Oltre 10 anni a regalare una sepoltura ai cadaveri dei migranti restituiti dal mare in Tunisia e poi Marzouk trova una lettera della moglie: "Per riportare i nipotini alla mamma, sono partita anch'io". Il dramma di un pescatore alle prese con la stretta francese sui visti dai paesi del Maghreb
Oltre dieci anni a regalare una degna sepoltura ai cadaveri dei migranti restituiti dal mare e poi Marzouk si è trovato catapultato nello stesso incubo, che prova a scacciare, da volontario della Red Crescent tunisina. "Avevo dormito fuori, sotto il portico quella notte - racconta -. Al risveglio ho trovato una lettera e un messaggio di mia moglie che dicevano: Non mi resta altra soluzione, che prendere il mare".
A spingere la moglie a questa scelta estrema, i vani tentativi della figlia, emigrata illegalmente in Francia nel 2016, di ottenere il ricongiungimento con i figli di 2 e 5 anni, che aveva lasciato in Tunisia. "Per giorni mi sono trovato a vivere lo stesso orrore che provavo a combattere - racconta ancora Marzouk -. Il timore che il mare mi restituisse i loro cadaveri. Poi mi hanno fatto sapere che erano arrivati sani e salvi".
Marzouk racconta in particolare del fallimento di ogni tentativo di ottenere un visto perché la moglie e i nipotini potessero recarsi legalmente in Francia. Del 30% per i cittadini tunisini e del 50% per quelli algerini e marocchini, la riduzione dei visti, annunciata a settembre da Parigi. Una politica che secondo diverse ONG alimenta il ricorso a soluzioni disperate come quella tentata dalla moglie di Marzouk. 1.200, secondo stime ONU, le persone che nel 2021 hanno perso la vita, tentando la traversata illegale del Mediterraneo.