Perché sia Londra che Bruxelles cercano di raggiungere un accordo a ogni costo. I negoziatori discutono sodo tra alti e bassi. Difficile l'intesa su pesca e confine irlandese
E' corsa contro il tempo per raggiungere un'intesa commerciale tra Regno Unito e Unione europea quando la Brexit sarà fatto compiuto il 31 dicembre, tra nemmeno 40 giorni.
La divisione resta profonda, ma le controparti non vogliono gettare la spugna, provocando una frattura nel Canale della Manica e in Irlanda, dalle consenguenze, si teme, disastrose per tutti.
Le questioni divergenti sono ormai circoscritte a dettagli che potrebbero far saltare il tavolo. Il premier britannico, Boris Johnson, ha infatti dichiarato: "Le nostre posizioni sulla pesca non sono cambiate. Potremo fare progressi solo se l'Unione europea accetta che noi possiamo controllare l'accesso alle nostre acque. È importante sottolinearlo, a questo punto dei negoziati."
È essenziale raggiungere un accordo anche per Bruxelles. Se infatti il Regno Unito dovesse uscire senza intese, verrebbe messa a dura prova anche la coesione dei Ventisette, così difficilmente raggiunta nei giorni successivi al referendum di quattro anni fa.
Alcuni Stati membri dell'Ue potrebbero tentare di trovare un accordo separato con i britannici, senza passare da Bruxelles.
La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha detto di fronte all'emiciclo dell'europarlamento: "Per l'Europa, le questioni cruciali sono l'equità tra le controparti, le regole e la pesca. E nel poco tempo che ci resta cercheremo di raggiungere un accordo. Siamo pronti a essere creativi, ma non vogliamo mettere in pericolo l'integrità del mercato unico".
Ma dalla linea del fronte negoziale arrivano notizie contradditorie. Il capo della delegazione di Bruxelles, Michel Barnier, avrebbe detto alla controparte britannica, David Frost, di essere pronto a ritirarsi dalle discussioni, se entro 48 ore Londra non dovesse cambiare il suo atteggiamento.