75 anni fa la capitolazione della Germania nazista e la fine della guerra: le testimonianze dei veterani
75 anni fa si festeggiava per le strade, sulle macerie lasciate dal conflitto mondiale, la resa incondizionata delle forze armate della Germania nazista dopo 5 anni e 8 mesi di follia bellica. Mentre la notizia della fine delle ostilità si diffondeva, le piazze di Parigi, Londra, New York, Mosca e di tanti altri Paesi ritornavano alla vita: per strada ci si abbracciava e si ballava in quella che, da allora, è stata chiamata la Giornata della Vittoria.
Ken Hay combatteva in Normandia quando venne catturato e portato in Polonia. Fu salvato qualche giorno prima della fine della guerra e si riunì a suo fratello: "Quando ho sentito dei passi, ricordo di essermi girato: c'era mio fratello che correva lungo la strada per tornare a casa, ci aveva visti lì davanti, ci siamo buttati l'uno nelle braccia dell'altro - racconta Hay - l'ultima volta che l'avevo visto era in un campo in Normandia, quando sono stato catturato, e lui è tornato. Non sapevo che fosse tornato. È sempre stato il mio eroe. Credo che abbiamo pianto".
Confinati a causa di Covid 19, quest'anno i veterani condividono i loro ricordi senza potersi incontrare.
Mervyn Kersh rammenta di aver ricevuto l'ordine di rientrare in Inghilterra per il dispiegamento in Giappone dopo la liberazione del campo di concentramento di Bergen-Belsen. Arrivato a Londra, la festa era già finita.
Mervyn Kersh scherza sul fatto di non aver saputo che a celebrazioni finite che anche il conflitto era terminato: "Ero sul treno su cui viaggiavo da 30 ore, dormivo la maggior parte del tempo perché c'era poca luce e niente da fare. Sono sceso a Bruges e si percepiva l'eccitazione per la fine della guerra il giorno prima. Io non ne sapevo nulla, devo essere stato l'ultimo in Europa a sapere che la guerra era finita".
In Russia e nelle sue ex repubbliche il Giorno della Vittoria si celebra il 9 maggio. La novantaseienne Valentina Efremova ha prestato servizio come infermiera durante il conflitto e ora vive nella città siberiana di Yakutsk. Aveva diciassette anni quando i nazisti attaccarono l'Unione Sovietica. "All'inizio era davvero difficile abituarsi - ricorca Efremova - in fondo ero solo una ragazza. Non avevo mai avuto a che fare con la medicina, per non parlare dell'orrore di vedere uomini mutilati, giovani e anziani".
Si stima che in guerra siano morte tra 70 e 85 milioni di persone. È stato il conflitto più sanguinoso della storia dell'umanità, con la terribile parentesi sul fronte del Pacifico tra americani e giapponesi, che hanno continuato a fronteggiarsi fino al 15 agosto.