Regno Unito: Boris Johnson si dimette. Chi sarà il suo successore?

Boris Johnson, primo ministro britannico
Boris Johnson, primo ministro britannico Diritti d'autore Frank Augstein/Copyright 2022 The Associated Press. All rights reserved
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Lasciata la guida dei conservatori, BoJo continuerà a svolgere le funzioni di Primo ministro fino alla nomina di un suo sostituto, in un processo dai tempi non definiti

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Gli scandali degli ultimi mesi, e in particolare la nomina di Chris Pincher tra le posizioni apicali del partito, hanno costretto alle dimissioni da leader del suo partito il Primo ministro britannico Boris Johnson. 

Messo all'angolo dai suoi stessi colleghi di partito e nel mezzo di una cascata di dimissioni di membri della sua squadra (più di cinquanta tra ministri, viceministri e sottosegretari nelle ultime 24 ore), il primo ministro britannico ha gettato la spugna in una breve apparizione al numero 10 di Downing Street.

Dimissioni forzate

"È chiara la volontà del partito conservatore di individuare un nuovo leader del partito e un nuovo primo ministro", ha dichiarato Johnson davanti ai giornalisti. "Ho concordato con Sir Graham Brady (il capo del gruppo dei deputati conservatori), che il processo di scelta del nuovo leader debba iniziare ora: nessuno è lontanamente indispensabile e il nostro sistema darwiniano produrrà un altro leader ugualmente impegnato a portare avanti questo Paese in questi tempi difficili", ha continuato Johnson. 

Il primo ministro britannico lascia la guida dei Tories dopo che 50 tra ministri e sottosegretari avevano abbandonato il suo governo. 

Promettendo di restare in carica finché il processo di selezione del nuovo leader non si concluderà, Johnson ha respinto le critiche dei suoi detrattori, rispondendo di essersi sempre dedicato solamente al suo lavoro. "Vorrei che capiste la tristezza con cui abbandono il miglior lavoro del mondo", ha aggiunto , convinto che il futuro del suo Paese "sarà roseo anche se le cose possono sembrare oscure".

Cosa succede ora

Come già accaduto i suoi predecessori Theresa May e David Cameron, un Primo ministro conservatore del Regno Unito che si dimette da leader del partito resta in carica a Downing Street fino a che il suo partito non trova il sostituto. La durata del processo può variare: secondo la stampa inglese, si potrebbe arrivare fino a ottobre, anche se nel caso di May ci sono voluti due mesi.

Il procedimento interno del partito conservatore, tra l'altro è abbastanza complesso. Ogni aspirante candidato alla leadership ha bisogno del sostegno di otto parlamentari per entrare in lizza. Nel primo turno di votazioni, aperte a tutti i membri del partito che siedono al Parlamento di Westminster, vengono eliminati coloro che ricevono meno di 18 preferenze; nel secondo chi ne ottiene meno di 36 e se tutti i candidati ne hanno di più di questa soglia, ad abbandonare la corsa è l'ultimo classificato.

L ascrematura continua in questo modo fino a che la sfida non si riduce a un ballottaggio tra i due candidati più supportati dai colleghi parlamentari. A questo punto vota, per posta, tutto il Conservative Party e il vincitore diventa leader di partito e Primo ministro del Regno.

Un'opzione per accelerare i tempi potrebbero essere le dimissioni formali da Primo ministro, che farebbero passare i poteri in via temporanea al suo vice, Dominic Raab. In nessun caso sono obbligatorie elezioni, anche se il Primo ministro entrante potrebbe indirle per legittimare la sua posizione. 

Tra i sostituti più accreditati ci sono gli ex ministri Jeremy Hunt e Sajid Javid, ma anche l'attuale ministra degli Esteri Liz Truss, quello della Difesa Ben Wallace e l'ex Cancelliere dello Scacchiere (il corrispondente del ministro delle Finanze)  Rishi Sunak. 

Boris Johnson, gioie e dolori

Tra i trionfi da ricordare di questi tre anni c'è la vittoria schiacciante alle elezioni del 2019 (lontano dai risultati delle ultime amministrative), dove i conservatori di Johnson avevano ottenuto 48 seggi in più rispetto a due anni prima. 

Ma il primo ministro esce da Downing Street con un bilancio incerto sulla Brexit, ancora impantanata sulla questione del protocollo nordirlandese, e soprattutto con una reputazione macchiata dagli scandali delle feste nella sede governo in pieno lockdown, dalla ostinata difesa degli alleati accusati di corruzione e dai suoi tentativi di rimanere in carica spesso maldigeriti dai suoi colleghi di partito. 

Quello di Pincher, nominato vice capogruppo dei conservatori alla Camera dei comuni nonostante Johnson già sapesse delle sue accuse per molestie sessuali, è solo l'ultimo in ordine di tempo.

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