazioni Unite è presente sul posto nella provincia di Enga per sostenere i circa 1.600 sfollati e le famiglie dei 670 morti accertati. Cifra che potrebbe risultare però molto più alta poiché si teme che il totale possa raggiungere le duemila unità

Aktoprak ha specificato che la popolazione è stata avvisata del rischio di una seconda frana, e che per la stessa ragione è probabile che si disponga l'evacuazione di ottomila abitanti della zona. "È una grande preoccupazione. Il movimento della terra, i detriti, stanno ponendo un grave rischio. Complessivamente, il numero totale di persone che potrebbero essere colpite potrebbe essere di seimila, se non di più", ha dichiarato. La cifra include non solo coloro che hanno perso la casa, ma anche chi non ha più a disposizione una fonte di acqua potabil****e, o ancora gli agricoltori che hanno perso le loro terre. 

Il rischio di epidemie dovute alla decomposizione dei cadaveri

Nel frattempo, si continua a scavare, anche a mani nude, tra rocce e fango. Il che pone anche rischi sanitari: "La mia più grande paura al momento è che i cadaveri si stiano decomponendo. L'acqua scorre e questo comporterà seri rischi per la salute in relazione alle malattie contagiose", ha aggiunto Aktoprak.

Per tentare di monitorare la situazione e comprendere le possibili evoluzioni, a breve dovrebbero essere presenti sul sito degli esperti di geotecnica, dotati di attrezzature per rilevare il movimento della terra. Una squadra, in particolare, dovrebbe arrivare oggi dall'Australia. "Il loro ruolo sarà in particolare quello di aiutare ad eseguire la sorveglianza per stabilire l'andamento della frana, l'instabilità del terreno e ovviamente fare un lavoro di identificazione dei corpi", ha dichiarato Murray Watt, ministro australiano per la Gestione delle emergenze.

L'Australia stanzia 1,7 milioni di dollari per i primi aiuti

Il ministro australiano per il Pacifico, Pat Conroy, ha dichiarato che il governo fornirà anche un supporto logistico a lungo termine per lo sgombero dei detriti, il recupero dei corpi e il sostegno agli sfollati. Il governo ha annunciato un primo pacchetto di aiuti di 2,5 milioni di dollari australiani (1,7 milioni di dollari).

A complicare le cose sono però le vie di comunicazione, soltanto in parte ripristinate dopo essere state anch'esse travolte dallo smottamento.

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