Violenza di genere in Russia: manca legge per proteggere donne, il coronavirus aggrava la situazione

Violenza di genere in Russia: manca legge per proteggere donne, il coronavirus aggrava la situazione
Diritti d'autore Pavel Golovkin/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved
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Di Naira Davlashyan
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Per dire: in Russia non esistono statistiche affidabili sulla violenza domestica, poiché il termine stesso non è definito dalla legge.

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Con la diffusione della misure di quarantena, che ormai riguardano la metà della popolazione mondiale (3.9 miliardi di persone costrette a casa), in molti Paesi c'è stato un aumento dei casi di violenza domestica. Donne, bambini e anziani le vittime più vulnerabili: l'allarme è stato lanciato anche da Dubravka Simonovic, relatore speciale per la violenza contro le donne delle Nazioni Unite.

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Nella sola Francia, da metà marzo, il numero di casi di violenza domestica è aumentato del 30%. 

Ma è la situazione in Russia a preoccupare particolarmente a causa di un vuoto legislativo che espone i soggetti più fragili a rischi maggiori. Qui c'è addirittura un detto, “se ti picchia, vuol dire che ti ama”.

"Non abbiamo un sistema di risposta efficace, quindi le donne in Russia sono molto più vulnerabili alla violenza domestica durante un'epidemia rispetto ad altri paesi", indica a Euronews Marina Pisklakova-Parker, attivista conosciuta internazionalmente e direttrice del Centro di prevenzione della violenza "Anna"

Oksana Viktorovna Pouchkina, vicepresidente del comitato della Duma per la famiglia, le donne e i bambini, ha dichiarato che i responsabili del progetto di legge sulla prevenzione della violenza domestica hanno già iniziato a ricevere più denunce da donne e persone anziane, ogni giorno. Per esempio, "una casa anti-violenza nel distretto di Ruzsky è già piena", ha affermato.

Al momento della stesura di questo articolo, in Russia sono stati registrati circa 4mila casi di infezione da coronavirus, 34 i decessi. 

Il presidente Vladimir Putin ha prolungato fino a fine aprile l'astensione retribuita e ha invitato i russi a stare a casa. Da lunedì, il sindaco di Mosca Sergei Sobyanin ha imposto una severa quarantena nella capitale. Più di 30 regioni russe hanno seguito il suo esempio ma la diffusione del virus non è omogenea, e per questo Putin ha dato ai governatori delle regioni carta bianca, per determinare caso per caso l'insieme delle misure concrete da attuare.

"L'aumento della violenza contro le donne è una minaccia molto grave durante questo blocco. La violenza domestica si base originariamente sul fatto che l'aggressore cerca di isolare la vittima, e qui la situazione stessa fa sì che che la vittima sia costantemente sotto il controllo del suo aggressore", aggiunge Pisklakova-Parker.

Anche in Russia non si può uscire se non assolutamente necessario, come andare dal medico o a fare la spesa. I trasgressori sono puniti con multe fino a 40 mila rubli (quasi 500euro). 

Secondo gli attivisti per i diritti umani, in questa situazione, chi subisce violenza domestica si trova senza strumenti di autodifesa. "Prima si poteva uscire e correre via in strada, da amici o vicini, ma non è più così, tutto è peggiorato", spiega Anna Rivina, a capo di un centro contro la violenza di genere a Mosca. "Siamo di fronte a due diritti fondamentali: quello di non ammalarsi e contagiare il prossimo, e quello a non morire di violenza domestica ".

Il vuoto legislativo russo

In Russia non esistono statistiche affidabili sulla violenza domestica, poiché il termine stesso non è definito dalla legge. Secondo il Servizio statale federale, Rosstat, nel 2016 49.765 donne sono state vittime di violenza domestica. Ufficialmente, nel solo 2014, 9.600 donne sono morte nel paese, circa 12mila sono state gravemente ferite. 

La maggior parte di questi crimini sono stati commessi da familiari o amici. Secondo gli esperti, queste cifre sono solamente la punta dell'iceberg dal momento che solo i casi che raggiungono il tribunale, ovvero meno del 3%, sono contabilizzati. 

Un emendamento al codice penale del 2017 ha depenalizzato le percosse e altri "atti violenti" contro i propri cari se l'atto di aggressione non ha causato danni alla salute. Nel 2019, un gruppo di legislatori ha iniziato a lavorare su una nuova norma per proteggere donne e bambini dalla violenza domestica, ma in circostanze di forza maggiore come la quarantena, i difensori dei diritti umani insistono su misure urgenti.

"Lo stato può sicuramente adottare alcune misure. La vera domanda è se c'è la volontà politica, perché non capiamo ancora che la violenza domestica è un crimine grave", sottolinea Pisklakova-Parker. "Ad esempio, gli hotel ora sono vuoti, vi si potrebbero installare centri di rifugio temporanei per donne e bambini".

"Non possiamo fare miracoli"

Anche la maggior parte dei centri di ascolto e soccorso per le vittime di violenza domestica sono stati chiusi a causa della quarantena, Pisklakova-Parker ritiene che, anche in isolamento, parenti e vicini possano svolgere comunque un ruolo fondamentale nel salvare la vittima.

"Esorto parenti, vicini e conoscenti, quando possibile, a rimanere in contatto con quelle donne che sanno essere più vulnerabili, di modo da permettere loro di fuggire in situazione di pericolo". "In Russia è molto difficile trovare un sistema efficace di lotta alla violenza domestica e di genere, lo Stato non lo ha previsto".

Per fornire assistenza più efficace, molte ONG hanno iniziato a chattare con le vittime tramite le app di messaggistica istantanea. 

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"Ora è molto più difficile chiamare e raccontare a voce quanto successo, ma possiamo scrivere attraverso tutti i social network, o via email. Non possiamo fare miracoli, ma possiamo almeno provare a far sentire meno sola la vittima di violenze domestiche", conclude Rivina.

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