Coronavirus, mappa e storie dai centri di quarantena europei

Coronavirus, mappa e storie dai centri di quarantena europei
Diritti d'autore Gli italiani evacuati da Wuhan arrivano in bus a Roma il 5 febbraio - Andrew Medichini, APAndrew Medichini
Diritti d'autore Gli italiani evacuati da Wuhan arrivano in bus a Roma il 5 febbraio - Andrew Medichini, AP
Di Alasdair SandfordNaira Davlashyan
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In Ungheria, ci dice un uomo in quarantena, tutto è usa e getta, piatti e stoviglie finiscono direttamente nella spazzatura dopo l'utilizzo.

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Mentre cresce il numero dei casi confermati e dei decessi per coronavirus nel mondo, in tutta Europa i cittadini comunitari rimpatriati da Wuhan e dalla provicinia di Hubei sono rinchiusi in centri di quarantena per evitare un'ulteriore diffusione del contagio tra la popolazione.

Dalla Polonia alla Spagna, senza dimenticare il centro della Cecchignola nel sud della Capitale, centinaia di persone stanno trascorrendo almeno due settimane senza alcun contatto - se non virtuale - con il mondo esterno.

A Roma, prima della scoperta del caso di coronavirus (un ricercatore 29enne che era andato a Wuhan a trovare la fidanzata), Michel Talignani uno degli italiani rimpatriati dalla Cina, raccontava che tra gli "internati" è scattata anche la partita a calcetto, mascherine indosso. L'idea era quella di organizzare un match Interforze vs Appestati, ma forse dopo il caso accertato di contagio tutto è saltato.

Regno Unito

Nel Regno Unito, dove le autorità britanniche hanno confermato un quarto caso di coronavirus (tutti in Inghilterra), la maggior parte dei cittadini rimpatriati da Wuhan è in quarantena all'Arrowe Park Hospital vicino al villaggio di Upton, Wirral, una penisola di fronte alla città di Liverpool. Un altro gruppo dovrebbe essere portato presso una struttura sanitaria di Milton Keynes, tra Londra e Birmingham.

Nella struttura c'è un cortile recintato dove i 93 ospiti possono passeggiare e prendere un po' di aria fresca. Il menu prevede i grandi classici della cucina di sua Maestà: uova, bacon, salsicce e fagioli in scatola. Non mancano nelle camere Playstation, Xbox e giocattoli per i bambini.

Francia

Nessuno dei 180 francesi messi in quarantena a Carry-le-Rouet è risultato positivo al coronavirus, al ritorno dalla Cina. Si tratta di una località balneare mediterranea non lontano da Marsiglia; i suoi residenti sono sottoposti a rigidi controlli. Single e coppie con bambini sono invece a Aix-en-Provence, in una scuola di addestramento per vigili del fuoco.

Germania

L'unico centro di quarantena in Germania si trova a Germersheim sul Reno, a nord di Karlsruhe.

Ann-Sophie Muxfeldt, studentessa, si trovava a Wuhan per uno scambio di un anno nell'ambito del corso di informatica all'Università di Rostock. In mancanza di cose da fare, dice, "le giornate ruotano intorno ai pasti". 

"Mi sto riabituando nuovamente al cibo tedesco, completamente diverso da quello cinese", indica a Euronews. "Oggi abbiamo mangiato tortellini alla crema - avrei potuto fare a meno della salsa alla crema - ieri c'erano lasagne di verdure con formaggio denso e salsa alla crema. La zuppa di zucca di ieri sera era davvero gustosa...ma non ci si può aspettare un menù a cinque stelle".

"Naturalmente sarebbe meglio non essere in quarantena, è ovvio", aggiunge Ann-Sophie. "Ma in fondo sono solo due settimane, va bene così". Passa le sue giornate passeggiando e lavorando sulla sua tesi di laurea. I bambini hanno una stanza giochi dedicata. Ci si incontra in orario dei pasti e nei corridoi, ma altrimenti "la maggior parte delle persone sta in camera propria". La temperatura viene presa due volte al giorno e "nel fine settimana ci viene fatto un tampone salivare".

Spagna

Pedro Morilla nel centro di quarantena di Madrid - Cortesia, Pedro Morilla

Venti degli spagnoli rimpatriati da Wuhan sono tenuti all'ospedale militare Gomez Ulla di Madrid. Sei tedeschi in vacanza in Spagna si trovano ora confinati nell'ospedale de La Gomera, nelle isole Canarie. Uno di loro ha contratto il coronavirus da un collega tedesco appena tornato dalla Cina. 

"I giorni passano tranquilli. Ci incontriamo, non abbiamo restrizioni", dice Pedro Morilla, allenatore di calcio piantonato nella struttura di Madrid. "Abbiamo due sale comuni per vederci dove giochiamo a carte, domino e scacchi. Abbiamo anche organizzato un torneo di scacchi. Ci alziamo alle 8:45 circa, poi facciamo colazione, sport, leggiamo i giornali, prendiamo un caffè nella sala comune e chiacchieriamo con i nostri colleghi. Guardiamo le partite di calcio, leggiamo... tutto ciò che serve per rendere la giornata divertente e trascorrere le ore con leggerezza".

La parte migliore della giornata? "Senza dubbio, il momento delle visite delle nostre famiglie. Ci aiutano a recuperare le forze e a far passare le ore più velocemente", conclude il coach.

Ungheria

Qui sono sette le persone rimpatriate da Wuhan grazie all'aiuto del governo francese, sullo stesso volo. Da Parigi, quindi, le autorità militari magiare le hanno trasferite a Budapest dove si trovano all'ospedale di Pest Sud, Dél-pesti Centrumkórház, in un edificio separato rispetto al resto del nosocomio.

Szerzői jogok

"Molti non pensano che veniamo dalla Cina, dove c'è un fuso orario completamente diverso, e non tutti si sono adattati all'orario ungherese", ci dice uno di loro che preferisce restare anonimo. "Quindi a volte ci alziamo alle 3.30 del mattino per il jet lag".

"Il cibo", aggiunge, "mi fa ritornare in mente quello della mensa delle elementari, ma è buono. Vengono ogni giorno per disinfettare la camera e monitorarci. Tutto è usa e getta, piatti e stoviglie finiscono direttamente nella spazzatura dopo l'utilizzo". Si può uscire in corridoio, ma lo spazio è limitato. "Praticamente restiamo nella nostra stanza. Alcuni lavorano, altri fanno yoga, altri ancora ascoltano musica, giocano, guardano film. Giochiamo a scacchi o a carte, ci siamo fatti la scacchiera da soli".

"Abbiamo un gruppo Whatsapp con il resto degli internati, in quarantena, dove condividiamo informazioni che ci arrivano anche da Wuhan, dove abbiamo lasciato molti conoscenti".

"La parte peggiore è la noia, soprattutto a livello psicologico. In molti là fuori dicono che abbiamo portato a casa il virus: è una cosa stupida, se lo avessimo contratto, saremmo rimasti lì. A Wuhan ho vissuto in isolamento volontario per 10 giorni, quindi nel complesso sarò isolato dal mondo per circa un mese, alla fine di questa vicenda. Nessuno di noi ha febbre, tosse, stiamo tutti bene. I test sono tutti negativi. Stiamo facendo la storia, qui in Ungheria: si tratta della prima quarantena ufficiale".

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