Urne aperte in Algeria, con il dubbio affluenza

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Di euronews
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La vecchia classe dirigente è sempre in pista e la fine dell'era Bouteflika sembra una farsa

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Urne aperte in Algeria, dove oggi si vota per le presidenziali. 26 milioni di aventi diritto al voto sono chiamati a scegliere il nuovo Capo di Stato, otto mesi dopo le dimissioni di Abdelaziz Bouteflika. Il grande punto interrogativo di giornata è l'affluenza. Si prevede, infatti, un alto tasso di astensionismo in queste elezioni, segnate dalle proteste del movimento Hirak. Un movimento che invade le strade del Paese nordafricano da febbraio.

Non calmeranno di certo gli animi queste elezioni. Le contestazioni non cessano perchè tutti i candidati alla presidenza facevano parte della nomenclatura di Bouteflika, cioè l'ottuagenario presidente che dopo 20 anni di potere è stato destituito diversi mesi fa dal generale Ahmed Gaid Salah, l'uomo forte che ha voluto andare incontro alle proteste popolari.

La sete di riforme e di rinnovamento della classe al potere

Gli algerini chiedono non solo riforme ma anche un rinnovamento reale dell'establishment politico che queste elezioni non potranno assicurare. C'è anzi la volontà di boicottare il voto come avvenuto mercoledì davanti al consolato algerino di Parigi. Circa 150 dimostranti hanno cantato e issato scritte per esortare i loro connazionali, che si recavano alle urne, a non votare poiché considerano una farsa questa consultazione.

I gattopardi del nord Africa

Quello che doveva essere il primo passo verso una nuova stagione politica con una radicale trasformazione hanno finito per inasprire gli animi. E non basta. Principali forze di opposizione e padroni della strada nei primi anni '90 in Algeria, gli islamisti hanno integrato il gioco politico del "sistema" ma sono stati anche loro emarginati all'interno del movimento di protesta popolare che probabilmente nutre finalmente ambizioni di emancipazione che vanno anche al di là delle costrizioni legate alla religione.

Quale scenario interno?

Chi sarà eletto dopo il primo turno di giovedì e una potenziale risoluzione alla fine di questo mese dovrà affrontare una serie di decisioni difficili, con un calo delle entrate energetiche che porterà a una riduzione prevista del 9% della spesa pubblica per il prossimo anno.

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