A mezzo secolo dall'uccisione di 14 cattolici nordirlandesi da parte dell'esercito inglese, le famiglie delle vittime aspettano ancora un'azione penale contro i militari che spararono in quella maledetta "Bloody Sunday"
DERRY CITY (IRLANDA DEL NORD) - Ogni giorno, dal 1972, Kate Nash va sulla tomba del fratello William.
Era uno dei 14 uomini uccisi dai soldati britannici il 30 gennaio 1972, la maledetta "Bloody Sunday", la domenica di sangue di Derry (per gli inglesi Londonderry), in Irlanda del Nord.
"Vogliamo giustizia"
Kate, come tutte le altre famiglie delle vittime, 50 anni dopo chiede ancora che gli assassini - così li definisce - siano portati davanti alla giustizia.
"Vorrei che il governo britannico accettasse la nostra terza richiesta: l'azione penale", dice Kate, con un filo di voce.
Quella domenica cambiò la storia dell'Irlanda del Nord
Quella domenica di sangue di mezzo secolo fa ha cambiato per sempre l'Irlanda del Nord.
Da allora, migliaia di persone si sono unite all'organizzazione cattolica IRA (Irish Republican Army), trascinando l'Ulster in una vera e propria "guerra civile", durata fino alla fine degli anni '90 e conclusa - in realtà solo ufficialmente - con l'Accordo del Venerdì Santo del 10 aprile 1998.
Il governo della Repubblica d'Irlanda sostiene le famiglie delle vittime nella loro ricerca di giustizia.
"Le appoggiamo in tutto e per tutto", dichiara il premier irlandese Micheál Martin, "e non soltanto in termini di risarcimenti, ma anche per quanto riguarda la responsabilità dell'accaduto e in termini di considerazioni politiche, di gestione del passato e di giustizia".
L'omaggio alle vittime, 50 anni dopo
Migliaia di persone, domenica 30 gennaio, sono venute a Derry per ricordare le 14 vittime della "Bloody Sunday" e per mantenere viva la battaglia giudiziaria che mira a portare i soldati britannici responsabili di quella strage davanti alla giustizia, in un tribunale.
I politici locali affermano che gli inglesi sono deliberatamente impegnati in un insabbiamento di quanto accaduto.
Il parlamentare Colum Eastwoood, leader del SDLP (Partito Socialdemocratico e Laburista):
"Il governo britannico ha coperto per troppo tempo quello che è successo la domenica di sangue.
I loro soldati erano qui ad assassinare civili disarmati, persone che stavano facendo una campagna per i diritti civili, che marciavano per le loro strade... Un esercito che arriva qui da un altro paese, per sparare, sparargli nella schiena, sparargli mentre scappavano, sparargli mentre strisciavano a terra. Ormai non si può più fare niente per rimediare a tutto questo".
"La lotta per la giustizia continuerà"
L'inviato di Euronews a Derry City, Ken Murray:
"50 anni fa, 14 cattolici irlandesi innocenti sono stati uccisi qui da membri dell'esercito britannico.
Nel 2010, l'allora premier britannico David Cameron si scusò, ammettendo le responsabilità dell'esercito inglese.
Nonostante questo, però, nessuno è stato assicurato alla giustizia.
Le famiglie di coloro che sono morti hanno giurato che, nonostante le scuse, la lotta per la giustizia continuerà".