Cosa c'entrano la Turchia di Erdogan e la Libia di Haftar con le scaramucce tra pescherecci?

Guardia costiera italiana scorta peschereccio
Guardia costiera italiana scorta peschereccio Diritti d'autore Roberto Rubino/LaPresse
Diritti d'autore Roberto Rubino/LaPresse
Di Cecilia Cacciotto
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L'analisi del generale Leonardo Tricarico guarda oltre il Mare Nostrum e indica una via per rifondare la missione della #Nato (a suo dire diventata ormai strabica)

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Gli attacchi contro pescherecci italiani devono preoccupare?

Gli ultimi episodi che hanno coinvolto due imbarcazioni della flotta di Mazara del Vallo, in Sicilia, fanno riaccendere i riflettori sul Mare Nostrum e sui confini mediterranei che, secondo molti, bisognerebbe sorvegliare in modo diverso.

Gli ultimi fatti sono presto detti.

Cosa è successo ai pescherecci italiani nell'ultima settimana

Due pescherecci della flotta di Mazara del Vallo sono stati vittime di aggressioni: la settimana scorsa, il 6 maggio, l'imbarcazione Aliseo è stata presa di mira dalla Guardia costiera libica e il suo comandante è rimasto ferito dai vetri andati in frantumi sotto i tiri libici, martedì invece, lo scorso 11 maggio, il 'San Giorgio I' pescava in acque internazionali al largo di Cipro, tra Turchia e Siria, quando è stato circondato da pescherecci turchi che hanno lanciato sassi contro e l'hanno speronato. È intervenuta la Marina militare italiana e la stessa Guardia costiera turca.

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Cartina di Euronewseuronews

La flotta di Mazara del Vallo è una delle meglio attrezzate per la pesca d'altura nel Mediterraneo, in grado di raggiungere tutte quelle zone del bacino, in acque internazionali, rinomate per la ricchezza di alcune specie, le zone antistanti le acque libiche ad esempio sono ricche del gambero rosso.

I conflitti tra flotte rivali non sono nuovi, così come non sono nuovi i tentativi di spostare in maniera unilaterale e forse arbitraria i limiti delle acque territoriali, vedi il caso ultimo della Libia.

Resta legittima la vigilanza militare su un preteso diritto di pesca e su una pretesa zona di pesca?

Su questo punto il generale Leonardo Tricarico ricorda che:

"Le scaramucce con i libici rientrano nel quadro più ampio della guerra del pesce, e ci sono certe zone del Mediterraneo che i libici vorrebbero di esclusiva propria competenza. In realtà si tratta di una questione di diritto internazionale che dovrebbe essere risolta una volta per tutte dagli organismi competenti, in questo caso dall'Agenzia marittima internazionale (Imo), agenzia Onu, che ha il compito di garantire la sicurezza della navigazione e la cooperazione tra i Paesi membri. Probabilmente la questione non è in agenda".

Acque territoriali o acque internazionali? Del problema dovrebbe occuparsi l'Agenzia marittima internazionale, ma probabilmente la questione non è in agenda
Leonardo Tricarico

Ci potrebbe essere dell'altro nell'attacco a colpi di mitraglietta da parte della Guardia costiera libica?

"Se proprio proprio vogliamo cercare una spiegazione altra, potrebbe, ma sottolineo il condizionale, potrebbe trattarsi di una mossa del generale Khalifa Haftar per riposizionarsi. Ma è ovviamente tutto da dimostrare. Per quanto riguarda la Turchia, la questione è più seria, non c'è niente che si muova in area turca che Erdoğan non voglia, viste le sue aspirazioni".

Che Ankara aspiri a un ruolo di peso nel Mediterraneo è un fatto, così come è un dato di fatto che Recep Tayyip Erdoğan sia il leader che ha la più forte influenza oggi su Tripoli.

Sicuramente l'episodio che ha coinvolto il peschereccio italiano al largo di Cipro rientra in una logica più banale, scatenata da un ragionamento muscolare.

Anche questi incidenti sono in realtà un'occasione per riflettere sul ruolo della Nato e sulla sua missione, che è da rifondare
Leonardo Tricarico

Ma anche questi incidenti, forse marginali se guardati con lenti geostrategiche, dovrebbero indurre a ripensamenti e ricollocazioni di energie, mezzi e intenzioni, secondo Tricarico che punta il dito in direzione dell'Alleanza atlantica:

"Anche questi incidenti sono in realtà un'occasione per riflettere sul ruolo della Nato e sulla sua missione, che è da rifondare. Anche in virtù della 'guida' statunitense dell'Alleanza, questa missione segue ancora una logica da guerra fredda e si rivolge contro l'Est. Tutte le esercitazioni sono rivolte in questa direzione, prendendo di mira la Russia di Vladimir Putin. Ora non dico che Putin sia da sottovalutare, mi pare però un atteggiamento ridicolo".

Se l'Alleanza rivolgesse mezzi, attenzione verso il lato meridionale del Mediterraneo, ne avremmo tutti maggiori benefici.

"La zona del Sahel è un'area altamente critica con i francesi impegnati in prima linea. Ma non è la sola zona. Basta dare uno sguardo all'attualità di questi giorni, con la polveriera mediorientale che è tornata a esplodere, per non parlare di Siria, Iraq e Yemen. Rivedere la missione della Nato porterebbe tra l'altro a un uso della forza più regolamentato: quello che voglio dire è che oggi assistiamo al confronto di forze che alla fine si equivalgono sul campo, una parità che alla fine porta a sfogarsi contro la popolazione. E questo è uno scandalo di cui ci si deve occupare. Se la Nato rivestisse un ruolo più importante in queste zone, si tornerebbe anche a un uso regolamentato della forza".

Senza parlare di un controllo più efficace per combattere la tratta degli esseri umani.

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