Nagorno - Karabakh, i civili tra le bombe e il rischio Covid

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Di Marta Brambilla
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Non si fermano i combattimenti tra azeri e armeni per la contesa del controllo sulla regione separatista del Nagorno-Karabakh

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E' un rimpallo di accuse.

L'Azerbaigian accusa l'Armenia di aver compiuto un attacco missilistico su una cittadina della regione di Barda e di aver ucciso 4 civili tra i quali un bambino. Il governo di erevan respinge le accuse.

Non si arrestano i combattimenti tra le forze armene e quelle azere nella regione separatista del Nagorno Karabakh, nonostante l'ennesimo cessate il fuoco mediato, questa volta, dagli Stati Uniti, entrato in vigore solo due giorni fa e totalmente disatteso. I civili continuano ad essere le vittime sacrificali di entrambe le parti, che si accusano reciprocamente di attacchi mortali.

Dal 27 settembre, quando si sono riaccesi i combattimenti nel Caucaso tra azeri e armeni i morti sono svariate centinaia da entrambe le parti

Nei rifugi antibombardamento le condizioni igienico sanitarie sono precarie: non c'è possibilità di distanziamento sociale, il ricambio d'aria è praticamente inesistente e non ci sono mascherine.

Ecco perchè chi riesce a salvarsi dalle bombe, potrebbe invece non farla franca col Covid. I rifugi sotterranei arrivano ad ospitare fino a 20 persone, con materassi buttati a terra e un solo lieve strato di cartone come riparo dall'umidità. Le autorità sanitarie hanno stabilito che i tamponi per il coronavirus possano essere effettuati a domicilio nei casi in cui raggiungere gli ospedali risulti troppo complicato per chi ne ha bisogno, specie gli anziani.

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