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L'arte salverà il mondo

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Diritti d'autore Euronews
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Di Luca Palamara
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Nel quartiere popolare della Sanità, nel centro di Napoli, noto più per gli alti tassi di criminalità e povertà che per il suo fermento culturale. Qui, in una chiesa abbandonata, Jago ha deciso di fare arte e ci ci racconta la sua visione della funzione dell’arte nel nostro tempo

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Fare arte significa sfidare le convenzioni, ma quello che Jago, scultore di fama internazionale, fa può essere considerato rivoluzionario.

Ci troviamo nel quartiere popolare della Sanità, nel centro di Napoli, noto più per gli alti tassi di criminalità e povertà che per il suo fermento culturale. Qui, in una chiesa abbandonata, Jago ha deciso di fare arte e ci racconta la sua visione della funzione dell’arte nel nostro tempo:

“Mettere l’opera del ‘Figlio Velato’ all’interno della Sanità vuol dire mettere la raccolta differenziata. Questo è più scultura della scultura stessa. Cambiare le dinamiche sociali: questa è la forza dell’arte ed è quello che rende anche possibile il mantenimento in vita di alcuni luoghi. L’opera d’arte ha questa capacità: rende sacre le cose, rende sacri i luoghi.”

Il silenzio della chiesa è interrotto dalla curiosità di chi vive fuori: questa interazione genera l’opera d’arte, che poi esce dalle mura per divenire simbolo di rinascita. Per Jago, l’arte deve uscire fuori, nelle strade e nelle piazze, deve sfidare le persone con la sua bellezza, costruire nuove dinamiche e generare nuovi pensieri:

“Puoi mettere le tue opere dentro un museo e lì si dà per scontato che siano opere d’arte, ma se io voglio veramente valutare il valore della mia opera è dove non andrebbe nessuno che la devo andare a piazzare, perché se ho la capacità di portare lì delle persone, allora ho la capacità di cambiare le dinamiche sociali. Questo è fare scultura, questo è fare arte.”

La chiesa abbandonata dove Jago produce arte non ha, quindi, perso la sua funzione sociale e spirituale. Adesso è un luogo dove l’arte viene creata e offerta agli abitanti del quartiere. La stessa funzione svolta dalla riscoperta dei tesori nascosti nel sottosuolo.

Arte e cultura in questo quartiere difficile possono anche essere opportunità di lavoro per i giovani che ci vivono. Alcuni di questi hanno ottenuto dalla Chiesa la gestione delle Catacombe di San Gennaro e, con l’aiuto di investitori privati, hanno dato nuova vita a 12.000 metri quadri nel sottosuolo. La cooperativa ‘La Paranza’ è riuscita in pochissimo tempo a rivitalizzare un luogo storico e culturalmente rilevante come la Catacombe di San Gennaro, attraverso il restauro di affreschi, mosaici e ambienti del sottosuolo, nuova pavimentazione e illuminazione, un sistema preciso e professionale di guide e accoglienza da far invidia ai più rinomati musei d’Europa, come ci racconta uno dei fondatori della cooperativa, Enzo Porzio:

“Dal 2008 si è iniziato a tracciare un segno che continua a crescere. Eravamo 5 pazzi volontari all’inizio; oggi siamo 40 giovani regolarmente stipendiati, che riescono a vivere di questo, di arte, di cultura, di bellezza.”

Da 5.000 a 160.000 visitatori all’anno: questo è ciò che i giovani della Sanità sono riusciti a fare con arte e bellezza.

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