Londra e Oslo siglano un accordo "storico": una flotta combinata di 13 navi da guerra pattuglierà l’Atlantico settentrionale per contrastare i sottomarini russi e salvaguardare cavi e infrastrutture critiche, in risposta all’aumento dell’attività russa negli ultimi due anni
La Royal Navy del Regno Unito e la Royal Norwegian Navy hanno firmato a Londra un accordo che prevede pattugliamenti navali congiunti nel Nord Atlantico per "dare la caccia ai sottomarini russi e proteggere le infrastrutture critiche sottomarine". La nuova flotta combinata sarà composta da almeno 13 navi da guerra.
L’intesa è stata sottoscritta da John Healey, ministro della Difesa britannico, e da Tore O. Sandvik, omologo norvegese. Il patto decorre da un accordo da 10 miliardi di sterline firmato ad agosto, con il quale la Norvegia ha acquistato almeno cinque fregate costruite in Gran Bretagna. Queste navi, insieme a otto unità britanniche, formeranno la spina dorsale della flotta congiunta.
Inoltre, parte dell’accordo prevede che la flotta di superficie britannica possa adottare missili prodotti in Norvegia, rafforzando così la cooperazione militare e industriale tra i due Paesi.
Perché questa mossa: la minaccia ai cavi sottomarini
La decisione arriva in un contesto di crescente allarme per la vulnerabilità di infrastrutture sotterranee e sottomarine: cavi per telecomunicazioni, gasdotti e reti energetiche sono considerati obiettivi sensibili, in particolare a causa delle crescenti attività russe nel settore.
Negli ultimi mesi - e in particolare nell’Area del Mar Baltico - si sono verificati diversi casi di cavi danneggiati o tranciati, sospettati di essere frutto di sabotaggio piuttosto che incidenti accidentali.
Un rapporto del 2025 già denunciava come il Regno Unito fosse “pessimamente preparato” a respingere attacchi sottomarini o interferenze occulte ai danni di cavi e infrastrutture critiche.
La nuova flotta congiunta nasce quindi come risposta concreta a queste minacce: condividendo mezzi navali, pattugliamenti, addestramenti e tecnologie, Regno Unito e Norvegia puntano a rafforzare la deterrenza e aumentare la capacità di reazione a sabotaggi o incursioni nemiche nelle acque strategiche.
Un patto “storico” per la difesa europea
I due governi hanno definito l’accordo come “storico”: per il primo ministro britannico Keir Starmer e il primo ministro norvegese Jonas Gahr Støre, si tratta di un segnale forte di coesione tra alleati, in un contesto geopolitico sempre più instabile.
La cooperazione non si limiterà alle navi: sono previsti addestramenti congiunti (anche in condizioni artiche rigide), pattugliamenti aerei e utilizzo di mezzi navali specializzati in guerra sottomarina e anti-sabotaggio.
Molti analisti interpretano l’accordo come parte di un più ampio rafforzamento delle difese navali della Nato sul suo fianco settentrionale, soprattutto in risposta alle minacce percepite dalla Russia, che secondo fonti occidentali starebbe intensificando attività sottomarine e tentativi di interferenza sulle infrastrutture critiche.
Cavi sottomarini e minaccia di guerra ibrida
I cavi sottomarini sono la spina dorsale delle telecomunicazioni globali e delle reti energetiche, ma risultano vulnerabili ad azioni di sabotaggio e interferenze.
Negli ultimi anni la Commissione europea ha chiesto misure urgenti per rafforzarne la protezione, promuovendo cavi più resistenti, sistemi di monitoraggio e cooperazione internazionale per risposta e deterrenza.
La mossa di Regno Unito e Norvegia si inserisce in questo contesto: dimostra che, di fronte a una minaccia percepita come concreta e attiva - che combina componenti navali, subacquee, informatiche e di intelligence - gli Stati della Nato sono disposti a unire risorse e capacità per difendere infrastrutture critiche.